NELLA REPUBBLICA DELLE BANANE CONTA L'APPARIRE, NON L'ESSERE: LA POLTRONA E' COMODA, LA PISCINA DI SOLDI ANCORA DI PIU'. E I BUONI NON VINCONO MAI

Nata nello stesso anno dei "Simpson", pensando che questo non sia un caso.
Collaboratrice di TuttoC.com e TuttoMercatoWeb.com, se capita anche in radio e tv. Appassionata di calcio, quello vero.
17.08.2018 00:00 di  Claudia Marrone  Twitter:    vedi letture
NELLA REPUBBLICA DELLE BANANE CONTA L'APPARIRE, NON L'ESSERE: LA POLTRONA E' COMODA, LA PISCINA DI SOLDI ANCORA DI PIU'. E I BUONI NON VINCONO MAI

Ancora la mia foto. Anche oggi dovete sorbirvi ​​​​​​la mia faccia in uno spazio non mio ma del mio collega Tommaso Maschio, che ha dovuto rimandare l'appuntamento. Eccomi, quella delle sostituzioni, la supplente, quella che deve avere un'innumerevole quantità di caffè pagati dai colleghi che chiedono di essere rimpiazzati: e che a fine mese mi vedranno puntuale davanti alle loro porte come il peggiore degli esattori. In questo convulso periodo, sarebbe davvero più simpatico addentrarsi tutte queste dinamiche tra colleghi che parlare di calcio, perché si esce da un periodo che per forza di cose ha portato nausea... proprio perché alla fine di calcio non si è parlato, ma solo di tribunali, giustizia sportiva e ordinaria, scartoffie burocratiche di ogni tipo. Probabilmente mi presenterò non solo a riscuotere i caffè dai colleghi, ma anche all'ordine degli avvocati per chiedere un titolo ad honorem: avvocato Marrone, ne sarebbe felice mia nonna. 

Questo è l'editoriale che chiude la settimana, anticipando un weekend che si, sarà di calcio con la Coppa Italia Serie C, ma arriva a margine di una cinque giorni  che definire assurda è poco, per il terremoto che si è scatenato nel mondo pallonaro italiano, che non era scosso con tal violenza probabilmente dai tempi delle varie Calciopoli e similari. Stavolta nessuna combine, ma la Serie C di giochi di potere ne ha parlato eccome, dopo il comunicato della FIGC che dava l'ok per la B a 19 squadre e il blocco dei ripescaggi. Le parole che il presidente della Pro Vercelli ha rilasciato alla sottoscritta (le avrete lette anche su un noto quotidiano sportivo senza fonte citata il 15 agosto, ma su tuttomercatoweb.com sono apparse il 14), sono la descrizione più esatta di quanto accaduto nei primi giorni della settimana: “Abbiamo preso atto dei comunicati del presidente Lotito e adesso procederemo alle impugnative nelle sedi opportune: che non ci siano persone preposte ma si proceda comunque a cambiare regolamenti che danno noia a chi muove i fili delle marionette è più da Repubblica delle banane che da paese civile. E' stato strano il cambio di idea rispetto al 3 agosto, può darsi che Lotito non avesse visto quel comunicato. Mi auguro solo che adesso non esca un comunicato dove viene posto il sequestro di assegni e fidejussioni versati da chi aveva proceduto al ripescaggio. A parte le battute, io mi associo ai colleghi che hanno chiesto l'intervento del Governo, quanto visto è incommentabile e indegno, venuto fuori da riunioni a cui hanno preso parte personaggi che non fanno parte delle istituzioni sportive. Ovviamente se dico bugie basta far ciò che si fa in questi casi, ma io sto dicendo la verità: se pochi la dicono perché non hanno coraggio è un altro discorso”. Si, ha parlato di comunicati di Lotito, non per errore o perché non sapesse che il commissario della FIGC è Fabbricini, ma perché la sensazione che sia il presidente della Lazio e co-proprietario della Salernitana a manovrare i fili di questo moderno calcio è assai diffusa. 
Ma nella giornata di ieri il colpo di scena: il Collegio di Garanzia dello Sport del CONI ha respinto la richiesta avanzata della Ternana circa la sospensione in via cautelare l’avvio della stagione di Serie B, ma nel testo del decreto si legge che le motivazioni della ricorrente presentano profili di rilievo, che saranno valutati nel giudizio di merito, il prossimo 7 settembre. Quando, ricorda sempre il CONI, si potrebbe anche arrivare all’ordine di integrare il campionato cadetto. Che, in sostanza, può partire con 19 compagini pronte a darsi battaglia, ma può puoi subire variazioni a torneo in corso.



Ma sarà davvero così o sarà il classico bluff all'italiana? Una conclusione a tarallucci e vino è quello che credo accadrà, ma in caso contrario la situazione di una B nuovamente a 22 club stravolgerebbe anche gli equilibri della Serie C, costretta a rimpiazzare i posti vacanti... ma come? Il campionato di Serie D sarebbe già iniziato, quindi l'opzione più plausibile sarebbe una riduzione del numero di squadre in terza serie, con il presidente della Lega Pro Gravina che ancora una volta dovrebbe accettare inerme una decisione indipendente dalla sua volontà, considerando che lo stesso numero della Lega Pro sta auspicando da tempo a un ritorno delle 60 squadre. Un campionato, quello di C, che comunque non inizierà fintanto non sarà fatta chiarezza.
Ed ecco che qui si dovrebbe fare una riflessione, perché, a guardarla tutta nel dettaglio, è da tempo il solo Gravina che sta facendo e dicendo cose sensate, per altro nel pieno rispetto altrui, senza mai battere i piedi - come è stato fatto in Lega B - per ottenere proprie volontà anche a discapito di normative scritte e non interpretabili. Ma in Italia sembra che i "buoni" siano quelli da schifare, emarginare, perché, inutile negarlo, la cultura del proprio orticello e dell'escamotage è insita nel DNA. L'importante è sempre conservare la poltrona e prender più soldi, e quello che è accaduto adesso lo dimostra: per una rivoluzione vera, quella che cambia radicalmente il futuro. serve unità di intenti, ma quella non si ha e non si vede. E uno contro tutti non funziona. Anche se la classe dirigente è malata, ma forse vaccinata per quelle che, ahinoi, sono alla fine piccole punture di una zanzara che si cerca di mandar fuori dalla finestra in una calda serata estiva.

Vi ripropongo la frase di un collega, Antonio Scuglia, penna di un quotidiano della mia città natale (Pisa), Il Tirreno, e di Tuttosport, una frase che mi ha accompagnata negli anni, perché alla fine è sempre attuale, e che non a caso ho scelto di esaltare nel titolo di questo editoriale: “Il calcio non è il male dell’Italia, ma il suo specchio più fedele si”.