INTERVISTA TC - Pres Pergolettese: "Qui sembra di essere in guerra"

07.04.2020 17:30 di  Giacomo Principato   vedi letture
INTERVISTA TC - Pres Pergolettese: "Qui sembra di essere in guerra"
© foto di Ufficio Stampa Pergolettese

Qui c’è una situazione anomala, per poterla capire si può solo viverla. Passando per Crema si trova dimostrazione di quello che sto dicendo, siamo a sette-otto chilometri dalla zona rossa di Codogno. Il calcio è un gioco di contatto e di sudore, si fa presto a trasmettere il virus”. Massimiliano Marinelli, presidente della Pergolettese, fa sentire la sua voce dalle pagine di TuttoC.com. La società lombarda sta pagando il prezzo più caro nell’emergenza Coronavirus. “Abbiamo avuto due gravi perdite, l’ex presidente e socio Andrea Micheli di soli 37 anni e il medico sociale Rosario Gentile: figure importanti in società e amici – racconta ai nostri microfoni il numero uno dei gialloblu -. Micheli era il nipote di Cesare Fogliazza, il nostro grande amministratore delegato e direttore generale”.

A detta di Salvatore Caiata, presidente del Potenza, 58 presidenti su 60 non vogliono tornare in campo. Ai due che vogliono ripartire cosa vuole dire?

 “Se 58 su 60 non vogliono riprendere un motivo ci sarà. Noi della Pergolettese già un mese fa abbiamo detto che il campionato va chiuso per pandemia e che non avremmo più ricominciato. La vicinanza trasmessa dal dott. Ghirelli ci sta dando la forza per ricominciare, è una persona straordinaria che ha speso parole pregevoli nei nostri confronti. Detto questo ci affidiamo a ciò che la FIGC deciderà, se quindi opterà per ricominciare lo faremo perché obbligati. Vorrei però far capire a certe persone che non vivono la nostra quotidianità, che stanno in casa perché c’è un decreto a stabilirlo, che qui da un mese e mezzo è un via vai di ambulanze, di sirene e ogni giorno perdiamo un conoscente o un amico. Crema, insieme a Cremona è tra le più colpite in termini percentuali, c’è un ospedale da campo in un parcheggio e sembra di essere in guerra con l'esercito a presidiare la città. La situazione è veramente surreale. Non so come si faccia a litigare tra federazioni, presidenti e giocatori in un momento come questo. Bisognerebbe far passare un po' di tempo e vedere se la situazione migliora perché giocare in queste condizioni non è fattibile”.

Ipotizzando un’eventuale ripartenza degli allenamenti a maggio, il campionato si concluderebbe in piena estate. La Pergolettese sarebbe favorevole?

“Credo che il campionato debba essere concluso a patto che ci siano le condizioni per poterlo fare. E in questo momento non ci sono. Se ci saranno a maggio e la FIGC ci dirà di andare in campo, noi faremo il nostro dovere, e solo in questo concordo con le dichiarazioni di Damiano Tommasi, presidente dell’AIC, secondo cui i calciatori devono essere tutelati e non mandati allo sbaraglio”.

Tommasi ha anche sostenuto che alcuno presidenti di Lega Pro vogliono fermarsi per pagare meno o non farlo proprio.

Spero sia una battuta o che io abbia interpretato male il concetto perché quanto sostiene è assolutamente falso. Ricordiamoci una cosa. Nessun presidente ha acquisito una società con la pistola puntata alla testa, io lo faccio per amore della città e della squadra per cui tifo fin da bambino, non possiamo però essere considerati delle mucche da mungere fino alla fine. Anche noi siamo persone, oltre che imprenditori con grossissime difficoltà visto il periodo. In questo momento devono essere fatte proposte da valutare e prendere in comune accordo tra club, federazione e AIC”.

Proposte di che tipo?

