ESCLUSIVA TLP - Lei non sa chi sono io : Francesco Colantoni (Lupa Castelli Romani)

L'intervista che ha concesso Francesco Colantoni, difensore della Lupa Castelli Romani - capolista del girone G di serie D - a TuttoLegaPro.com nel corso dell'appuntamento settimanale con "Lei non sa chi sono io", ha sfatato il mito che il calciatore sappia parlare soltanto con i piedi. I ferri del mestiere non possono interloquire con noi ma sono lo strumento che viene utilizzato dalla stampa stessa per criticare un gesto o esaltare un'azione finalizzata come si deve.
Cresciuto nelle borgate di una Roma che cambia pelle, si adatta al multiculturalismo, con i mal di pancia del caso del tutto naturali, ha lasciato l'università per inseguire il sogno di fare il calciatore. Se pensate che sia deluso dalla sua carriera, vissuta nel mondo del dilettantismo con una parentesi oscura in quel di Pavia, vi sbagliate. Francesco è felice di ciò che ha e non la nasconde in questa intervista esclusiva.
Colantoni quest'anno sente il fascino irrefrenabile di un'impresa storica: la promozione nei Pro. Dopo un bel duello a distanza con l'Ostia Mare, i biancoviola hanno perso terreno nei confronti della stessa Lupa Castelli Romani e il vantaggio di quattro punti è già un cuscinetto che, se da un lato non fa dormire sonni tranquilli, dall'altra ti dà quella coscienza della tua forza che nello sport e nel calcio in generale, ha sempre un valore fondamentale.
Francesco, benvenuto in "Lei non sa chi sono io".
"Vi ringrazio".
Il 5-2 all'Aprilia, terza forza del campionato - prima del sorpasso della Viterbese nei loro confronti - è un risultato importante che, visti i risultati della giornata vi porta ad avere quattro punti di vantaggio sull'Ostia Mare.
"Si, stiamo facendo bene e la stessa partita con l'Aprilia l'abbiamo approcciata bene, con lo spirito giusto, indirizzandola sui binari a noi più consoni. Comunque era una sfida tra prima contro terza, invece il risultato è stato eclatante. Meglio così, no!?".
L'addio di Mario Apuzzo, licenziato a poche ore dalla partita interna contro l'Anziolavinio (vinta per 2-1, ndr) non ha cambiato di una virgola il vostro modus operandi: vincere, vincere, vincere.
"Il nuovo allenatore (Giorgio Galluzzo, ndr) è stimato dal gruppo e siamo felici di lavorare con lui e devo dirla tutta, non abbiamo sofferto il cambio sulla panchina, anzi a bocce ferme devo dire che ci ha fatto più bene che male".
Un pensierino alla Lega Pro, dopo il pareggio di domenica scorsa dell'Ostia Mare che vi ha portato a più quattro sui bianco viola ce lo fate?
"Sarà anche una frase fatta, ma è realtà: dobbiamo pensare domenica per domenica. Stiamo facendo bene, anzi molto bene. Dall'anno scorso ad oggi, non conosciamo la sconfitta e siamo arrivati a 45 risultati utili consecutivi. Parlare adesso di Lega Pro mi pare un po' prematuro. Prima di tutto ci sono altre grandi squadre, ad esempio la Viterbese, l'Ostia Mare, San Cesareo, Olbia, la Nuorese, tutte compagini che possono dire la loro. E' chiaro che a febbraio se sei ancora lì, insomma, speriamo di esserci".
Quale la squadra che ti sta deludendo? Il Terracina?
"Si, i tigrotti mi stanno deludendo non poco. Quando li abbiamo affrontati al "Colavolpe" mi erano piaciuti molto. Mi ha stupito la sconfitta di domenica a Budoni (4-1 per i sardi, ndr). Terracina è una piazza importante e hanno costruito una rosa di livello. Sono sorpreso dal loro andamento finora tenuto in campionato. Sono del parere che comunque torneranno a dire la loro, in virtù proprio del fatto che hanno una squadra che con i mezzi che ha, non può restare ancora molto sul fondo".
