Finalmente parla il campo, caso Campobasso senza precedenti. Pochi soldi e poche idee: quante squadre ancora incomplete

29.08.2022 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Finalmente parla il campo, caso Campobasso senza precedenti. Pochi soldi e poche idee: quante squadre ancora incomplete
TMW/TuttoC.com

Senza X e Y, con 60 squadre, in ritardo di qualche settimana ma a questo punto pazienza. Non diciamo che tutto è bene quel che finisce bene, perché altrimenti i tifosi di Teramo e Campobasso potrebbero giustamente lamentarsi, ma è bene che almeno sia finita. Più dei tribunali, le sentenze passeranno adesso in mano all'unico giudice che davvero ci interessa: il campo. Con le sue bellezze e le sue ingiustizie, pure le sue incoerenze - continuiamo a non capire la scelta su Alessandria e Piacenza - e ancora non il VAR, che una volta provato diventa difficile farne a meno. Ma è del campo che ci siamo innamorati, e stiamo per tornare ad assaporarlo in Serie C, con qualche certezza in più.

Il caso Campobasso - non lo definiamo caso Teramo, perché oggettivamente gli abruzzesi non hanno quasi mai avuto motivo di sperarci - rischiava di essere senza precedenti. Continua a esserlo perché, come avevamo scritto, la sospensiva inusualmente concessa dal Consiglio di Stato, dopo quattro gradi di giudizio a senso unico, aveva soltanto due significati possibili: vittoria del Campobasso o perdita di tempo. Si è rivelata la seconda, e alla fine un danno lo ha fatto comunque. Più di tutti, proprio ai molisani, che per inseguire una chimera adesso devono rincorrere la Serie D. E speriamo di ritrovare presto in C piazze così belle e importanti.

Senza precedenti, si diceva, perché se il Consiglio di Stato avesse dato ragione al Campobasso sarebbe saltato per aria tutto il sistema delle licenze nazionali. Non tutti se ne sono accorti, ma in questo caso si è giocata buona parte della tenuta del sistema calcio italiano. È vero che in questo caso si trattava di poca roba a livello economico e di una società sana, ma se la sostanza prevale sulla forma che senso ha fissare scadenze e termini? Tanto - ripetiamo, non c'entra il Campobasso, è un ragionamento generale - prima o poi tutto si paga. Con un discreto sospiro di sollievo per FIGC e Lega Pro, non è stato così. Brutto, va detto, usare questi termini per definire una vicenda tragica a livello sportivo per una tifoseria.

Si può imparare? Certo che sì. Si deve. Anticipare i criteri delle licenze nazionali: è più facile sbagliare se arrivano quasi a fine campionato. In futuro, peraltro, i vertici di FIGC e Lega Pro sanno che si dovranno aspettare tutti i gradi di giudizio, e qui si apre un punto focale: chi definisce frettoloso il ripescaggio di Fermana e Torres, lo fa col senno di poi. Aspettare che si pronunci il Consiglio di Stato vuol dire dover aspettare almeno inizio settembre per far partire i campionati. Si può fare, per carità, ma non è proprio auspicabile. Chissà se questa storia sarà utile almeno per far cambiare qualcosa nei rapporti fra giustizia sportiva e ordinaria. Da ultimo, vedasi le parole di Sebastiani, sarà da capire se questa vicenda ha aperto davvero scricchioli nel rapporto fra alcuni club e la governance.

A ogni modo, lasciamocela alle spalle. Arriva il campo si diceva, ma prima deve finire il mercato. Unito lato positivo di tutta questa storia, la Serie C eviterà il pasticciaccio della A, dove due partite si svolgeranno a 45 minuti dalla chiusura del calciomercato. A proposito di inediti, saremmo curiosi di vedere un giocatore iniziare il riscaldamento con una squadra e poi giocare la gara con l'avversaria di turno. Difficile, ma osiamo sperarci. Quanto alla Serie C, colpisce il numero di squadre palesemente incomplete a quattro giorni dalla chiusura della sessione estiva. Succede sempre, che ci si riduca agli ultimi giorni. Forse per pochi soldi o forse per poche idee, la sensazione è che non sia mai avvenuto come quest'anno.