A Salerno pessima direzione di Tona Mbei: che civiltà il popolo granata! Cittadella in basso? Nessuna sorpresa

Editoriale di oggi che si apre con un focus su quanto accaduto mercoledì sera allo stadio Arechi. Chi legge i miei approfondimenti sul mondo arbitrale ricorderà perfettamente quante volte ho bocciato l'operato del signor Tona Mbei, anche a Salerno protagonista di una prestazione pessima sotto tutti i punti di vista. Oltre ai singoli episodi (due gol annullati ai granata, un rigore generosissimo agli ospiti, ammonito Capomaggio che in realtà subisce fallo per primo), non hanno convinto nè la distribuzione dei cartellini, nè un atteggiamento molto poco collaborativo e dialogante contrariamente a quelle che sono le indicazioni dei vertici. Basti pensare che Maiuri, in sala stampa ha detto di essere stato espulso "per aver chiesto educatamente un confronto su una decisione che non mi aveva convinto. Mi ha detto che non voleva parlare con me". Pare che l'osservatore si sia intrattenuto a lungo con l'arbitro nel post gara bocciando il suo operato, ma il problema è a monte: com'è possibile una designazione del genere per una partita tra la capolista e una squadra reduce da una semifinale playoff? Tona Mbei andrebbe fermato, ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e la Salernitana ne esce penalizzata. Daniele Orsato, che ha ereditato il buon lavoro svolto da Ciampi, dovrebbe intervenire. L'errore umano fa parte del gioco e nessuno pensa alla malafede, ma qui ci sono in ballo risultati sportivi per società che investono milioni e sbagli del genere possono già compromettere un campionato. E si rifletta su questo benedetto FVS. Tempi di attesa biblici, pochissime immagini a disposizione e arbitro che comunque decide in base alla sua personale interpretazione e non rispetto a criteri oggettivi. E' solo una brutta copia di un VAR che, comunque, anche in A ha fatto disastri. Siamo dunque a cospetto di un bivio: o si torna all'antico senza tecnologia o si vada al monitor solo in presenza di chiari ed evidenti errori e con immagini nitide, chiare, riprese da più angolazioni. Viceversa sarà solo un continuo caos a danno di uno spettacolo che, in C, già di per sè non è sempre di alto livello. Un plauso va ai tifosi della Salernitana, quelli che il Ministro Piantedosi ha penalizzato con uno stop di 4 mesi alle trasferte per le intemperanze di pochi facinorosi dopo il caso Sampdoria che comunque grida vendetta. 11mila spettatori, di mercoledì pomeriggio, con la pioggia, dopo due retrocessioni di fila: chi garantirebbe numeri del genere? E, soprattutto, nessun atteggiamento fuori dalle righe al netto dell'arbitraggio disastroso e che avrebbe potuto indurre qualche esagitato a protestare in modo più plateale. Salerno, invece, non è andata oltre sacrosanti fischi, applaudendo la propria squadra e dandole una spinta enorme soprattutto nei momenti di difficoltà. Del resto è anche merito della gente se, ad oggi, la Bersagliera è capolista. Certo, aggrapparsi solo all'arbitraggio sarebbe riduttivo. L'organico è competitivo, ma non è la corazzata che Iervolino avrebbe avuto l'obbligo morale di allestire dopo un biennio calcisticamente parlando fallimentare e privo di grossi investimenti al netto di promesse fatte e mai mantenute al pari del presidente Milan. Ad oggi riteniamo che Catania e Benevento siano, per organico, superiori ai granata. Il tempo dirà. Proprio a Catania hanno fatto una scelta in parte impopolare, ma che fa riflettere, rinnovando il contratto all'allenatore dopo la sconfitta pesante di Cosenza e lo scialbo e fortunoso 0-0 col Sorrento. Giusta o sbagliata lo stabilirà il campo, ma è una decisione che fa scuola in questo calcio frenetico, poco equilibrato e in cui tanti parlano di progetto salvo poi stravolgere tutto a settembre e dopo i primi passi falsi. Del resto Toscano è uno che la C l'ha vinta più volte, l'ottima prestazione di Trapani è un punto di ripartenza fondamentale.
Un plauso anche al Casarano. La società fa bene a gettare acqua sul fuoco, ma la rosa è tale da poter puntare ai playoff. Celiento in difesa, Maiello in mediana, il tridente Chiricò-Malcore-Millico avanti e tanti giovani affamati spinti da una piazza carica a mille: vincendo domenica si porterebbero a -1 dalla vetta e, per quanto mi riguarda, non sarebbe una sorpresa ma la conferma che il lavoro fatto bene porta sempre risultati. Male la Cavese, con Prosperi che rischia se non fa risultato a Monopoli, prima vittoria per un Siracusa generosissimo e che - non ce ne voglia il Potenza - meritava questa gioia dopo aver seminato tanto raccogliendo poco soprattutto a causa di una rosa corta e inesperta. Negli altri gironi complimenti al Lecco che, pur soffrendo contro un'ottima Pro Vercelli, vince ancora e si ritrova in vetta alla classifica: onore e merito a Valente, allenatore che ha fatto bene col Sudritol e che l'anno scorso, da subentrante, raddrizzò una barca che rischiava di affondare. Alla lunga i valori emergeranno e difficilmente i nerazzurri resteranno in vetta, ma c'è tutto per poter essere la mina vagante del raggruppamento settentrionale. Male, malissimo il Cittadella. Già l'anno scorso abbiamo visto una squadra lontanissima parente di quella che aveva scritto pagine di storia indelebili in B distinguendosi per attaccamento, spirito battagliero e gioco frizzante e propositivo. Consentiteci di dire, però, che il terzultimo posto attuale non ci sorprende più di tanto: in estate non ci sono stati grossi colpi, non sempre scovare giovani è politica che paga soprattutto quando hai l'obbligo di vincere e retrocedere dopo tanti anni di B è una mazzata sul piano psicologico. Iori è a rischio, condannato da un suo omonimo che ha consegnato a Troise la seconda vittoria su due alla guida del Lumezzane. Nel girone B, infine, mai così in difficoltà il Pontedera targato Menichini. Vale lo stesso discorso fatto per il Cittadella: ok la valorizzazione dei giovani e lo sguardo attento al bilancio, ma il livello si è alzato e senza investimenti importanti, alla lunga, si rischia di soffrire. Il trainer di Ponsacco, in carriera, ha compiuto diverse imprese sportive e salvarsi senza playout aggiungerebbe un altro "colpaccio" alla sua collezione. Bene l'Ascoli (ancora zero gol subiti), la Torres è invece lontana parente della squadra che ha sognato la B: Pazienza, ad oggi, non è riuscito a convincere e, dopo le negative parentesi di Avellino e Benevento, deve assolutamente cambiare passo.
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