Luciano Gualdi riparte da allenatore: "In C ho imparato a non mollare mai"

Una vita spesa sui campi di Serie C e Serie D ed ora la decisione di appendere le scarpette al chiodo per intraprendere la carriera di allenatore: stiamo parlando dell'oramai ex centrocampista Luciano Gualdi, che, dopo aver annunciato il ritiro già nell'estate 2022, aveva invece fatto dietrofront, accettando la proposta della Folgore Caratese in quarta serie, per poi scendere in Eccellenza con l'Alta Brianza dove ha già debuttato anche in panchina. Ed ora è pronto a mettersi di nuovo in gioco, come racconta ai microfoni di TuttoC.com.
Hai avuto una carriera importante in Serie C con squadre come Pro Sesto, Alma Juventus Fano, Ascoli e Renate, quest'ultima dove sei cresciuto calcisticamente diventando un punto di riferimento per parecchi anni. Qual è il ricordo più bello della tua esperienza da giocatore e cosa ti ha insegnato il calcio professionistico per il tuo futuro da allenatore?
"Il calcio è sempre stato parte fondamentale della mia vita e i ricordi più belli sono legati, senza dubbio, alle vittorie di campionato conquistate con Ascoli, Venezia e Pro Sesto.
Con il Renate sono cresciuto molto professionalmente e senza rendermene conto sono diventato un punto di riferimento in campo per i miei compagni. Negli anni a seguire questo è diventato sicuramente uno dei miei punti di forza ed è forse stata questa la ragione che mi ha spinto ad intraprendere la carriera di allenatore.
L’insegnamento più importante che ho ricevuto dai miei allenatori sia in Serie C che in Serie D, è stato sicuramente a livello mentale. L’obiettivo da raggiungere era l’unica cosa che contava. Si impara a non mollare mai fino alla fine e questa è una filosofia calcistica in cui credo molto. I risultati raggiunti sono stati frutto di un impegno costante per tutto l’arco delle stagioni.
Entrare in campo con i tuoi compagni sapendo di poter contare su ognuno di loro perché l’obiettivo comune era la vittoria, lottare su ogni pallone fino alla fine.
Io la vedo così: puoi essere un buon giocatore ma se al primo gol subito ti arrendi senza reagire, non sarai mai un un vincente, rimarrai un buon giocatore ma senza avere il carattere per fare davvero la differenza .
Da allenatore puoi lavorare bene sull’aspetto tecnico e tattico, ma serve anche trasmettere la giusta cattiveria agonistica per scendere in campo con una mentalità vincente fino al 90º".
Nel 2022 avevi annunciato il ritiro, ma hai continuato a giocare per due stagioni nei dilettanti. Cosa ti ha spinto a prolungare la carriera e come questa ulteriore esperienza ti ha preparato per la panchina?
"Nel 2022, dopo 4 anni da giocatore in Pro Sesto e con la promozione in Serie C nel 2020, avevo espresso la mia decisione al Direttore Sportivo di allora, di intraprendere la carriera da allenatore. Infatti negli ultimi mesi della stagione 2021-2022 avevo affiancato mister Di Gioia, dopo l’esonero di Banchieri. Purtroppo, a fine stagione è cambiato il Direttore Sportivo (via Colombo, dentro Botturi, ndr) e sono state fatte scelte diverse.
Ho quindi proseguito un altro anno alla Folgore Caratese in Serie D per poi trovare l’accordo con l’Alta Brianza per concludere la carriera da giocatore e allenare la stagione successiva".
Quando hai scelto di diventare allenatore, hai mai pensato al tipo di tecnico che avresti voluto essere? Hai un modello di riferimento o una filosofia di gioco che ti rappresenta?
"Come ho già accennato, ho le idee chiare in testa, voglio una squadra aggressiva e propositiva, organizzata e che sa quello che vuole. Determinata su ogni pallone. Quello che ero in campo devo riuscire a trasmetterlo ai miei giocatori.
I miei modelli di allenatori sono Conte e Guardiola. Il primo per la mentalità, ho letto il suo libro “Testa, cuore e gambe” vuol dire tanto di lui, il secondo per come fa giocare le sue squadre. Quest’anno sono rimasto impressionato anche da Fabregas, ha unito un gruppo di qualità e lo ha trasformato in un gruppo vincente. Non a caso, tutti e tre sono ex centrocampisti e hanno sviluppato competenze fondamentali per la gestione tattica e psicologica di una squadra. Sto parlando di un'intelligenza calcistica superiore, essenziale per un allenatore di successo. Da loro c’è solo da imparare".
Questa gioca la finale di ritorno dei playoff di Serie C tra Pescara e Ternana, con il Pescara in vantaggio 1-0 dopo l’andata. Come vedi questa sfida? Chi ha più chance di conquistare la Serie B e perché?
"Ho seguito, come sempre, il campionato di Serie C. Anche quest’anno è stata una stagione appassionante fino alla fine, soprattutto incerto il girone A con la lotta tra Padova e Vicenza. Sulla finale playoff entrambe le squadre hanno dimostrato di avere le carte in regola per conquistare la promozione in Serie B. Il Pescara ha il vantaggio del risultato dell'andata e di giocare davanti al proprio pubblico, ma la Ternana rimane una grande squadra e può ribaltare la situazione. Penso che sarà una partita tirata, con poche occasioni e dove ogni dettaglio potrebbe fare la differenza. Come spesso accade nel calcio moderno, un calcio piazzato potrebbe essere decisivo.
Dovessi fare il nome di una squadra però, direi Pescara".
Nel Girone A, che tu conosci bene, squadre come Vicenza (favorito) e Giana Erminio (outsider) hanno partecipato al turno nazionale dei playoff senza però arrivare in fondo. Prima ancora era uscito il tuo ex Renate, proprio nel derby contro la Giana. Che impressione ti hanno fatto queste squadre quest’anno?
"I playoff spesso sono un terno al Lotto, partecipano tante squadre e molto dipende anche dalla condizione fisica con la quale arrivano le squadre. Il Vicenza, dopo una rincorsa e una rimonta durata un intero girone di ritorno, è uscito in semifinale proprio contro la Ternana. Probabilmente ha pagato anche la sconfitta alla penultima giornata di regular season. Il Renate ha ormai consolidato la categoria, ha fatto un campionato un po’ altalenante ma è sempre rimasto nella parte sinistra della classifica, credo che sarebbe stato comunque impossibile tenere il passo delle corazzate Padova e Vicenza.
Mi ha sorpreso invece la Giana, una squadra che parte sempre con l’obiettivo della salvezza, quest’anno ha fatto vedere anche dell’ottimo calcio giocando un grandissimo girone di ritorno. Il Pescara si è poi dimostrato più forte, ma, per loro resta una stagione da incorniciare".
Dove ti vedi tra cinque anni? C’è una panchina, magari di una squadra che conosci bene come il Renate in C o come la Pro Sesto in D, che sogni di guidare?
"Domanda molto difficile.. Tra cinque anni mi vedo come allenatore, spero di squadra di Serie C o D. Il mio obiettivo è crescere costantemente, affinando le mie competenze tecniche e umane, per guidare una squadra con ambizione e determinazione. Sono consapevole che questo percorso richiede dedizione, apprendimento continuo e capacità di adattarsi alle sfide. Per questo motivo, mi impegno ogni giorno per migliorare e per prepararmi ad affrontare con successo le opportunità che mi si presenteranno".
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