ESCLUSIVA TLP - Bruno Russo: "Figura del direttore sportivo svilita. I presidenti ormai preferiscono i procuratori..."

ESCLUSIVA TLP - Bruno Russo: "Figura del direttore sportivo svilita. I presidenti ormai preferiscono i procuratori..."TMW/TuttoC.com
© foto di Jacopo Duranti/TuttoLegaPro.com
mercoledì 22 giugno 2016, 17:00Interviste TC
di Sebastian DONZELLA

Continuano le polemiche sulla figura del direttore sportivo in Lega Pro. Numerosi diesse, provvisti di "patentino", alzano la voce contro un sistema che, secondo loro, starebbe privilegiando addetti ai lavori senza qualifica. A tal proposito TuttoLegaPro.com ha intervistato Bruno Russo, ex direttore sportivo della Lucchese.

Direttore, novità per la nuova stagione?

"Come ogni anno diverse società mi hanno contattato. Il problema, però, è che sono in ballottaggio con gente che non ha il diritto di operare perché totalmente sprovvisto della qualifica di direttore sportivo. Questa è una situazione che è peggiorata notevolmente negli ultimi anni e non vedo una via d'uscita. L'errore, però, è alla base".

Cioè?

"La FIGC, insieme all'Adise, organizza due corsi, uno con indirizzo tecnico-sportivo e l'altro di tipo amministrativo. Il primo forma direttori sportivi, il secondo segretari. Spesso, però, le società per risparmiare decidono di assumere solamente il segretario: non è possibile che due ruoli così diversi possano essere ricoperti dalla stessa persona. Soprattutto perché, nella maggior parte dei casi, a condurre il mercato sono personaggi esterni che non hanno nessuna qualifica per operare".

A chi si riferisce?

"Penso alla pletora di procuratori che adesso sono entrati nelle varie società. In questo caso, però, non riesco a capire i presidenti: un agente pensa per prima cosa ai suoi assistiti, come è giusto che sia, e non alla società di cui diventa consulente. Questo significa che a fine anno, anche se gli obiettivi societari non vengono raggiunti, il procuratore ha comunque portato a casa la stagione mentre il club no. La figura del direttore sportivo serve a questo: a fare il bene della società. Sono dell'idea che un bravo diesse non è solo colui che vince il campionato o ottiene la salvezza ma è anche quella persona che valorizza il proprio parco giocatori, permettendo al club di crescere non solo dal punto di vista sportivo ma anche da quello economico".

Come può essere risolto il problema?

"FIGC e Adise devono controllare a fondo le società e punire certi comportamenti in contrasto con le normative. Ne va della professionalità del nostro calcio: ci rendiamo conto che, al momento, esistono persone che comprano i giocatori che loro stessi vendono? Come pensiamo di crescere in questo modo? E tutto questo a scapito di chi ha investito, seguendo la legge, nel proprio futuro e adesso si trova a lottare contro i mulini a vento".

Eppure l'esperienza alla Lucchese era stata molto positiva...

"Beh, direi. Sfido chiunque a vincere con 350mila euro di budget per giocatori e staff tecnico: chiedete a Parma e Venezia quanto hanno speso quest'anno per salire in Lega Pro. Senza contare che in squadra c'era gente del calibro di Raicevic e Fedato, giocatori poi esplosi e ora in categoria superiore".