RIPESCAGGI, IL GIORNO DEL VERDETTO. NON FATECI APPASSIONARE AI CAVILLI. BARI, PROVINCIA DI NAPOLI: UNDICI OFFERTE PER UNA SQUADRA CHE NESSUNO VOLEVA. VINCE DE LAURENTIIS, CHE FILM VEDREMO?

Nasce a Bari il 23.02.1988 e di lì in poi vaga. Laurea in giurisprudenza, titolo di avvocato e dottorato di ricerca: tutto nel cassetto, per scrivere di calcio. Su TuttoMercatoWeb.com
01.08.2018 00:25 di Ivan Cardia   vedi letture
RIPESCAGGI, IL GIORNO DEL VERDETTO. NON FATECI APPASSIONARE AI CAVILLI. BARI, PROVINCIA DI NAPOLI: UNDICI OFFERTE PER UNA SQUADRA CHE NESSUNO VOLEVA. VINCE DE LAURENTIIS, CHE FILM VEDREMO?
TMW/TuttoC.com

Ci siamo? Non ci siamo. Il calendario di A c’è, ma c’è anche il ricorso del Crotone per bloccare i campionati. Sarà bocciato? Probabile, intanto pende. Il calendario di B ci sarà, ma non si sa con quante e quali squadre. Per ora ci restano tre buchi, con l’Avellino che intende andare avanti e i tempi del giudizio non si sa quali saranno. Sapessimo almeno come riempirli, quei tre buchi. La richiesta della Lega B di bloccare i ripescaggi non è attuabile, e a proposito di Serie C (che registra il fallimento della FIGC commissariata nel proporre le seconde squadre) nelle prossime ore avremo più certezze sulla situazione di Novara, Catania, Ternana e via discorrendo. Certezze, si fa per dire.

 

Dalle aule delle giustizia federale, lo abbiamo imparato, può uscire un po’ di tutto. A seconda del diritto o della convenienza. In giornata, come chi bazzica queste pagine saprà, è attesa la sentenza sul ricorso della FIGC contro la decisione che di fatto ha riaperto a Novara e Catania la strada del ripescaggio. Non tentiamo una previsione, perché le strade sono infinite. Tenere dentro il Novara e fuori il Catania, però, sarebbe scegliere la via del cavillo. Non proprio la migliore: le regole sono tali se valgono per tutti. Sarà una decisione, comunque vada, che scontenterà qualcuno. Perché in fin dei conti tutti hanno ragione e tutti hanno torto. Ha ragione chi dice che una società sana non può essere penalizzata dai comportamenti scorretti delle altre; ha ragione chi dice che un contributo pagato in ritardo non può valere l’esclusione del campionato. Forse hanno più ragione i primi dei secondi, ma le sfumature sono tante. E ha torto, soprattutto, chi dice che dovremmo appassionarci a questa roba qui, a uno sport in cui chi ha fallito il proprio obiettivo sul campo (salvezza o promozione che fosse) possa ottenerlo nell’aula di un tribunale.

 

Giorno della verità sarà, giorno della verità è stato. Per il Bari, i cui tifosi forse non sono ancora abituati a vagare da queste parti in cerca di notizie, ma dovranno abituarsi, almeno per un po’. A scanso di equivoci, e rimanendo in tema di ripescaggi: le possibilità di vedere subito il Bari in Serie C non sono minime. Sono pressoché inesistenti, a meno che non si decida di cambiare regole che, purtroppo per i tifosi del Bari, sono sacrosante e vanno oltre l’importanza del nome e della piazza. Una piazza che, una volta per tutte, dopo le recenti scottature dovrebbe capire che non basta essere tanti e appassionati per costruirsi un futuro. Sarebbe bello, ma non è così. Una piazza che, dicevamo, oggi accoglie l’uomo forte pronto a salvare la situazione: Aurelio De Laurentiis, già patron del Napoli. E se aspettiamo che racconti in conferenza stampa il suo progetto per i biancorossi, viene da dire che l’esempio di Claudio Lotito, Lazio e Salernitana, ha fatto scuola. Non possiamo sapere se il Bari sarà o meno un Napoli B. La città non lo merita, questo è certo. Ma allo stato attuale, con le norme attuali (anche queste sacrosante, due squadre nello stesso campionato sarebbero roba da repubblica delle banane), dirlo più che un’arguta analisi rappresenta una banale constatazione.

 

Aurelio De Laurentiis a Bari: una storia da film, il titolo è presto servito. Un film che inizia con la vittoria del patron del Napoli tra undici contendenti. Undici, le proposte arrivate sul tavolo del sindaco Decaro, per una squadra che nessuno sembrava volere. Così tante che la domanda sorge quasi spontanea: perché nessuno si è fatto avanti quando si era ancora in tempo per far evitare il disastro? Le spiegazioni sono tante. La società era piena di debiti: vero, incomprensibile averli maturati in soli quattro anni. Ma aveva anche un patrimonio sportivo da far fruttare: senza svendite, le cessioni dei gioielli (Anderson, Henderson, Micai, Galano) da sole potevano portare in cassa milioni. E c’era un settore giovanile che ora è disperso in giro per l’Italia. Che ora andrà ricreato tutto, o quasi, da zero. Giancaspro aveva dato rassicurazioni al Comune: vero anche questo, ma bastava leggere un quotidiano per capire che i problemi c’erano. Si poteva fare prima? Si poteva fare prima. Si è fatto adesso: la vittoria del sindaco, che ha saputo scansare le trappole (tra le undici offerte almeno tre avevano i piedi d’argilla) e ha scelto la soluzione migliore. La sconfitta, ma non è certo una novità, dell’imprenditoria del nostro sud: non una notizia per il nostro calcio, ché se non fosse per il Napoli la Serie A sarebbe un campionato del centro-nord. Il Bari è morto, il Bari è risorto. Lunga vita al Bari. Ma, per ora, benvenuto in provincia di Napoli.