Tanto rumore per nulla, si chiude pagina triste del calcio italiano. Alessandria, la società chiarisca obiettivi e prospettive

27.08.2022 00:00 di  Luca Esposito  Twitter:    vedi letture
Tanto rumore per nulla, si chiude pagina triste del calcio italiano. Alessandria, la società chiarisca obiettivi e prospettive
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Una vergogna senza precedenti, tanto rumore per nulla. Il solito caos all'italiana che allontana i tifosi dagli stadi e che fa perdere credibilità ad uno sport già in crisi da tempo e che necessiterebbe di una rivoluzione seria, a 360°. Il presidente Francesco Ghirelli, al solito lungimirante, lo aveva previsto: "C'è il rischio concreto di perdere 25 giorni e di ritrovarci al punto di partenza. Sarebbe un grosso danno per i club". E, alla fine, la profezia si è avverata. A cose è servito stravolgere le abitudini di sessanta società, illudere due tifoserie numerose come quelle di Campobasso e Teramo, rinviare la compilazione dei calendari, la coppa Italia e la prima di campionato se, di fatto, siamo tornati indietro al 31 luglio? Certamente gironi in sovrannumero avrebbero reso la competizione meno affascinante e, in fondo, la sentenza del Consiglio di Stato è quasi una provvida sventura di manzoniana memoria. Ma questo sistema non funziona. Nel pieno rispetto di chi, ritenendo d'aver subito un torto, fa bene a tutelarsi in ogni sede e con ogni mezzo, riteniamo che la giustizia debba prevedere tempi più brevi e che si debbano dimezzare le possibilità di fare ricorso. Altrimenti i rischi sono notevoli e si creano precedenti pericolosi. Per la serie "non sappiamo se ridere o piangere" Ad ogni modo un grosso in bocca al lupo a due realtà che, fino ad oggi, hanno sperato in un miracoloso ribaltone ma che dovranno ripartire, ancora una volta, dai dilettanti dopo aver difeso la categoria sul campo. Resta comunque un danno immane per allenatori, dirigenti e presidenti che, come detto, hanno dovuto stravolgere la quotidianità modificando in corso d'opera il tipo di preparazione atletica e organizzando in fretta e furia qualche amichevole per non perdere il ritmo e non farsi trovare impreparati alla ripresa delle ostilità. E' calcio questo? O sarebbe il caso di interrogarsi seriamente su una serie di questioni che restano irrisolte da lustri? Come ha detto il presidente del Cerignola, però, ora si parli solo di campo e di calcio giocato e l'attenzione si proietta al calciomercato che, tra meno di una settimana, chiuderà i battenti mandando in archivio una sessione, per ora, tutt'altro che scoppiettante ed entusiasmante.

La delusione, per ora, è l'Avellino che, a nostro avviso, ha bisogno di almeno tre tasselli di un certo spessore per competere alla pari di Catanzaro, Crotone e Pescara. La tifoseria è già palesemente insoddisfatta e pretende una rosa in grado di giocarsela fino alla fine per la promozione diretta o, almeno, che sia la favorita in caso di playoff. La società non può disperdere un patrimonio come il pubblico biancoverde che, quando numeroso, è un fattore. Così facendo si va verso un Partenio deserto. Dando uno sguardo generale ai movimenti in tutti i gironi possiamo notare un ridimensionamento del Padova che, dopo investimenti milionari e pluriennali, ha perso tanti pezzi pregiati. Una scelta, però, che va compresa. Il presidente, in tempi di crisi, ha speso molto e ci sta un anno di transizione per far quadrare i conti senza rischiare ribaltoni pericolosi. Tutto sommato discreto il mercato del Pordenone (che vede in Di Carlo il vero top player, ma il mister dovrà riscattare un esonero recente), bene il Vicenza che potrebbe a breve accogliere in rosa anche Michele Cavion. E se un calciatore tesserato per una squadra di A fa il doppio salto all'indietro, evidentemente di base riconosce l'esistenza di un progetto ambizioso e lungimirante. Ribadiamo, infine, che l'Alessandria è la vera delusione. La Triestina insegna che, quando il budget è ridotto e ci sono problematiche, si può compensare tutto con idee e di intuizioni senza necessariamente essere meno competitivi. E invece si è passati dal sogno serie B all'incubo di una stagione di sofferenza in terza serie, uno schiaffo in pieno volto per una tifoseria che, con dignità e passione, ha sempre gremito il Moccagatta.