Grammatica: "Il ruolo del ds rischia di morire, si cercano di più manager"

Nel corso della diretta mattutina della trasmissione di TMW Radio, A Tutta C, format dedicato al mondo della Serie C, è intervenuto il Direttore Sportivo Andrea Grammatica, attualmente libero dopo la risoluzione del contratto con il Team Altamura, a seguito dell'avvento della nuova proprietà: "In 22 anni di attività ho avuto la fortuna di lavorare sempre con continuità, ora questo cambio di rotta ha portato alla mia decisione di risolvere il contratto che avevo, ancora altri due anni, con il club, però mi sto aggiornando, sto girando tanto, sono stato anche all'estero: ne approfitto per prendermi un periodo per cercare di studiare anche nuovi modelli, darmi magari un'impostazione al lavoro diverso perché il ruolo del direttore sportivo, secondo me, è cambiato profondamente, bisogna cercare anche di innovarsi".
Come sta cambiando il ruolo di direttore sportivo, con il calcio che sta viaggiando a una velocità forse anche un po' eccessiva?
"Credo sia un ruolo che se non verrà difeso, o non ci sarà veramente un cambio di rotta, andrà a morire, almeno nella maggior parte delle realtà. Adesso soprattutto le proprietà straniere utilizzano un altro tipo di configurazione all'interno della società, dove il mercato lo si fa quasi esclusivamente con i dati, cosa che io ho già fatto perché sono stato in due società con proprietà straniere già tanti anni fa, erano un po' precursori di questo sistema qua, al quale ci si deve adeguare. Si deve riuscire a lavorare bene all'interno di un'area organizzata diversamente, essere un po' più manager, oppure credo che questo ruolo andrà sempre di più verso una consulenza sportiva per le proprietà, per i presidenti. Del resto, le proprietà straniere, che stanno rivestendo un ruolo preponderante nel nostro panorama, prevedono delle figure manageriali differenti rispetto al direttore sportivo classico che è quello che faceva la squadra, aveva rapporto con l'allenatore, rapporto col presidente: solo in poche realtà, probabilmente al sud dove c'è un approccio completamente diverso, regge ancora il ruolo nella versione classica".
Che progetto le piacerebbe quindi sposare, anche in virtù dei tuoi ultimi aggiornamenti?
"Sono ancora un po' in una fase di studio, naturalmente mi piacerebbe - con tutto rispetto - ritornare in una categoria superiore se ci fosse la possibilità, oppure lavorare all'interno di una struttura dove ci sia una valorizzazione vera dei giovani, e 'vera' non vuol dire lavorare sulla valorizzazione della squadra di Serie A oppure lavorare sui contributi o sulla regola dell'under o l'obbligo, è un'altra roba. Ho avuto la fortuna, soprattutto in cinque anni all'Entella, di lavorare su giovani di proprietà, seguire il percorso, costruirlo, cosa che ho fatto anche nei due anni alla SPAL in Serie A, e mi piacerebbe ora tornare in quella direzione lì. Sto girando anche molto le federazioni sui paesi in via di sviluppo per capire come organizzano lo scouting, perché io nasco da lì nel 2003, come scout, e naturalmente c'è stata un'evoluzione importante, le federazioni che hanno a disposizione dei finanziamenti per lavorare sullo scouting in un certo modo lo fanno sicuramente con un approccio molto più innovativo: mi piacerebbe far parte di una struttura che possa continuare a lavorare sul campo, sulla ricerca dei giovani, ma con un approccio sicuramente integrato. Vorrei staccarmi da quello che ho fatto bene o male ultimamente".
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