Se il sesto stadio italiano di proprietà è in Serie C. Caso Salernitana, la forte tentazione di chiedersi: se non ora quando?

Se il sesto stadio italiano di proprietà è in Serie C. Caso Salernitana, la forte tentazione di chiedersi: se non ora quando?TMW/TuttoC.com
lunedì 20 dicembre 2021, 00:00Il Punto
di Ivan Cardia

Ha detto bene il presidente Ghirelli. Quello di martedì sarà un giorno che entrerà nella storia del calcio italiano, e non solo della Serie C. L'Albinoleffe "tornerà" a casa, nel senso che finalmente potrà giocare la sua prima partita nel nuovissimo Stadium di Zanica. Un impianto unico, perché in terza serie sarà il primo di proprietà del club di riferimento. È soltanto il sesto, in Italia. Quattro sono in A: li hanno Juventus, Atalanta, Sassuolo e Udinese. In B, c'è il Frosinone. Ora, appunto, la Serie C grazie all'Albinoleffe: siamo indietro, e il fatto che la sesta tappa di un percorso arrivi in Lega Pro - per quanto la cosa possa fare piacere a chi segue quotidianamente la categoria - è abbastanza emblematico di quanto siamo indietro. 

Chapeau all'Albinoleffe, chapeau alla Serie C. Si dirà che a Zanica è più facile costruire che a Roma. Che i costi sono ovviamente diversi. Tutto vero, tutto giusto, per carità. Però non era affatto scontato ed è successo. Grazie al lavoro della società e grazie al lavoro della Lega, che sul tema degli impianti ha una sensibilità encomiabile. È la storia migliore di questa stagione, che su e giù per lo Stivale qualche caso ce lo sta regalando. È questo il bello della Serie C di quest'anno, unito ai talenti che - penso a Moro, Berti, Surricchio, Angeli e via dicendo- il campionato sta lanciando. Su questi fatti, credo, si dovrebbe basare anche la narrazione che questa categoria vuole fare di se stessa: la storia della società seriana, che parte da lontano e arriva dove tanti club più grandi non sono arrivati, dimostra che anche in Italia, anche in Serie C, si possono fare opere concrete. Basta essere seri, e voler davvero costruire uno stadio. Il futuro è quello lì, non altro.

In Serie A, intanto, si consuma la tragicommedia della Salernitana. Materiale su cui riflettere, considerato che un caso spinoso lo stiamo coltivando in C, dove il Bari si avvicina - con merito - alla promozione nel campionato cadetto. Negli scorsi giorni avete letto anche di questo sulle nostre pagine, con punti di vista differenti. Il mio, che non vale più di altri, è chiaro da tempo: le multiproprietà non devono esistere, non siamo pronti a gestirle, da nessun punto di vista, e anche se lo fossimo non sarebbe mai regolare un campionato nel quale possano correre due squadre dello stesso proprietario. Vedremo come andrà la battaglia legale dei De Laurentiis, intanto c'è un altro aspetto. Con la possibile - improbabile? - esclusione  della Salernitana dal massimo campionato, in molti si chiedono perché non accelerare l'inevitabile processo di riforma. Se la Serie A si chiudesse a 19 squadre, del resto, si potrebbe congegnare un meccanismo per ridurre a 18 l'anno prossimo, e così via. Una sorta di se non ora quando che ha la sua ragion d'essere, ma ovviamente non avverrà: non si cambiano le regole in corsa, e ha ragione chi dice che non si cambiano neanche per il domani, ma per il dopodomani. Altrimenti ognuno pensa ai suoi interessi spiccioli. Però tutte queste storture partono da un problema di fondo: il format va ritoccato, ma il primo intervento da fare è quello su un calcio pachidermico formato da cento squadre professionistiche - e non si parla solo di C, ma delle tre leghe nel loro complesso considerate - che non sta più in piedi dal punto di vista economico. Si rischia di essere ripetitivi, ma si torna sempre lì.