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Pergolizzi: "Girone C più caratteriale, cattivo e rognoso rispetto ad A e B"

Pergolizzi: "Girone C più caratteriale, cattivo e rognoso rispetto ad A e B"TMW/TuttoC.com
Rosario Pergolizzi
© foto di Aldo Sessa/TuttoPalermo.net
Oggi alle 19:15Altre news
di Valeria Debbia

Rosario Pergolizzi, ex calciatore del Ravenna ed ex tecnico dell'Ascoli e del Campobasso, ospite di 'A Tutta C', trasmissione in onda su TMW Radio e Il 61, condivide la sua analisi approfondita sulla Serie C.

Partiamo da due squadre che conosce bene: Ravenna, neopromossa che sta sorprendendo, e Ascoli, che sta facendo molto bene. Cosa ne pensa del loro avvio?

"Ravenna e Ascoli hanno società importanti. Ravenna, con un direttore generale come Braida, ha una struttura solida, partita dalla Serie D. Mi piace come gioca, con la stessa mentalità in casa e fuori, e sono certo che farà un grande campionato. Ascoli è stata costruita bene, con una rosa di alto livello, doppi ruoli e una tifoseria da 8.000 persone in casa e 1.500 in trasferta. In questo momento, Arezzo, Ascoli e Ravenna possono giocarsi il campionato, anche se è presto. Da dicembre si capirà chi resterà davanti e chi, ora dietro, potrà emergere".

Ravenna, neopromossa dopo i playoff di Serie D e la vittoria in Coppa Italia, sta andando oltre le aspettative. Se l’aspettava così forte?

"Ravenna ha sempre avuto una società solida, anche due anni fa, nonostante penalizzazioni per un fallimento. L’anno scorso giocava bene, ma ha stentato sotto la pressione di dover vincere il girone. Nei playoff, però, non c’è stata storia. Una grande squadra ha bisogno di una grande società, e Ravenna ce l’ha. Con una città e una tifoseria così, la continuità, le strutture e la mentalità fanno la differenza. Il mercato è stato importante, con giocatori come Donati, ex Serie A, e Okaka. Hanno qualità, ma ciò che conta è la mentalità: i giocatori esperti devono essere grandi uomini, motivati, per trascinare i giovani. Questo sta facendo la differenza".

Torniamo sull’Ascoli, che affronta due sfide chiave contro la Sambenedettese, in campionato e Coppa Italia, il 26 e 29 ottobre. Non so se ha mai giocato questo derby, ma sa quanto sia sentito. Che aspettative ha?

"Non ho avuto la fortuna di giocare il derby Ascoli-Sambenedettese, ma ho vissuto altri derby come Messina-Reggina o Catania-Palermo. È una sfida che farà la differenza. Ascoli punta a vincere il campionato, Sambenedettese a fare un buon campionato valorizzando giovani, senza fare il passo più lungo della gamba. La Coppa Italia dà la chance di rimediare dopo tre giorni, ma se una squadra esce rafforzata e l’altra no, a livello di tifoserie può cambiare tanto. La Sambenedettese sognava questo derby, e un buon risultato può darle punti in più o creare problemi, a seconda dell’esito".

Il Campobasso, altra realtà che conosce, è settimo con 12 punti. Che campionato può fare? 

"Campobasso mi ha dato tanto, come Ascoli, Palermo e Ravenna. L’anno scorso c’erano troppe aspettative, troppi cambiamenti e polemiche iniziali. La Serie C, dopo la D, richiede tranquillità. Quest’anno hanno costruito una buona squadra, che può stare tra i primi posti, nei playoff, ma non tra le prime tre. La tifoseria, come quelle di Ravenna, Ascoli, Sambenedettese o Ternana, sposta gli equilibri, ma mette pressione. Servono giocatori con carattere e personalità per queste piazze".

Nel Girone C, con tifoserie che spostano gli equilibri, chi vede come favorita? E il Trapani, partito bene ma ora rallentato, può tornare in testa o punterà ai playoff?

"Il Girone C è più caratteriale, cattivo e rognoso rispetto a A e B. Vicenza e Brescia nel Girone A, Arezzo, Ascoli e Ravenna nel B, ma nel C vedo Salernitana, Catania e Benevento con qualcosa in più. Apprezzo il Cosenza per il buon calcio. Trapani deve dare continuità per recuperare la penalizzazione. È una squadra che costruisce bene, ma può avere scricchiolii caratteriali. Potrebbe essere una sorpresa, ma ora non è al livello delle tre davanti. Da dicembre a giugno, con il mercato, è un altro campionato. Come direbbe il mio amico Allegri, “il miglior cavallo si vede al tiro lungo”".

Ci racconti la sua nuova avventura come allenatore del Giulianova. Come sta andando?i

"Cercavo un progetto che unisse famiglia e squadra. Giulianova è una società importantissima, con quasi 30 anni di Lega Pro. Non merita campionati minori, ma a volte le cose non vanno come previsto. La mia scelta è stata per la società e la tifoseria, che mi tengono vivo. Voglio costruire basi solide, come ho fatto a Campobasso, Reggio e Palermo, che poi sono arrivate in Serie B o A. Sono fiero di iniziare qualcosa di importante, ma vorrei anche portarlo a termine, non solo apparecchiare la tavola per altri. Spero di essere all’altezza, lavorando con sacrificio per riportare Giulianova nelle categorie che merita".