INTERVISTA TC - Urbinati: "Non ho ancora capito perché il Fano non sia in C"

Gianluca Urbinati, dopo cinque anni da protagonista in Serie C alla Fermana, è ripartito dalla Serie D, sfiorando il ritorno tra i professionisti col Fano. TuttoC.com ha intervistato l'esperto centrocampista per capire le ultime novità.
Riparti da Fano nonostante il mancato ripescaggio. Cosa è successo ai granata?
"Lo scorso anno è stato fantastico, una di quelle annate da non dimenticare mai. Arrivai a dicembre a Fano con la squadra a +2 dai playout ma mi accorsi subito della bontà del gruppo, che alla fine fu la nostra arma in più, e del modo di lavorare di mister Mosconi e dello staff tecnico. Da quel momento non abbiamo mai più perso, facendo una cavalcata storica, culminata con la vittoria di Senigallia davanti a 6000 persone, con 600 fanesi a sostenerci. Una giornata di sport meravigliosa. Sul campo avevamo meritato il salto di categoria ma, quando tutta la città era pronta a festeggiare, è arrivata la doccia gelata, si è passati in un attimo dall’euforia clamorosa a una delusione pazzesca. E ancora non si capiscono bene i motivi".
La Fermana ha deciso di rifondare, cercando di stare ancora più attenta al budget. Che ne pensi?
"Nei miei sette anni alla Fermana è stato sempre il modus operandi: riuscire a fare bene con poche risorse economiche ma con grandi gruppi, con competenze e idee. Sono stati raggiunti spesso gli obbiettivi e si è fatto anche qualcosa in più, come l’anno in cui vincemmo il campionato o l’anno che stazionammo primi in C con l’ingresso storico ai playoff. La Fermana ormai è una realtà consolidata in serie C e poi c’è il fattore 'Bruno Recchioni', da sempre invalicabile per chiunque”.
Che campionato di Serie C ci aspetta?
"Come al solito, spettacolare in tutti e tre i gironi. Nel B, cioè quello che ho sempre fatto, penso ci sia un livello altissimo, con piazze e tifoserie storiche. Come al solito chi avrà più costanza avrà la meglio e pensare che ci dovevamo essere anche noi fa aumentare i rimpianti".
A livello personale, l’obiettivo è tornare sul campo in Serie C?
"Il mio desiderio, quando sono arrivato, era di riportare il Fano dove merita di stare, ovvero in Serie C. Ho pensato di riuscirci nel giro di due anni e per poco non ci riuscivamo già dopo pochi mesi, grazie a quel fantastico gruppo di ragazzi guidato da un gladiatore come Mosconi: abbiamo bruciato le tappe e con la vittoria dei playoff ci siamo sentiti praticamente in C. Ma adesso, dopo il “mistero” del ripescaggio, sono cambiate tante cose: c’è stato un totale ridimensionamento e la dirigenza, che ringrazio pubblicamente per la stima, che è reciproca, ha deciso di ripartire dal sottoscritto per un progetto incentrato a sviluppare risorse del territorio e a valorizzare i nostri giovani. Sarà un campionato di grande sofferenza, i tifosi e la città dovranno starci vicini. L’obiettivo non può che essere la salvezza".
Nonostante i 36 anni da compiere, anche quest’anno sei stato protagonista e rimani l'oggetto del desiderio di molti club che puntano al vertice.
"Fa piacere essere ancora sulla cresta dell’onda, significa che c’è entusiasmo, professionalità, voglia di mettersi in discussione e soprattutto voglia di vincere. Ma la cosa che mi fa più piacere è che quando alzo la cornetta, più che dettagli tecnici e fisici, mi sento sempre dire 'abbiamo bisogno di un uomo di valore, di un leader'. Significa che nei miei 20 anni di carriera ho raggiunto l’obiettivo".
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