Unpopular opinion: la critica alle seconde squadre è il classico vizio all’italiana. Ma ci sono cose da sistemare

“Le seconde squadre sono la morte del campanilismo”. Così Maurizio Sarri si è aggiunto alla folta schiera - ci sono anche tanti lettori di TuttoC, mi dispiace non condividerne il pensiero - che critica una delle poche novità funzionali (e funzionanti) della storia recente del calcio italiano. Da quando sono nate, le squadre B non attirano le simpatie degli appassionati duri e puri: tolgono spazio alle realtà di provincia, non hanno una base di tifosi, servono solo alle grandi.
Peccato che funzionino. Per tutti, mica solo per le grandi. Quanto a queste ultime, basterebbe farsi un giro nei bilanci della Juventus: da quando esiste, la Next Gen è di fatto la principale fonte di entrate - virtuosa - della società bianconera. L’elenco dei giocatori cresciuti e ceduti altrove è lungo, ma ci sono anche ottimi elementi (Yildiz su tutti) passati dalla seconda squadra e oggi protagonisti in prima. C’è il tema dei giocatori nazionali, ma ci arriviamo. Le seconde squadre funzionano anche per la Serie C nel suo complesso: grazie al contributo maggiorato, sono un grosso supporto economico alla terza serie, e questo non va dimenticato. Quanto ai tifosi, la questione della quantità è onestamente molto discutibile: ci sono piazze “storiche” che hanno ancora meno seguito. E, intendiamoci, hanno tutto il diritto di competere, ma non prendiamoci in giro. Altrettanto opinabile l’idea che “rubino” spazio: tre su sessanta non possono essere davvero un problema. L’impressione è che criticarle corrisponda a un vizio molto italiano: la novità non piace, e allora ce la si prende con tutto, anche con le cose nuove che vanno bene.
Ci sono cose da sistemare, questo sì. Quanto al numero: tre non sono troppe, ma un limite va messo, specie se come sembra ci sono altre società pronte a tuffarsi nell’esperienza. Soprattutto se i club di C dovessero essere in un futuro meno di sessanta: la Lega Pro ha dato e confermato, a negli anni una grandissima disponibilità - per esempio, non si può dire lo stesso della B - e questa è una cosa che non può esser sottovalutata. Allo stesso tempo, per quanto sia complicato intervenire per favorire i giocatori italiani, al momento sono servite molto al sistema dei club, ma ancora troppo poco alle nazionali. Sono dettagli (o qualcosa in più) da sistemare, ma non tali da mettere in discussione il sistema. Più che altro, delle parole di Sarri, condividiamo la critica al campionato Primavera: a oggi è pieno di giovani vecchi e allenatori che cercano vittorie anziché talenti. Forse converrebbe partire da lì.
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