Il calcio italiano deve riprendersi. Il futuro è nella riforma dei campionati. La Lega pro, in autonomia, ha facilitato un percorso. I play off di Serie D. Poco spazio per i ripescaggi

Il calcio italiano, relegato a mansioni di “gregario”, arranca con fatica, in fondo al plotone. Una similitudine certamente presa a prestito dal ciclismo. Una immagine calzante e che rende perfettamente l’idea di come, negli ultimi anni, il nostrano “pianeta” del pallone sia regredito. Notevolmente e negativamente. Ci hanno superato tutti. Non abbiamo più talenti. I top player alloggiano sempre altrove. Non abbiamo più risorse economiche. Per sopravvivere i nostri club debbono sempre alienare i pezzi migliori. Nella pancia della grave crisi economica che ha coinvolto l’ imprenditoria di tutto il territorio nazionale, paga dazio anche l’ industria del calcio. Da troppo tempo si va alla deriva senza una idonea programmazione.
Occorrono regole nuove. La necessità di una sana ristrutturazione generale emerge in tutta la sua gravità.
Il Consiglio Federale, di prossima convocazione, è chiamato ad assumere decisioni fondamentali in proiezione futura . La prima, la più importante, riguarda, indubbiamente, la riforma radicale dei campionati. Nella composizione degli organici e nel meccanismo delle promozioni/retrocessioni. Un nuovo format per serie A e cadetteria. A pioggia saranno, inevitabilmente, coinvolte Lega Pro e Dilettanti. Salire di categoria, nel futuro prossimo, diventerà più difficile. La tutela finanziaria di tutti sarà, in ogni caso, protetta e salvaguardata da interventi finanziari mirati.
Di certo gli organici, di tutte le categorie, dovranno essere ridotti.
In questa ottica la Lega Pro ha precorso i tempi. Tra le pieghe della riforma che decollerà il prossimo luglio, emerge un dato contabile, confortante, che la dice lunga sulle sane scelte della politica di gestione. Voluta dai vertici della terza serie. In due sole stagioni si è passati dagli oltre 120 punti di penalizzazione, comminati per inadempienze regolamentari, ai 17, minimo storico, inflitti nella stagione ancora in corso. Un segnale importante sullo stato della generale salute finanziaria della categoria.
Uno stato che ben si dialoga con l’autonomia organizzativa ed amministrativa, rispetto al Consiglio Federale, della quale si è dotata la Lega Pro per il raggiungimento delle proprie finalità.
In quella ottica ci si proietta inevitabilmente sulle attività riguardanti il fine stagione (play off e play out) e gli obblighi regolamentari connessi all’iscrizione al campionato della prossima stagione.
Tante Società confidano su di un ipotetico ripescaggio. I play off di serie D creano confusione nella testa di molti addetti. La conoscenza delle norme è approssimativa in diversi “dirigenti”.
Attualmente risulta disponibile un solo posto. Quello lasciato vacante dalla Nocerina (radiata) spetta di diritto ad una retrocessa dai professionisti. Più di un dubbio aleggia sulla solidità delle retrocesse dalla serie B. Solo la Juve Stabia appare in grado di superare l’esame degli Organi di controllo. Reggina e Padova sono tra coloro che stan sospesi. In Lega Pro qualche sussulto può avere la Pro Patria, ma il patron Vavassori alla fine provvederà, come consuetudine, all’ iscrizione.
La forbice, per le società di serie D che sperano di essere ripescate è quindi, realisticamente, molto stretta. All’ uopo, in attesa che il Consiglio Federale faccia le proprie scelte alla fine di luglio, occorre mettere sul tavolo una cifra importante (1,5 milioni di euro). Corredata da un serio e dettagliato progetto industriale.
A nulla serve lo squallore comportamentale di alcuni “personaggi”. Ho ascoltato, in quel senso, millantare agganci (falsi) con i tenutari del “Palazzo”. Frutto di una puerile mentalità provinciale, che ha già affossato la Lega dilettanti. Il calcio minore, purtroppo, è fatto anche di queste situazioni.
Situazioni che vanno eliminate. Proprio per questo in un paio d’anni ci potremo ritrovare con un campionato di terza serie riveduto e corretto. Ma ancora più solido.
Due soli gironi a venti squadre. Utopia? Tempo al tempo…
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