Il vento di un club fantasma soffia sulla Serie C. La nuova specialità DOC italiana: i professionisti del fallimento

Il vento di un club fantasma soffia sulla Serie C. La nuova specialità DOC italiana: i professionisti del fallimentoTMW/TuttoC.com
lunedì 4 agosto 2025, 00:00Il Punto
di Ivan Cardia

Forte come la bora che abitualmente spazza Trieste, in Serie C soffia il vento di un club fantasma (probabilmente non l’unica) che non fa dormire sonni tranquilli in vista della stagione alle porte. Il raduno della Triestina, convocato, sconvocato, rinviato a data da destinarsi, fa assumere a tutta la vicenda i contorni della farsa. Non ci esponiamo sul rispetto della scadenza del 1° agosto, ma più passano le ore e più diventa inspiegabile la decisione di provare ad andare in fondo nonostante tutto.

Non iscriversi - e non vale solo per la Triestina -, come il presidente Marani aveva chiesto di fare (sia in assemblea sia mediaticamente) alle squadre in difficoltà, avrebbe avuto molto più senso. A 12 giorni dalla prima stagionale (in Coppa Italia di Serie C con l’Arzignano), il futuro è una terra straniera. Arrivati a questo punto - e per carità la speranza è quella di sbagliarsi, che tutto cambi, che non sia sicumera ma sicurezza di poter sostenere la stagione in modi al momento inintelligibili - un eventuale passo indietro resta sarebbe anche tardivo per il resto di un campionato, che sconta difficoltà sistemiche e la scelta di non stringere davvero i controlli. Ci torniamo nel poscritto.

Lontano da Trieste (dove i problemi sono altri), i giorni di avvicinamento all’avvio della stagione - intendiamoci: in C ci sono un sacco di cose belle e ottime notizie da raccontare, su TuttoC lo facciamo quotidianamente - segnalano, qui e lì, anche qualche volto. Ci piace chiamarli i professionisti del fallimento DOC, sembra una specialità tutta italiana. Non facciano nomi, cognomi, club: chi segue le cronache della C sa che ci sono una serie (venti? Forse di più, forse di meno) di grandissimi professionisti, che spuntano quando le cose sembrano andare male e hanno la sfortuna di salutare solo quando sono andate malissimo. Mica colpa loro, ci mancherebbe altro: saranno le cavallette. Sta di fatto che, quando senti puzza di bruciato e li vedi arrivare, intravedi pure l’incendio. Allacciamo le cinture.

PS. Non abbiamo molto da aggiungere, purtroppo. Potremmo dire che in estate si potevano stringere i controlli, come aveva chiesto (forse fuori tempo massimo, per carità) la Lega Pro, e non è stato fatto. Che la Serie C non è il problema, ma un sistema calcio che non sta in piedi, nonostante qualche segnale di ripresa economica evidenziato dall’ultimo ReportCalcio federale. Che la riforma è una chimera, una parola vuota che da troppo tempo non ha significato né conseguenze. Che tutte le buone intenzioni di questo mondo si scontrano con la sindrome nimby del nostro pallone: fate quello che volete, ma non nel mio orticello. E lo spirito di sistema, spesso invocato anche da noi, ancora non si vede all’orizzonte. Potremmo dire tutto questo e altro, ma sono cose vecchie e stravecchie. Il problema di fondo non è nemmeno la ricetta giusta, ma che per ora non pare ci si stia nemmeno lavorando, quantomeno non con spirito di gruppo, e questo è colpa di tutti. È difficile fare qualcosa, vero. Ma se non lo faremo saremo tutti giudicati.