Subito sorprese in Coppa Italia, l’altra faccia della riforma che non c’è. Gironi e dolori, con un paio di mine vaganti

01.08.2022 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Subito sorprese in Coppa Italia, l’altra faccia della riforma che non c’è. Gironi e dolori, con un paio di mine vaganti
TMW/TuttoC.com

Pronti via, subito una sorpresa in Coppa Italia. La Feralpisalo fa fuori il Sudtirol: non proprio Davide contro Golia, ma pur sempre una squadra di C che batte una di B. L’occasione di riflettere ancora sul format di una competizione che, va detto, ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. È un merito della Lega di A: la coppa nazionale, nelle sue fasi già ali c è diventata molto più interessante, appetibile, remunerativa. In quelle iniziali, si può ancora migliorare: il modello della FA Cup - che, bene dirlo, ha pregi e difetti - sembra una chimera, ma aumentare gli incroci tra le grandi e le piccolissime, invertire i campi, dare più possibilità a queste sorprese aumenterebbe, a nostro giudizio, l’interesse di questa competizione. 

È l’altra faccia, spiace esser ripetitivi sul tema ma è ancora e sempre il caso di tornarvi, l’altra faccia di una riforma che per ora non si fa, ma della quale soprattutto non si parla neanche più. E che, chi lo sa, magari potrebbe coinvolgere anche questa competizione. Siamo impantanati in una guerra di posizione nella quale il dialogo ormai neanche c’è, mentre arrivano segnali pericolosi e contraddittori, di debolezza, per esempio sul tema delle plusvalenze. Si è visto con la Salernitana, agonia a lieto fine ma prolungata ben oltre limite, si vede ora col Bari: tanto vale non mettere limiti, se poi si introducono proroghe. Qualche settimana fa Balata, presidente di Lega B, ha messo chiaro e tondo il “not in my backyard”, sulle seconde squadre. Una posizione, al di là del merito, francamente difficile da accettare. Si parla di riduzione delle squadre, ma la Serie A non pare disposta a sacrifici: chi individua nella C il problema forse non fa i conti col fatto che si troverebbero ieri, non domani, una ventina di società pronte a rinunciare al professionismo. Tra una cosa e l’altra, s’infila qualche brutta figura come quella rimediata sulla mutualità di recente. Siamo così lontani dal traguardo che neanche lo vediamo. 

Finalmente arrivano i calendari, e quindi anche i gironi. Al solito, qualche veleno di chi vorrebbe trovarsi da una parte e giocherà dall’altra ci sarà. Pazienza, non si può accontentare fino in fondo tutti onestamente. Più che altro, lo spostamento di alcune squadre in un raggruppamento o nell’altro può cambiare molti equilibri. A livello di competizione, perché delle vere mine vaganti - in senso positivo - si possono trovare in giro. E non solo: sarebbe opportuno (ovviamente non succederà e non vi sarebbe comunque alcuna garanzia) che un paio di società dichiaratamente in vendita chiarissero cosa succederà in caso contrario. Rischiare nuovi casi Catania non sarebbe utile a nessuno.