INTERVISTA TC - Giovannini: "Pontedera, non c'era più unità di intenti"

15.05.2022 07:30 di  Raffaella Bon   vedi letture
Paolo Giovannini
TMW/TuttoC.com
Paolo Giovannini

Dopo dieci anni è arrivata al capolinea l'avventura al Pontedera di Paolo Giovannini: il dirigente ha risolto il suo contratto con la società granata nella giornata di mercoledì 11 maggio per poi essere annunciato l'indomani quale nuovo direttore generale dell'Arezzo. Dopo la cessione del club granata sono passati però diversi giorni prima che l'addio venisse ufficializzato, proprio perché anche la nuova proprietà ha spinto per proseguire insieme a Giovannini, nella speranza di potergli far cambiare idea rappresentando una garanzia il potersi affidare alla sua esperienza, ma le motivazioni dell'oramai ex dg partivano da lontano ed è stato quindi irremovibile nella sua decisione di addivenire alla risoluzione. A bocce ferme Giovannini è quindi intervenuto ai microfoni di TuttoC.com.

Direttore, alla fine è giunto l'addio.
"In questo momento c'è un clima diverso dai miei primi 7-8 anni. Poi questo non so se dipenda da un certo appagamento relativo ai risultati sportivi ottenuti, ad alcune scelte sbagliate societarie o all'avvicendamento della proprietà, io non lo so, ma non c'è più quel clima. L'unità di intenti tra città, tifoseria, amministrazione comunale, direttore ed allenatore valgono molto di più di qualsiasi scelta tecnica. Sono cose che possono accadere, ma quando vengono meno è giusto ritrovarle altrimenti il risultato sportivo può venire meno. La salvezza è stata importante e più sudata perché sono cambiate anche le metodologie di lavoro. A febbraio-marzo solitamente avremmo già iniziato a prolungare i contratti ai giocatori, cosa che non è avvenuta perché si sentiva nell'aria la possibilità di cambiamenti societari e per non lasciare situazioni pesanti non sono stati proposti i rinnovi. E queste cose la squadra le ha avvertite, ritrovando con più difficoltà le motivazioni in settimana. Allo stesso modo lo hanno capito i tifosi che si sono allontanati. Il clima, a lungo andare, non ci ha permesso di ottenere i risultati ottenuti precedentemente. Questa mia stanchezza mi ha portato a prendere questa decisione".

Era finito un ciclo.
"Sì, ma io direi che è finita l'unità d'intenti che non c'era più negli ultimi due anni. Ho fatto degli errori che ho riconosciuto di cui ho chiesto scusa. Alcune scelte sono state comunque fatte anche da difficoltà societarie: sono sempre convinto che il Pontedera aveva anche bisogno di liquidità".

In questi dieci anni cosa lascia?
"Lascio rapporti interpersonali straordinari, soprattutto con quelle persone che sono 10 anni che sono con me. La segretaria Giulia, Ivan Maraia, Dettori, Caponi... quando stai 10 anni con delle persone con cui vivi più tempo che con tuo figlio e con loro trascorri momenti belli e difficili, lasci amicizie e stime reciproche. Abbiamo superato momenti di difficoltà tutti insieme e queste amicizie non finiranno mai, tra di loro anche alcuni esponenti della società. Sono rapporti che rimarranno perché i momenti di difficoltà non li hanno mai scalfiti".

Arezzo come nasce?
"Sapendo che Maraia non rinnovava, che il Pontedera non faceva rinnovi ai giocatori, è subentrata la possibilità che ci fosse un nuovo ciclo e questo fosse chiuso. Nei vari contatti, nelle varie telefonate, la piazza di Arezzo - indipendentemente dalla categoria - non poteva non essere presa in considerazione. Già nelle prime telefonate è scattata empatia: mi sono sentito voluto fortemente già dall'inizio, nonostante sia loro sia io abbiamo continuato a fare altri incontri. Mi sono sentito la persona che avrebbe potuto aiutarli a venir fuori dal clima di incertezza".