Giovani a 20 anni: succede solo in Italia. Il campionato Primavera fa concorrenza alla C? Giustizia sportiva e presunte combine: finale amaro, estate di fuoco

01.05.2023 00:00 di Ivan Cardia Twitter:    vedi letture
Giovani a 20 anni: succede solo in Italia. Il campionato Primavera fa concorrenza alla C? Giustizia sportiva e presunte combine: finale amaro, estate di fuoco
TMW/TuttoC.com

"Vogliono alzare l’età della primavera a 20 anni. La gente a quell’età ha due figli". Sorvolando sulla seconda parte, ché in Italia due figli non li hanno molte coppie di quarant'anni e figuriamoci a venti, Massimiliano Allegri ha tuonato così contro la riforma del campionato Primavera ed è difficile dargli torto. Per chi si fosse perso le ultime puntate, negli scorsi giorni la Lega Serie A ha introdotto diverse novità. La prima, fortemente voluta dall'AIC che avrebbe gradito numeri simili anche tra i grandi, introduce anche in Primavera la regola che obbliga a schierare calciatori formati nei vivai: da 5+5 a 10+10 nel giro del prossimo triennio. La seconda, ed è quella su cui si è soffermato il tecnico della Juve, punta ad alzare l'età dei partecipanti al campionato "giovanile" da Under 19 a Under 20. Fosse così già oggi, vorrebbe dire che in Primavera potrebbero essere regolarmente schierati non soltanto alcuni 2003 - che per la cronaca in Europa già giocano titolari in top club - ma persino dei 2002. Gente che altrove è considerata più che matura da un paio di stagioni.

Ma che senso ha? È l'unica domanda che viene da porsi. Se da un lato sulle seconde squadre si naviga ancora a vista - e in Federazione forse ci si aspettava un'accelerazione in tal senso - il campionato Primavera invecchia anziché ringiovanire. Così rischia di diventare un doppione di bassa qualità della Serie C, che da qualche anno, oltre all'inevitabile territorialità che rappresenta, ha nella sua mission l'obiettivo di farsi serbatoio per i giovani del futuro. Così si va indietro anziché avanti: un campionato che sarebbe da abolire per come è strutturato attualmente, pieno di ragazzi che evidentemente non sono ritenuti all'altezza di confrontarsi coi professionisti, va nella direzione opposta a quella che lo dovrebbe giustificare. Una Primavera di ventenni a chi serve? Forse agli allenatori che la trattano come un campionato in cui vincere, e non formare, ha un qualche senso. Oggi, del resto, funziona così. Qualche talento interessante, una stragrande maggioranza di giocatori giudicati - a torto o a ragione - non pronti per confrontarsi col mondo dei professionisti quando all'estero lo sarebbero, una serie di tecnici che pensano alla propria carriera del futuro e non al delicatissimo ruolo che avrebbero. A costo di essere ripetitivi, si fatica a comprendere il senso della struttura attuale, figuriamoci quello di una riforma "invecchiante".

I playoff sono rimandati e manderanno in campo le big ferme da un mese, i playout partono ma con una serie non indifferente di spade di Damocle. E persino il sospetto - meglio, la denuncia - di una combine al termine della regular season. Andiamo bene. Se la scorsa estate era stata relativamente tranquilla, quella a venire si preannuncia discretamente agitata. Di tutta la vicenda, colpiscono le tempistiche della giustizia sportiva, che (senza entrare nel merito della vicenda Juve) sta pesantemente condizionando il campionato di Serie A e ora pure quello di Serie C. Finisce il campionato e arrivano i deferimenti, mentre alcuni ricorsi sono ancora da trattare. Come se si andasse a due o tre velocità diverse. Risultato: il tifoso non capisce più molto, grida al complottiamo e alla fine si disamora. Non proprio l'obiettivo da augurarsi.