La Lega Pro ascolta Gravina e sceglie Marani come nuovo presidente. Adesso però serve proporre un programma vero per il futuro

10.02.2023 00:00 di Luca Bargellini Twitter:    vedi letture
La Lega Pro ascolta Gravina e sceglie Marani come nuovo presidente. Adesso però serve proporre un programma vero per il futuro

And the winner is… Matteo Marani. Come la più banale delle serie tv del quale si intuisce il finale fin dalla seconda puntata l’elezione del nuovo presidente della Lega Pro è andata secondo le attese. L’ex volto di SkySport ha portato a casa un successo senza mezze misure contro il vicepresidente uscente Marcel Vulpis. 39 a 15 dicono i dati ufficiali del voto, con 2 schede bianche, 2 nulle e una società assente (Arzignano Valchiampo). Quanto emerso dalla Sala d’Onore del CONI è un qualcosa che, seppur atteso, risulta assolutamente importante per il futuro della Serie C. Oltre che al supporto del presidente federale Gabriele Gravina il nuovo numero uno di Via Jacopo da Diacceto ha incassato il sostegno della maggioranza dei club. Una piattaforma di consenso sulla quale iniziare a lavorare concretamente su proposte che vadano al centro dei problemi solamente elencati nel programma elettorale stilato in campagna elettorale (come fatto anche da suo rivale ad essere sinceri).



Sostenibilità economica, diritti tv, impiantistica, format e seconde squadre sono solo alcuni dei nodi da sciogliere nei prossimi mesi, trovando anche quella sintonia e comunione d’intenti anche con le altre due leghe professionistiche. Una chimera per chi lo ha preceduto. Una speranza per chi vive il mondo della Lega Pro con passione e attenzione. E nell’elencare i drammi di questo movimento potremmo andare avanti per ore. Adesso, però, non è il momento delle nostre parole, ma dei fatti della nuova governance della Lega Pro.

Quindi non ci resta che fare un enorme in bocca al lupo a Marani, al suo staff con la speranza che sappia comprendere davvero il mondo nel quale ha scelto di entrare di sua spontanea volontà. Il mal voluto, come dice un vecchio adagio, non è mai troppo.