Visto il momento una di queste può essere un aiuto da parte dei calciatori, sebbene abbiano anche loro le loro spese. La Pergolettese è a posto con i pagamenti di gennaio-febbraio, il problema sono marzo, aprile, maggio e giugno. Mi auguro che lo stato vada innanzitutto incontro alla sanità e dopodiché, quando cercherà di fare ripartire l’economia, dia una mano a tutte le attività sportive. Altrimenti non ci sarà più sport in Italia. Si rischia che l’anno prossimo di 1500 tesserati in Serie C abbiano lavoro solo 400-500 di essi, prevedo il fallimento o la non iscrizione di molte squadre. Non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca, veniamoci incontro e troviamo un accordo. Con il presidente Ghirelli, una persona stupenda, non ci saranno problemi, toccherà però anche l’AIC sedersi a tavolino e discutere. Se poi il governo ci aiuta con la cassa integrazione e defiscalizzazione degli stipendi ancora meglio, se non dovesse farlo l’unico modo per uscirne e garantire la sopravvivenza della categoria è trovare un accordo sui salari dei calciatori che è la voce più pesante a bilancio di ogni club . Qualcosa bisogna fare. Sono due mesi che non abbiamo introiti, dal botteghino dello stadio , dal minutaggio dei giovani, ecc... . Ti trovi soltanto a dover pagare. Per ora dobbiamo salvaguardare la salute, poi sederci attorno a un tavolo e trovare un accordo su campionato in corso, stipendi, e campionato 2020-2021. Se vogliamo che il gioco della Lega Pro continui a funzionare dobbiamo uscirne facendo sacrifici tutti insieme e non unilateralmente”.

Monza e Reggina hanno preso iniziative individuali riguardo agli stipendi. Cosa ne pensa?

Sono dell’idea che dobbiamo lavorare e giocare di squadra, poi ognuno a casa sua fa quello che vuole. Per molti giocatori del Monza il taglio del 50% degli stipendi è più che giusto a detta loro. Fa onore ciò che ha fatto il presidente della Reggina, sebbene la trovi più come un'uscita pubblicitaria. Poteva tenerselo per sé, come la beneficenza... che si fa ma non si dice. Tanto di cappello per quello che ha fatto e che farà, ma forse era meglio non mettere la pulce nell’orecchio a nessuno in un momento dove Ghirelli e l’AIC sono impegnatissimi nel far sì che l’anno prossimo ci siano sessanta club iscritti e non venti”.

Alcuni presidenti sono contrari allo spostare calciatori, staff e dirigenti all’indirizzo delle zone rosse. Tra questi Giorgio La Cava, presidente dell’Arezzo, che all’eventuale ripresa giocherebbe a Gorgonzola contro la Giana Erminio.

Hanno ragione, lo farei anch’io. Arezzo per fortuna è in una zona non martoriata dal virus, una zona interessata dalle misure restrittive ma in cui non muoiono ogni giorno tante persone che conosci come qui da noi. Al posto degli altri presidenti farei la stessa cosa, non voglio far rischiare la vita ai miei calciatori e alle loro famiglie. Se 58 società su 60 non vogliono ricominciare è per questo, non per non pagare gli stipendi come dice Tommasi. Lui deve avere un po' più di buon senso, forse gli manca quello. Si faccia un giro in queste zone, poi ne parliamo”.

In caso di ripresa c’è sempre il rischio che un tesserato contagiato possa far ripartire la catena, a quel punto l’intera squadra dovrebbe fermarsi.

Essendo il presidente mi sentirei anche responsabile qualora accadesse una cosa del genere nella mia squadra. E lo dice chi sta provando sulla propria pelle quello che sta accadendo qui. Le parole di conforto di Ghirelli ci hanno dato nuova forza per ricominciare, adesso sta tutto nelle mani della FIGC. Governo e AIC devono mettersi una mano sul cuore e rendersi conto del momento terribile. Di fronte a tutto questo lo sport passa in secondo piano, prima c’è la salute e lo stato delle nostre aziende che da lavoro a migliaia di famiglie. Salvandole allora possiamo immettere i nostri soldi in una Serie C in cui non ci sono investimenti o guadagni ma perdite giustificate dalla passione”.