Il multiverso della follia. Ma non è che il Teramo in Serie A non avrebbe avuto problemi d'iscrizione? Adesso la palla passa alla Covisoc, mentre il paradosso dell'indice di liquidità spaventa le big

24.06.2022 00:00 di  Luca Bargellini  Twitter:    vedi letture
Il multiverso della follia. Ma non è che il Teramo in Serie A non avrebbe avuto problemi d'iscrizione? Adesso la palla passa alla Covisoc, mentre il paradosso dell'indice di liquidità spaventa le big

La situazione attuale del calcio in Italia credo si associ molto bene al titolo di uno dei film già gettonati dell’ultimo periodo: “Il Multiverso della Follia”. Questo perché non esiste una realtà che vada bene per tutti, un gioco con le medesime regole ad ogni livello.

Siamo all’indomani della deadline per le iscrizioni ai vari campionati e in Serie C, come al solito, abbiamo vissuto ore di trepidante attesa per capire quante e quali delle 60 società aventi diritto avrebbero mancato il colpo. Ad oggi, però, nessuna di queste ha fallito tale appuntamento. Anche Messina, Teramo e Triestina, le più chiacchierate (anche dal sottoscritto) ci sono riuscite. Tutto tranquillo dunque? Voltiamo pagina e ci concentriamo solo sul mercato e la prossima stagione? No. Ovviamente. Perché un conto è chiedere l’iscrizione ad una manifestazione sportiva, un altro è che questa venga accettata. E l’attenzione, ecco, che ricade sulle tre di cui parlavamo prima. Con particolare attenzione al Teramo che nonostante l’intervento in extremis dell’ex patron Franco Iachini non sarebbe riuscito a sistemare l’indice di liquidità. I dubbi rimangono anche sulle altre due, ma in forma al momento più lieve. Adesso la palla passa alla Covisoc che ha il compito di controllare tutta la documentazione e accendere la luce verde per ognuna delle società in questione. Sempre col pensiero fisso che accada un nuovo Catania, ovvero una società che adempie regolarmente all’iscrizione salvo poi, di fatto, finire i soldi proprio in quel momento.



Vi chiederete perché prima ho parlato di un ‘Multiverso’ quando siamo, come di consueto, a parlare di Serie C. La citazione viene naturale se allarghiamo l’orizzonte rimanendo comunque a parlare del tema iscrizioni. Come giustamente ha fatto notare nelle score ore il presidente Francesco Ghirelli: “12 milioni di euro contro 4 milioni e 300.000. La prima è la somma versata dai presidenti nelle società di Serie C per ricapitalizzarle e adeguarle ad un indice di liquidità fissato allo 0,7% (che vale anche per la serie B). La seconda, pari a circa un terzo della prima, è la somma versata nelle casse delle società di serie A per affrontare il prossimo campionato con un indice pari allo 0,5%. A parte l’evidente sproporzione, è chiaro che un calcio, come quello italiano, che matura ogni anno lo spaventoso deficit di un miliardo e trecento milioni di euro e che rifiuta di adeguarsi anche ad un indice di appena lo 0.5% è un calcio lontano da quegli obiettivi di risanamento e di sostenibilità che costituiscono un presupposto imprescindibile per il suo rilancio”.

Tradotto: ma non è che se il Teramo, dato che il punto focale per il club biancorosso è proprio l’indice di liquidità, fosse stato in Serie A (quindi con la medesima brutta situazione in termini di proprietà ma con incassi maggiori) sarebbe tranquillamente iscritto alla prossima stagione? E com’è possibile che società che riescono ad investire 40, 50, 60, 70 milioni di euro sul mercato non riescano ad affrontare tali norme, arrivando a ricorrere alla Giustizia Sportiva per bloccarle e rimandarle nel tempo com’è stato fatto dalle big della Serie A?

Domande che sinceramente lasciano di stucco non solo il sottoscritto, m probabilmente anche tanti di voi. La realtà del sistema in essere nel nostro bel paese, purtroppo, è questa. Così, fra qualche giorno ci troveremo a dare ampio spazio alle possibili escluse dalla Serie C, etichettando la terza serie come l’unica malata, quando invece, come sempre, il pesce puzza dalla testa. Ma guai a dirlo, sarebbe peccato di lesa maestà.