Dopo questa panoramica sul campionato, andiamo a conoscere meglio Francesco Colantoni. Se la tua carriera da calciatore fosse un film, come la intitoleresti?
"Ci posso pensare un po'? Mi hai spiazzato".
Ci torneremo. Sei più un amante del vino bianco o rosso?
"Sono più per il vino bianco".
Se vai in un locale e ordini una birra, la preferisci bionda o rossa?
"Bionda".
Champagne o spumante?
"Spumante. Perchè non mi piacciono i francesi".
Come calciatore di ruolo sei un difensore. Lo sei anche nella vita?
"No, nella vita mi piace attaccare. Devo dire che anche in campo, nonostante il ruolo, mi piace propormi in avanti".
Sei un amante dei film di Carlo Verdone: il tuo preferito?
"Acqua e sapone".
La scena più esilarante dei suoi film?
"Quella in "Gallo Cedrone": la scena dove sono in terrazza. Oppure quella dove lui interpreta il figlio di Elvis".
Amante del tennis: ti piace solo guardarlo o anche praticarlo?
"Tutt'è due. Sono innamorato del tennis".
Il campione di questo sport che ti esalta?
"Ancora nel circuito, sicuramente Rafa Nadal".
Del passato?
"Direi Michael Chang".
Due combattenti. Sembrano rispecchiare le tue caratteristiche: si dice che sei un amante della competitività e della perfezione.
"Si, sono uno che ama la competizione".
In una tua recente intervista hai detto che l'insegnamento più importante te l'ha dato il coraggio di tua madre.
"E' la verità. Nonostante sia una persona silenziosa che parla poco, nei momenti di difficoltà, si è sempre rimboccata le maniche e reagire. Questa è diventata anche la mia filosofia di vita: di fronte agli ostacoli avere sempre la forza di ripartire e cercare di renderla meno difficile del previsto".
Sei circondato da donne: tua madre Donatella, tua sorella Ilaria e la tua fidanzata Tamara. Traccia un pregio di ognuna di loro.
"Di mia madre è la capacità di reagire. Della mia ragazza penso che sia una donna che ha una dote importante: quella di riuscire ad organizzarsi senza mai perdere la testa. Infine, di mia sorella, penso sia la spensieratezza e di sorridere sempre".
Da più soddisfazione un assist o un gol?
"Senza ombra di dubbio un assist".
In una valigia cosa non deve mai mancare?
"Oddio, non saprei".
Sei più creativo o imprevedibile?
"Imprevedibile".
Cosa ti fa' impazzire del calcio?
"La gioia nello spogliatoio dopo una vittoria".
Se tu fossi un tour operator, quale città consiglieresti?
"Facile dire Roma. Cosa c'è di meglio? Altrimenti posso dire Barcellona".
Sulla tua pagina di un noto social network sei solito postare una tua riflessione che racchiude il Francesco Colantoni pensiero su vicende di varia natura, chiudendola con un "che sia un buongiorno" oppure, in base all'orario "che sia una buonanotte". Vista l'ora in cui esce quest'intervista, dedica una riflessione chiudendola con un "che sia un buongiorno".
"Nella vita si può ridere o piangere. Io ho scelto di ridere. Che sia un buongiorno".
Si dice che sei un rosicone.
"E' vero. Lo dissi anche in un'intervista: non credo che sia un aspetto negativo. Essere rosicone alle volte ti porta anche a volere il meglio per te stesso. Quindi perchè considerarlo un difetto?".
Un personaggio pubblico a cui non stringeresti mai la mano.
"Barbara D'Urso. Odio le persone false e lei lo è".
Una donna con cui andresti a cena.
"Con mia nonna. Sono mesi e mesi che è bloccata da un ictus su un letto di ospedale, senza poter parlare o muoversi. Mi piacerebbe passare una serata con lei e vederla sorridere nuovamente".
Di cosa parleresti con...
