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Savoldi: "Le Under 23 aiutano ma non risolvono il problema strutturale"

Savoldi: "Le Under 23 aiutano ma non risolvono il problema strutturale"TMW/TuttoC.com
Gianluca Savoldi
Oggi alle 11:15Altre news
di Valeria Debbia

Gianluca Savoldi, ex allenatore della Primavera del Renate (per quattro anni alle panterine nerazzurre), ha offerto un'analisi approfondita delle prime 14 giornate di Serie C, ospite di 'A Tutta C', trasmissione in onda su TMW Radio iL61.

Nel Girone A il Vicenza sembra in fuga solitaria. È finalmente l’anno buono o in Serie C “mai dire mai”, anche con un vantaggio così ampio?

"Mai dire mai, vale nel calcio in generale, ma soprattutto in Serie C e Serie B, campionati dove i colpi di scena sono all’ordine del giorno. Detto questo, sembra proprio l’anno del Vicenza per tante ragioni, prima fra tutte l’assenza di una vera rivale. L’anno scorso c’era il Padova che era arrivato a +13 e poi era stato ripreso e superato; quest’anno il Brescia era indicato come l’antagonista, ma al momento non dà la sensazione di poter impensierire davvero i veneti. Siamo però solo a metà novembre: il vantaggio è importante, ma la strada è ancora lunga".

Molti a inizio stagione indicavano il Cittadella come la possibile anti-Vicenza. L’inizio è stato traumatico, ora sei vittorie di fila. Ha pagato lo scotto della retrocessione inaspettata?

"La retrocessione è sempre un trauma profondo. Spesso si pensa che la neoretrocessa abbia automaticamente il patrimonio tecnico per dominare, ma non è così scontato ripartire con gli stimoli e gli equilibri giusti dopo una delusione del genere. Il Cittadella è una società che conosco bene, che ho visto crescere e che ha nelle corde la capacità di rifarsi sotto. Mi auguro che riduca il gap, anche se 14 punti sono tanti. A proposito: i playoff di Serie C con 29 squadre continuano a non convincermi. Già quattro promozioni su 60 squadre sono poche; con questi playoff si rischia di rendere ancora più difficile la vita a chi non ha il primo posto diretto".

Girone B: Arezzo, Ascoli e Ravenna stanno facendo un campionato a parte. Il Ravenna neopromosso era così atteso?

"Onestamente sì. Oggi, paradossalmente, è più facile per una neopromossa candidarsi subito alla nuova promozione che per una grande retrocessa, proprio per la continuità di lavoro e di rosa. Il Ravenna ha potuto rafforzare l’ottimo gruppo dell’anno scorso senza dover fare cessioni forzate. Non mi stupisce affatto: hanno lavorato benissimo e non credo sia un fuoco di paglia. Penso che Ravenna, Arezzo e Ascoli faranno un campionato a parte fino alla fine. Tre piazze storiche, con l’Ascoli che ha un passato recente importante. Sotto credo ci sarà il vuoto, anche se Guidonia e Pineto stanno facendo bene: il gap tenderà ad aumentare".

Girone C: Salernitana, Benevento e Catania si alternano al comando con sorpassi continui. Saranno loro tre a giocarsela o il distacco ancora corto lascia spazio a sorprese (Crotone, Cosenza, Monopoli…)?

"È il girone più equilibrato e combattuto. Quando le prime sono così tante e così vicine, tutto resta aperto. Sono tutte piazze pesanti, appena retrocesse o con un passato recente di alto livello, quindi con pressione enorme addosso. Indossare certe maglie “pesa” dieci chili in più, come dico sempre. Occhio però al Monopoli: società ben gestita, ottimo allenatore, ottimo ds. Sarà sempre lì a dare fastidio".

Ultima domanda: lei che ha lavorato tanto con i giovani, che idea si è fatto sulle squadre Under 23? E soprattutto, lo scalino tra Primavera e professionismo è così grande? L’Under 23 può essere lo step giusto?

"Qualche anno fa scrissi per TuttoC proprio su questo tema quando nacquero le Under 23. Due cose non mi convincevano e continuo a non convincermene. Togliere posti in Serie C a piazze storiche e territoriali per dare spazio a squadre B senza vissuto e senza tifosi mi è sempre sembrato eticamente sbagliato e contrario alla crescita del movimento sul territorio. Si è sventolata la Spagna come modello, ma in quasi tutti i grandi campionati europei le Under 23 giocano campionati separati, non vengono inserite nei tornei professionistici. Detto questo, è innegabile che siano utili e funzionali ai club che hanno un settore giovanile davvero importante (Juventus, Atalanta su tutti). Ma quanti sono i club che possono davvero permetterselo e trarne beneficio reale? Pochi. Alla fine stiamo aiutando ulteriormente le grandi a danno delle piccole. Sul gap Primavera-professionismo: è enorme, quasi abissale. Non è solo tecnico o fisico. Si passa da un mondo in cui sei coccolato, protetto, dove spesso basta un genitore che “brontola” per ottenere spazio, a un altro in cui conti solo tu, la tua testa, la tua personalità, la tua capacità di reggere pressioni vere. Quando dicevo ai ragazzi della Primavera “è finito il settore giovanile, qui non manda più il papà” sembrava fossi cattivo, ma era la realtà. L’Under 23 può aiutare qualcuno, ma non risolve il problema strutturale: il passaggio resta traumatico e richiede soprattutto carattere oltre al talento".