Serie C a 20, 40 o 60? Così com'è, alle TV non interessa. Marani, tra Sky e Gravina, trovi una soluzione

21.02.2023 00:00 di  Sebastian Donzella  Twitter:    vedi letture
Serie C a 20, 40 o 60? Così com'è, alle TV non interessa. Marani, tra Sky e Gravina, trovi una soluzione

In Lega Pro puoi trovare delle storie bellissime. Come quella di Gigi Fresco che allena in maniera egregia, più o meno dai tempi di Giulio Cesare, la Virtus Verona. O quelle dei giocatori dal doppio lavoro: un nome su tutti, il capitano del Trento, Andrea Trainotti, difensore e ragioniere. C'è poi spazio per le capoliste che non ti aspetti (quest'anno è il turno di una stupenda Pro Sesto), le piccole in zona playoff, i risultati a sorpresa. Eppure c'è una realtà, economica, che con le belle favole non riesce a tirare avanti. Niente nomi, non sarebbe giusto, però quante delle sessanta squadra sono seguite con grande interesse, sia negli stadi che davanti alla TV?

Nessuno vuole ledere il diritto delle piccole di sognare, però, forse, con il tempo, le piccole da eccezione sono diventate la regola. Da quando la C1 e la C2, pardon, la 1^ e la 2^ Divisione, si sono fuse, la Lega Pro unica ha visto diluire il numero di scontri di grande interesse. È un puro calcolo matematico: se con la 1^ Divisione 40 squadre si giocavano quattro posti per salire in cadetteria, adesso, quei quattro posti, sono da dividere tra sessanta club. Con la lunghissima coda dei playoff che tutti conosciamo, una lotteria in cui è difficilissimo spuntarla e che vede partecipare praticamente mezza Lega Pro.

Inutile mostrare le immagini di Palermo dell'anno scorso. Essere uno dei capoluoghi di regione più grandi d'Italia non significa rappresentare l'intera Lega Pro, composta da numerose squadre di provincia che non hanno mai vissuto la Serie A. Bacini d'utenza nettamente più piccoli, con tutto quello che ne consegue: minor seguito, minori investimenti, minor interesse. Con 60 squadre, di cui poche appetibili a grandi livelli, è praticamente impossibile trovare partner televisivi che paghino diritti in quantità. Servirebbero meno sfide dal sapor di vecchia C2 e più gare di cartello. Il modo è uno solo: tagliare il numero dei partecipanti. Scendere a 40 o, addirittura, a 20 club, come accade già all'estero. Spartire la torta tra meno squadre ma, soprattutto, rendere appetibile il prodotto per le TV e per gli spettatori.

Che non significa cancellare le piccole o togliere spazio a chi è in C da anni, se non decenni. Significa valorizzare un prodotto che tenda a essere nazionale, non interregionale, che possa finalmente ottenere ricavi. Che non costringa i presidenti a imbottirsi di under solo per non andare in perdita o, comunque, a limitare le perdite. Che veda la Serie A come un partner e non come un padre caritatevole che sborsa quattro spicci ogni tanto. Per questo il neo-presidente Marani dovrà lavorare, forte del suo ruolo in Sky e dell'appoggio del presidente federale Gravina, per rivoluzionare la Lega Pro all'interno della nuova riforma. Perché parlare di belle favole è bello, però poi gli stadi non si riempiono con le chiacchiere.