"Mi piacerebbe parlare con Cristiano Ronaldo e chiedergli dove trova la forza, in una partita che vince 5-0 ed ha fatto tre gol, di farne ancora un altro".
Riesci a vedere la tua Inter che gioca come il Barcellona?
"Purtroppo no. Perchè non abbiamo Guardiola e credo che non lo vedrò mai. Io penso che ogni squadra, ha la sua filosofia. Inter e Barcellona non potranno mai essere sullo stesso livello proprio per indole".
Contento dell'esonero di Walter Mazzarri?
"Si, assolutamente. E' un'altra persona stile Barbara D'Urso: falsa, piagnona. Queste persone proprio non mi piacciono".
Roberto Mancini è la scelta giusta?
"Attualmente si. Non mi fa' impazzire come allenatore, ma per come sono le cose adesso all'Inter non potevamo scegliere un altro".
Se ti dico Special one?
"Mourinho".
Numero uno?
"No, il due. Il numero uno è Pep Guardiola".
Se ti dico Javier Zanetti?
"Penso ad un trattore, un giocatore che disputa quaranta partite l'anno è un esempio di vita. Ecco, la parola giusta se penso a Zanetti è: esempio".
Quale l'errore più grande che hai fatto nella tua vita?
"Non credo di aver fatto errori clamorosi. Alcune volte non ho manifestato quello che sentivo in determinati momenti".
Giovanissimo sei arrivato al Pavia (stagione 2004/05, ndr) in C1. E' una sconfitta il fatto di essere tornato con il tempo in pianta stabile nei dilettanti?
"No, assolutamente. Per me, giocare, come ho avuto l'opportunità in Nazionale under 20, under 18, mi ha dato le stesse sensazioni che ho provato nel vincere una partita al novantesimo lo scorso anno in Eccellenza laziale. Sarà un luogo comune: non è la categoria o il pubblico sugli spalti che possono cambiarmi. E' la sensazione di vincere una partita o vivere un'emozione con i miei compagni che mi fanno amare quello che faccio".
C'è una scelta che ti ha cambiato la vita?
"Rifarei quasi tutte le scelte. Poi è normale che qualche errore ci sta nella vita, perchè non siamo perfetti. E al di là di questo, l'errore fa parte dell'errore di ognuno di noi".
Circondato da donne, la domanda è d'obbligo: il futuro è donna?
"No, il futuro è uomo. La donna è importante, ma, l'uomo è uomo".
Come ti vedi a fine carriera?
"Mi vedo sempre nel calcio e probabilmente diventare un allenatore importante. E' il mio sogno, più importante di quello di essere un giocatore".
Se potessi scegliere un giocatore a cui faresti un assist?
"Leo Messi".
Cosa ti ha insegnato il pallone sull'asfalto?
"Mi ha insegnato tantissimo. Mi ha fatto capire che probabilmente che giocare a pallone è la cosa più bella che c'è. Alla mia età c'erano ragazzini che preferivano farsi le canne o frequentare discoteche pomeridiane, mentre io amavo radunarmi in cinque, sei amici e giocare alla tedesca".
Cos è la tedesca?
"Devi passarti il pallone al volo e ogni volta che segni, scali il punteggio all'avversario".
Da piccolo ti è capitato di giocare in porta?
"Si, qualche volta si, però facevo di tutto per farmi fare gol e tornare a correre in mezzo al campo. Mi capitava spesso quando giocavo con quelli più piccoli: ero più forte di loro e per livellare le squadre mi mettevano in porta".
Chi ti ha fatto il complimento più bello?
"Non ricordo chi me l'ha detto, ma quello che mi entusiasma è sentirmi dire che sono una persona vera".
Qual è per te il senso della vita?
"Immaginarmi, con la mia famiglia, camminare in riva al mare, con mia moglie e i nostri due figli: un maschio e una femmina".
Hai già pensato i nomi?
"Gaia e Gabriele".
Come mai questi nomi?
"Non c'è un motivo particolare. In una coppia capita di romanzare su queste cose".
Per Natale che regalo vuoi?
