Il calcio che fa bene al Paese. Bastano una settimana e due casi a macchiarne l'immagine

Fino a prova contraria, in Italia vige la presunzione di non colpevolezza. Ragion per cui, la premessa è necessaria, tutti i protagonisti delle vicende che hanno interessato la Serie C - e non solo quella - negli ultimi giorni sono da considerarsi innocenti fino a prova contraria. Di fronte a determinate notizie e a certi provvedimenti, d’altra parte, non si può rimanere certo indifferenti. In una settimana, la Lega Pro è stata travolta dal tintinnio delle manette, tornate di moda come ha scritto Bargellini su queste pagine pochi giorni fa. Al caso Virtus Verona di qualche tempo fa si sono infatti aggiunti in rapida successione Pro Patria e Teramo. A latere, ovviamente, l’indagine sulla Juventus, anche Under 23. Tutte vicende molto diverse, è bene chiarirlo. Ma per il famoso osservatore esterno purtroppo non fa molta differenza. Come si concluderanno? Non possiamo saperlo oggi.
Quello che si può già dire è che sono storie che, comunque andranno a finire, macchiano l’immagine di un campionato che la sta faticosamente - e con successo - ricostruendo. Da questo punto di vista è un vero peccato, perché la Serie C non merita certo di essere raccontata soltanto come un campionato visto attraverso i resoconti dei tribunali, sportivi e non, che hanno visto protagoniste alcune delle sue società nel recente passato. Però va così, troppo spesso. Più che il calcio che fa bene al Paese, lo slogan scelto in via Jacopo da Diacceto, è in questo il calcio che rispecchia il Paese, che ne offre uno spaccato quanto più vicino alla realtà. Normale, se vogliamo: in un campionato da sessanta squadre, molto eterogenee fra di loro, è fisiologico che la possibilità di vedere accadere qualcosa di “strano” sia più alta.
Colpisce, è innegabile, che nei casi Pro Patria e Teramo la notizia delle indagini, e dei provvedimenti che ne sono conseguenza, sia arrivata a stretto giro di posta dopo le rispettive acquisizioni. Una domanda è inevitabile: possibile che chi vendeva non ne sapesse nulla? In qualsiasi altro settore sarebbe inimmaginabile, nel pallone chissà. Per fortuna ci sono le regole: quelle approvate per il passaggio di quote superiori al dieci per cento del pacchetto azionario consentono di intervenire. Il tema, semmai, è che sotto determinati aspetti non basta che lo facciano “dopo”. Può sembrare secondario, ma non lo è: a quel punto il colpo d’immagine c’è stato e in questi casi è quasi sempre senza ritorno. Brutto da dirsi, ma delle successive assoluzioni o simili - se ci saranno - non interesserà mai nulla a nessuno. Così, se è ovviamente complicato anticipare e parare tutti i colpi - forse impossibile - bisogna essere consapevoli che le toppe non coprono mai perfettamente il buco. Tanto più che in un caso specifico - quello del Teramo - il sospetto che si potesse intervenire a monte non ce lo toglie nessuno.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 7/2017 del 29/11/2017
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore Responsabile: Ivan Cardia
© 2025 tuttoc.com - Tutti i diritti riservati
