Se togli giocatori, vinci. La strana equazione del nuovo Vicenza
Il Vicenza, a Natale, si è fatto un doppio regalo niente male: un direttore generale, Werner Seeber, e un allenatore, Stefano Vecchi. Da quel momento sono trascorse dieci giornate e sono arrivate sette vittorie, due pareggi e una sola sconfitta. Solamente il Mantova, che non a caso è la capolista, è riuscita a fare altrettanto bene in questo lasso di tempo. I veneti, ciliegina sulla torta, questo weekend si sono presi il terzo posto in solitaria, grazie al quinto successo consecutivo, arrivato nello scontro diretto con la Triestina. Con la nuova gestione, che ha preso in mano la squadra all'ottavo posto, la media punti è aumentata da 1,4 a 2,3: praticamente un punto in più a partita.
Per riuscirci, nel mercato di gennaio, i veneti hanno...venduto. Paradossalmente, sulla carta la rosa dovrebbe essere più debole di quella di inizio anno. Ma in campo, e la Lega Pro ce lo insegna ogni domenica, non scendono le figurine. La dirigenza, con il nuovo DG e il confermato DS Matteassi, ha sfoltito la rosa troppo ampia, formata all'epoca da 29 giocatori, riuscendo a salutare, tra cessioni e risoluzioni, coloro i quali non erano più funzionali al progetto e/o che stavano trovando poco spazio. In ingresso, invece, giusto un paio di puntelli: Cuomo in difesa, tra i migliori in campo in queste settimane, e Delle Monache più avanti. L'equazione è semplice: meno giocatori, più responsabilità. Chi è rimasto ha visto aumentare il proprio minutaggio, in particolare i giovani: Sandon, Talarico, Tronchin, provenienti dal settore giovanile, sono ormai una presenza costante nell'undici iniziale o, comunque, a gara in corso.
Seeber e Vecchi, del resto, non sono due sprovveduti. Il primo può vantare di aver scelto vent'anni fa, quand'era alla Triestina, due giovani allora semisconosciuti, Alberto Aquilani e Davide Moscardelli. Ma può anche fregiarsi di un gran lavoro al Bassano, portato a un passo dalla B con budget per nulla faraonici. Uno che Vicenza la conosce benissimo, visto che questa è la sua seconda avventura: la prima fu proprio durante il trasferimento del titolo dai giallorossi ai biancorossi. Un'annata passata a ricostruire un Vicenza che, di fatto, praticamente non esisteva più. Un'annata per nulla semplice, fondamentale per gettare le basi per la B dell'anno dopo, vissuta però lontano, visto il divorzio estivo. E se Seeber conosce bene la piazza, Vecchi sa come si sale in cadetteria dal momento che c'è riuscito giusto qualche mese fa con la Feralpisalò, proprio a scapito, tra gli altri, dei berici. Uno che non teme le pressioni, visto che in carriera vanta anche diverse panchine all'Inter da traghettatore e una marea di trofei con la Primavera nerazzurra.
A Vicenza, insomma, non era tutto da buttare, anzi. Serviva semplicemente mettere i tasselli al posto giusto. Il difficile, però, viene adesso: sfumato il primo posto e con grande probabilità anche il secondo, i biancorossi dovranno difendere la terza posizione preparandosi, al contempo, a disputare i playoff per cercare di vincerli, senza girarci troppo attorno. Del resto parliamo di una delle società più ricche della terza serie, con la famiglia Rosso che ha speso tanto in questi anni e che ha dimostrato di non aver paura di mettere mano al portafogli per migliorare la situazione. Questa volta, invece, non ce n'è stato bisogno: anzi, alla fine del mercato, il monte ingaggi è addirittura diminuito.