Sono le acque chete che rovinano Livorno. Fideiussione e ricapitalizzazione non pervenute. L'era Spinelli meritava altro epilogo. Heller alla finestra attende: si ma per quanto?

16.10.2020 00:00 di Luca Bargellini Twitter:    vedi letture
Sono le acque chete che rovinano Livorno. Fideiussione e ricapitalizzazione non pervenute. L'era Spinelli meritava altro epilogo. Heller alla finestra attende: si ma per quanto?

Un vecchio adagio nato fra le campagne della Toscana recita: “l’acqua cheta rovina i ponti”. Tradotto: mai prendere sottogamba chi appare tranquillo. Un motto, questo, che vedo particolarmente adatto alla situazione attuale del Livorno.

Il motivo è molto semplice. Oramai da giorni in seno alla società amaranto è in atto una vera e propria lotta per il futuro del club. Una battaglia, sia chiaro, all’interno della quale non ci sono né buoni né cattivi perché a rimetterci c’è sempre e solo una parte: quella legata ai sentimenti, alla passione e alla tifoseria.

Chi sicuramente non è un’acqua cheta è il presidente dei labronici Rosettano Navarra. Il manager in questi giorni ha fatto sentire a più riprese la propria voce per evidenziare quale fosse la sua posizione con tanto di minaccia della consegna dei libri in tribunale. Ma non solo. La lettera aperta di ieri diretta al sindaco della città toscana Luca Salvetti è apparso come un tentativo di deviare l’attenzione dalla situazione economica del club ipotizzando la cessione delle quote in suo possesso all’amministrazione comunale. Una sorta, dunque, di “exit strategy” che però non poteva sortire effetto alcuno visti i vincoli di prelazione sulle stesse quote a favore degli altri azionisti.



Già, gli altri azionisti. Ecco che si arriva alle acque chete. Come Banca Cerea e i soci a cui fa riferimento. Detto che gli ultimi anni della gestione Spinelli non sono stati propriamente tranquilli (in realtà più per le polemiche con la piazza che per crisi societarie), dallo sbarco dell’istituto di credito il mare che accarezza la costa toscana si è fatto più violento. Da quel fronte poche, pochissime parole (tanto che in alcuni casi permangano i dubbi su chi siano i soci in questione) ma altrettanti pochi fatti.

Così come, dispiace dirlo dopo tutto quanto fatto per Livorno, dalla famiglia Spinelli. Che il loro corso in amaranto fosse finito lo si era capito già da tempo, ma la permanenza in società, seppur con una minima quota, ha reso il silenzio di queste settimane assordante. Che fosse impossibile ricucire lo strappo era chiaro, ma adesso il rischio è ben più alto di una “banale” separazione.

Mentre tutto questo accade, in silenzio o meno, il tempo ha continuato a scorrere. L’attesa per la nuova fideiussione è stata vana (così come i cinque giocatori portati al centro CONi di Tirrenia e poi non tesserati), della ricapitalizzazione necessaria per mandare avanti la macchina amministrativa non si è saputo più niente e il campo attende i ragazzi di Alessandro Dal Canto all’impegno in casa dell’Olbia. Una gara, questa, che dovrebbe essere regolarmente disputata, ma sulla quale andrà comunque tenuto un occhio di riguardo.

Perché in queste situazioni i problemi sono sempre dietro l’angolo. Le acque chete possono rivelarsi, scomparire oppure clamorosamente cambiare fronte. Con, in più, la variabile legata a Giorgio Heller, imprenditore da giorni in attesa (si ma per quanto?) di capire come poter affondare il colpo e regalare a Livorno non solo una nuova proprietà, ma anche qualche settimana di pace. Ma senza acque chete.