Capitan Minadeo a TLP: "A Campobasso qualcuno non credeva più in me. La rimonta è difficile"

E' uno degli uomini più carismatici del Campobasso, e oltre a ricoprire l'importante ruolo di capitano domenica scorsa ha segnato una rete determinante per il raggiungimento dei tre punti per la sua squadra.
Quasi una settimana dopo, e alla vigilia dell'importantissima trasferta di Teramo, TuttoLegaPro.com ha deciso di contattarlo in ESCLUSIVA. Lui, Antonio Minadeo, esperto difensore classe '76 è apparso tranquillo ma allo stesso tempo consapevole della gravità della situazione di classifica del Campobasso (i molisani sono ultimi nel girone B di Seconda Divisione, già a cinque punti di distanza dalla quota salvezza) e dell'urgenza con cui i rossoblu devono rialzarsi. Ecco l'intervista completa.
La vittoria contro il Foligno l'ha vista protagonista con un gol: quanto vi mancava la vittoria?
"Ci mancava tanto, era fondamentale. Se non avessimo vinto domenica la situazione si sarebbe fatta veramente dura. Conquistando i tre punti, invece, ci siamo mantenuti in scia delle altre squadre in lotta per la salvezza".
Nel cambio di guida tecnica, che differenze ha notato tra Imbimbo e Vullo?
"A parte gli aspetti tattici, è cambiata un po' la mentalità. Senza nulla togliere a mister Imbimbo, Vullo è anch'egli un allenatore esperto e ora stiamo cercando di diventare meno spettacolari ma più cinici; anche con Imbimbo abbiamo lavorato bene, ma ora si deve pensare al presente. La società ha deciso di cambiare perché i risultati non erano brillanti; per ora col nuovo mister abbiamo vinto una partita, poi nei prossimi incontri vedremo se si rivelerà un cambio positivo a livello di punti ottenuti. Comunque, io penso che possiamo tirarci fuori da questa situazione critica".
Nel paio di giorni in cui siete rimasti senza allenatore ha diretto lei la squadra, in qualità di capitano. Che esperienza è stata? Le ha fatto venire voglia di allenare?
"Allenato è una parola grossa. Il presidente aveva deciso di smobilitare tutto lo staff, io ero rimasto il più esperto e per due giorni abbiamo fatto qualcosina a livello atletico. Fare qualsiasi lavoro tattico mi sarebbe sembrato irrispettoso, quindi mi sono limitato a dirigere la squadra in allenamenti fisici. A me piace ancora tanto giocare, per allenare vedremo in futuro".
Dopo essere tornato a Campobasso dopo anni, la scorsa stagione ha giocato in Serie D all'Atletico Trivento, salvo poi ritornare quest'estate nella squadra della sua città. Cos'è successo?
"Ci sono stati dei disguidi a livello tecnico con alcuni collaboratori che mi avevano prospettato altri scenari con cui non ero d'accordo. Col presidente Capone già qualche mese dopo avevamo rivisto quella situazione perché nemmeno lui era d'accordo. La vecchia gestione tecnica non puntava più su di me; mi volevano assegnare altri ruoli che io ho rifiutato perché mi sentivo ancora un calciatore".
Cosa significa per lei questa maglia?
"Sono stato in tante squadre, ma penso che giocare dove sei nato e nello stadio in cui andavi in curva da bambino è una delle maggiori soddisfazioni che possa dare il calcio. In questi casi si va anche oltre la carta d'identità".
Siete una squadra più esperta rispetto ad altre: pensa che questo costituirà un vantaggio?
"Adesso, anche con l'acquisto di Lacheheb (Leggi qui), stiamo aggiustando un po' la squadra; prima secondo me a livello di organico qualcosa mancava. E' sempre difficile rimontare quando si inizia ad handicap, anche perché le dirette concorrenti sono ad un livello simile al nostro. Dobbiamo provare a rimontare perché è brutto essere ultimi in classifica. Per farlo, serve un buon mix tra esperienza e gioventù, anche perché anche noi giochiamo con la regola degli under".
Domani c'è il Teramo, e in palio ci sono importanti punti-salvezza...
"Per noi è importante fare più punti possibile. Conosco l'allenatore del Teramo ed è uno che fa giocare bene le sue squadre. Specialmente in casa sul loro sintetico Cappellacci riesce a farli esprimere al meglio. Quindi non sarà assolutamente facile".
La piazza la adora: cosa si sente di dire a una tifoseria martoriata da fallimenti e che manca da tempo dal calcio che conta?
"Purtroppo stiamo attraversando un periodo in cui i risultati mancano, e quando è così anche la tifoseria più affezionata alla squadra si distacca un po'. A livello numerico non siamo tantissimi, ma anche chi non viene allo stadio segue con apprensione questo momento. Campobasso è una città che vive di calcio; qui questo sport è una cultura. Posso solo invitare i tifosi a starci vicini, perché mantenere la categoria è importantissimo".
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