MEGLIO TARDI CHE MAI? NO, TARDI E' TARDI. E NONOSTANTE IL REGOLAMENTO EMANATO, NON SI PUO' ANCORA PARLARE DI CAMPO... MATERA, PRO PIACENZA: QUINDI?

Nata nello stesso anno dei "Simpson", pensando che questo non sia un caso.
Collaboratrice di TuttoC.com e TuttoMercatoWeb.com, se capita anche in radio e tv. Appassionata di calcio, quello vero.
07.02.2019 00:00 di Claudia Marrone Twitter:    vedi letture
MEGLIO TARDI CHE MAI? NO, TARDI E' TARDI. E NONOSTANTE IL REGOLAMENTO EMANATO, NON SI PUO' ANCORA PARLARE DI CAMPO... MATERA, PRO PIACENZA: QUINDI?

Si proietta verso i quarti di finale la Coppa Italia Serie C, con L.R. Vicenza Virtus, Gozzano, Monza, Pisa, Trapani, Imolese e Potenza che, assieme alla vincente di Teramo-Ternana (gara che slittata a seguito della sospensione, causa maltempo, di Viterbese-Ternana, match dei sedicesimi che si è concluso appunto ieri), proseguiranno la competizione parallela al campionato che regalerà un posto importante ai playoff. Perché, come è noto, è stato stilato il regolamento dell'attuale stagione di Serie C, e la vittoria della Coppa, come già accaduto lo scorso anno, darà modo alla vincitrice di subentrare nel mini torneo per la lotta alla Serie B – ufficializzata a 20 squadre – in fase già avanzata. Sarebbe davvero bellissimo potersi concentrare sul campo, parlare nel dettaglio dei match, vedere il Pisa che è tornato alla vittoria o la Carrarese che non sa più vincere, la Pro Vercelli che cade per mano di un rinnovato Monza o l'AlbinoLeffe sempre più in crisi. Ma questo non è possibile, perché sulla terza serie pende la mannaia delle esclusioni dal campionato. E da quel pensiero non si scappa.



Come è noto, era attesa ieri, nella sostanza, la revoca dell'affiliazione alla Federazione di Pro Piacenza e Matera, che da tempo stanno rinunciando a giocare per un motivo o per l'altro, ma il silenzio ha regnato sovrano, niente è emerso: e si rischia quindi di arrivare a un'altra delirante domenica di calcio, anche se magari, in giornata, qualcosa accadrà. O meglio: deve per forza accadere, di tempo non ce n'è più. Non solo, in ballo ci sono anche le situazioni di Cuneo e Lucchese che per salvarsi (avrei voluto tanto usare un'altra espressione ben più efficace, ma su di me pende la mannaia del mio direttore, ma anche la promessa fatta in un precedente editoriale sul dire meno parolacce) dovranno pagare una salata multa di 350mila euro, che grava clamorosamente su una situazione già precaria. I piemontesi per il momento navigano, in terra toscana si possono benedire il DS Obbedio e mister Favarin, che stanno mandando avanti la baracca, insieme a una squadra con i controc******i (parolaccia censurata!), più con la forza della disperazione che con altro. E attendo adesso al varco quelli che mi hanno sottolineato, probabilmente non capendo neppure l'essenza di un mio precedente pezzo (lo allego, per chi avesse voglia di leggerlo, QUI), che mister Favarin, non va affatto beatificato, anzi, ma neppure messo al rogo che nemmeno Giovanna D'Arco a inizio dello scorso millennio. Come noto, l'allenatore della Lucchese è stato squalificato fino al 30 giugno per una testata rifilata al vice allenatore dell'Alessandria Mancino, a seguito di un acceso battibecco nato tra i due condito anche da sputi, ma a questo, stando a quando ha riportato poi il referto del giudice sportivo, si sono aggiunte anche “espressioni blasfeme” e invito “a un proprio calciatore a "spaccare le gambe" ad un avversario"; gesti condannabili, giusto aver punito il tecnico, ma gesti che nascono dalla frustrazione che la situazione nata in casa Lucchese, dove dei professionisti non sono messi nelle condizioni di lavorare, ha portato. E, come già detto, ho la sensazione che la punizione comminata a Favarin sia stata una sorta di punizione trasversale per un club che, se analizzato ai vertici, merita una sanzione forte e diretta. Perché, indipendentemente dal loro nome, le proprietà che fanno la voce grossa con i più deboli, non mettendo i propri dipendenti in idonee condizioni di lavoro mentali e fisiche, hanno scocciato: sono il male del calcio. Ma sia chiaro: tutto questo non vuole dire difendere Favarin. Vuol solo dire provare a capire, che è ben diverso da assolvere. Non vestire i panni della vittima più vittima delle altre non significa esaltare e giustificare il carnefice (magari anche meno carnefice di altri), significa solo analizzare a distanza i fatti, andando anche oltre, visto che alle volte le origini di certe azioni esistono. E non sono solo colpi di testa... più o meno figurati.

La commissariata FIGC, però, preferì ignorare quanto denunciato dall'allora presidente della Lega Pro Gabriele Gravina, che adesso, a capo della Federazione, ha ripristinato l'ordine, che si avrà però solo dalla prossima stagione, non prima. Non per colpa sua, e neppure per causa di Francesco Ghirelli, ora numero uno della terza serie, al tempo segretario generale della stessa. Meglio tardi che mai, si dice. No, tardi è tardi.