L'ennesima cronaca di una morte annunciata: fra troppo amore, imprenditoria locale lontana e personaggi improbabili. Sarebbe stato meglio staccare la spina a dicembre

13.04.2022 00:22 di Tommaso Maschio   vedi letture
L'ennesima cronaca di una morte annunciata: fra troppo amore, imprenditoria locale lontana e personaggi improbabili. Sarebbe stato meglio staccare la spina a dicembre
TMW/TuttoC.com

In Cronaca di una morte annunciata, se vi capita leggetelo perchè è un capolavoro, quel genio di scrittore che risponde al nome di Gabriel Garcia Marquez narra, in forma pseudo-giornalistica e non lineare, la storia dell'assassinio di Santiago Nasar da parte dei gemelli Vicario, che lo puniscono per aver aver tolto l'onore ad Ángela.

 

Qui invece si racconta la morte, anch'essa ampiamente annunciata, del Catania che si materializzata in un sabato di primavera con la squadra che stava preparandosi a scendere in campo contro il Latina per quella che sarebbe dovuta essere la sua terzultima gara nella stagione regolare. E invece prima il Tribunale etneo e poi la FIGC hanno gettato in una disperazione, attesa certamente, ma non per questo meno dolorosa, la squadra, l'allenatore e la città tutta con i tifosi che si sono stretti immediatamente attorno ai chi in questi mesi difficili ha dato speranza e fatto sognare la piazza allontanando le nubi che sempre più si ammassavano sopra un club che fin da inizio stagione, nonostante l'iscrizione, appariva camminare sul filo del rasoio con la situazione che precipitava sempre più specialmente dopo la fuga di quel Joe Tacopina, poi approdato alla SPAL in Serie B, che poteva rappresentare l'unica speranza di dare un futuro al club etneo.

La classe impreditoriale cittadina, come sottolineato anche dal sindaco Pogliese, si è infatti sempre tenuta alla larga di un Catania che aveva accumulato negli anni debiti su debiti fino a finire schiacciato da essi nonostante i mille tantativi, forse anche troppi, che il Tribunale ha tentato per tenere in piedi una società che appariva col passare del tempo sempre più una <i>morte che camminava</i>. Un eccesso d'amore da parte di un ente che doveva essere terzo e che invece ha agito da tifoso, come sottolineanto anche dal direttore nel suo editoriale, arrivando anche a chiedere l'impossibile ovvero quel "contributo economico straordinario" che non si sapeva non sarebbe mai stato accettato dalla Lega Pro, anche per non creare un precedente molto pericoloso. Senza dimenticare poi Benedetto Mancini.

Colui che prima non ha presentato, per non meglio precisati problemi tecnici, un'offerta all'asta fallimentate per poi vincere la seconda, ma non riuscire a trovare i soldi necessari per chiudere il rogito: prima cercando di affidarsi a una banca estera che però non era propriamente affidabile (anche se il diretto interessato ha smentito la fideiussione bulgara), poi portando dal notaio – in ritardo di un giorno – un assegno circolare da 200mila euro che però non copriva il totale di 375mila euro e infine annunciando ricorsi dopo che il Tribunale aveva dichiarata decaduta la sua offerta vista la perdurante assenza dell'imprenditore agli appuntamenti per chiudere il rogito. Infine l'annuncio di un possibile ricorso di cui poi non si è più saputo nulla. Tutto come purtroppo previsto e scritto su queste pagine in cui si è avvertito a più riprese e a più firme che era difficile fidarsi di chi, nel migliore dei casi, non è stato mai troppo fortunato quando si è approcciato al calcio.

E ora, neanche troppo col senno di poi, è chiaro che non si sarebbe dovuti arrivare fino a inizio aprile, a tre giornate dalla fine del campionato, per mettere fine a una storia che si sapeva già come sarebbe finita. E anche se ai catanesi forse non farà piacere sentirlo dire, decretare la fine del club a dicembre sarebbe stata probabilmente la scelta più giusta. Anche per un campionato di Serie C che, comunque la si voglia vedere, è parzialmente falsato dall'aver voluto trascinare fino all'ultimo istante una storia che si sapeva come sarebbe finita.