"Un biglietto per il "Camp Nou" per vedere il Barcellona".
Magari per il "Clasico" contro il Real
"Si, non sarebbe male".
Ultima partita dell'Inter vista allo stadio?
"Roma-Inter 4-0 di due anni fa".
L'errore più grosso di Moratti non è stato quello di aver voluto essere riconoscente verso chi gli ha fatto vincere il triplete (campionato, Coppa Italia e Champions nel 2010, ndr), non comprendendo appieno che un ciclo stava chiudendosi?
"So che nel calcio, come nella vita, ci sono i cicli. Penso che quello vissuto dall'Inter sia stato fantastico e credo che sia giusto che sia terminato così, con un decadimento. C'è una parabola. Finita, probabilmente ne dovrà partire un'altra. Non è facile crearla, ma quello dev'essere l'obiettivo".
Perchè fa' così male perdere?
"Perchè è tanto bello vincere. Perchè quando scopri la bellezza della vittoria, poi ti accorgi che è brutto perdere. Non bisogna mai abituarsi a perdere".
La sconfitta insegna molto.
"Si, ti insegna a renderti conto quanto è bello vincere. Nelle sconfitte ti accorgi di quali persone hai a fianco. Facile salire sul carro del vincitore. E' nelle difficoltà che tutto diventa più chiaro".
In Italia c'è un'idea su come rilanciare il calcio?
"Ad oggi, vedendo i personaggi che si alternano al potere, non vedo una volontà di cambiare. Si parla tanto, ma si lavora poco. All'estero si lavora in maniera diversa: in Spagna, la stessa Germania o la Francia. Siamo indietro, innegabile".
Il calcio occupa la maggior parte del tuo tempo: cosa fai per rilassarti?
"Sarà paradossale, ma guardo ore ed ore di calcio in tv. Mi rilassa molto. I sabato pomeriggio in ritiro, mi siedo sul divano e non mi stacco più".
Ti fremono le gambe quando vedi le partite?
"Le vivo abbastanza. La passione per il calcio è troppo forte".
Destra o sinistra?
"Destra".
Un politico che vedi come il futuro?
"Non lo trovo. Non c'è. Non mi riconosco in nessuno. Non vedo un personaggio che possa farmi dire: ok, mi rispecchio in lui".
La politica è un po come la decadenza del calcio italiano.
"Probabilmente si".
Ultimo film visto?
"Rivisto per l'ennesima volta: Romanzo criminale, la serie. Altrimenti "Una notte da leoni", visto miliardi di volte, ma ogni volta mi fa' morire dal ridere".
Quale rinuncia hai fatto per il calcio?
"Probabilmente è una rinuncia che potevo anche evitare di fare. Ho lasciato l'università. Potevo continuare gli studi. L'ho anche fatto per un paio di anni, dando anche un buon numero di esami. Ad un certo punto non ce l'ho più fatta a far coesistere le due cose e ho preferito mollare. Questa riflessione mi fa' tornare alla domanda che mi facevi prima sul rammarico più grande: questo penso sia uno dei più importanti. Nella vita si fanno delle scelte: giuste o sbagliate, l'importante è prendere delle decisioni".
Francesco, cosa vorresti dire a tuo padre se potessi rivederlo ancora una volta?
"No, dire non vorrei dirgli nulla. Mi piacerebbe sapere se mi sta guardando e se è orgoglioso di me".
L'ultimo pensiero lo lasciamo a te.
"Intanto vi ringrazio per questa bella intervista, perchè ci fate entrare in un ambiente di cui non facciamo parte, la Lega Pro, che allo stesso tempo è un obiettivo che intendiamo raggiungere tutti. Il desiderio è quello di ritrovarci l'anno prossimo in questa categoria, facendone parte, non solo da ospiti".
Non manca nulla?
"Non credo".
C'era quella domanda sulla tua carriera se fosse un film come la intitoleresti, che abbiamo lasciato in sospeso.
"La ricerca della felicità".
Prossima intervista per "Lei non sa chi sono io": giovedì 27 novembre 2014
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