L'insostenibile pesantezza dello spezzatino a uso e consumo della pay tv. Possibile che non si riesca a pensare ad altre soluzioni per rivitalizzare la terza serie?

27.09.2023 00:06 di  Tommaso Maschio   vedi letture
L'insostenibile pesantezza dello spezzatino a uso e consumo della pay tv. Possibile che non si riesca a pensare ad altre soluzioni per rivitalizzare la terza serie?
TMW/TuttoC.com

“Questo calcio ci fa Sky-fo”! Un messaggio che per anni ha campeggiato nella maggior parte delle curve in Serie A e Serie B per criticare la deriva che i calendari calcistici avevano preso con l’avvento della pay tv che anno dopo anno ha spinto per avere le partite spalmate in più giorni e fasce orarie, evitando al massimo le sovrapposizioni di gare alla stessa ora, per massimizzare in termini d’ascolto gli esborsi per accaparrarsi i diritti tv. Una deriva che ha preso sempre più piede cancellando per sempre il rito domenicale delle 15 (svuotando di conseguenza anche trasmissioni storiche come 90° Minuto) per avere sempre più consumatori davanti alla tv e sempre meno tifosi negli stadi, specialmente in trasferta. Un cambio di abitudini che ha avuto la meglio tanto che ormai le sacche di resistenza sono sempre meno numerose e rumorose con gli slogan contro il “calcio moderno” che si sentono sempre meno all’interno degli stadi e le accuse che si soffermano più sul “dover fare più di un abbonamento” che non sulla spalmatura dei turni di campionato che ormai vanno dal venerdì al lunedì e spesso anche dal martedì al giovedì quando ci si imbatte nei turni infrasettimanali.

Una spalmatura che sembrava solo lambire la terza serie, almeno prima di quest’annata. Lo sbarco di Sky in terza serie, accolto fra scroscianti applausi da più parti, ha portato a un vero e proprio spezzatino di cui però – come già scritto su queste pagine dall’ex vicepresidente della terza lega Marcel Vulpis – se ne capisce poco il senso. La Serie C infatti è sempre stato il campionato dei campanili, delle piccole realtà legate al territorio e che dal botteghino traevano importanti introiti. Complicare la vita ai tifosi con giorni e orari che male si sposano con i ritmi di una vita scandita – purtroppo – dal lavoro che spesso non permette di seguire la propria squadra del cuore né dal vivo, né tanto meno in tv. E questo rischia di provocare un danno, più che un vantaggio, alla stessa Serie C, di farle perdere l’anima popolare e identitaria che ancora alberga fra le sessanta squadre al via.

Se il gioco vale la candela (magari è davvero così) ce lo possono dire solo i club e la dirigenza della Lega Pro stessa. Ma davvero lo spezzatino è l’unica soluzione a cui si è capaci di pensare? Siamo certi che la spalmatura avvicini nuovi utenti anziché allontanare gli appassionati che spesso già devono fare i conti anche con quanto accade in Serie A (sono molti coloro che oltre alla squadra della propria città tifano anche una grande) rendendo ancora meno digeribile questa spalmatura di partite a ogni ora e giorno della settimana? Ci si riempie tanto la bocca di frasi come “il calcio è della gente” e poi si va in direzione contraria rendendo sempre più difficile la fruizione della partita, specialmente dal vivo - che è poi l’anima del calcio e del tifo - rischiando che alla lunga l’overdose di partite stanchi. Poi certo ci si abitua a tutto e magari sarà così anche per la Serie C. Ma di certo mette tristezza vedere anche la terza serie ridotta a brandelli per andare incontro alle esigenze di un'emittente e non di coloro che la vivono con passione. Ma a questo calcio delle esigenze dei tifosi e della loro presenza sembra importare sempre meno.