Intervista TC

Picerno, Summa: "Legato alle mie origini, vestire questa maglia è un orgoglio"

Picerno, Summa: "Legato alle mie origini, vestire questa maglia è un orgoglio"TMW/TuttoC.com
Oggi alle 15:00Interviste TC
di Laerte Salvini

C’è chi rincorre i sogni lontano da casa, e chi li costruisce passo dopo passo dove è nato. Elia Summa è il simbolo più autentico della "lucanità": cresciuto nel vivaio del Picerno, oggi è titolare in Serie C con la maglia della sua terra. Orgoglio, sacrificio e appartenenza lo hanno reso un punto fermo rossoblù, blindato fino al 2028 per guidare tra i pali il nuovo corso del collettivo lucano. Il portiere classe 2003 si racconta in esclusiva ai microfoni di TuttoC.com 

Cosa ti ha spinto a sposare il progetto a lungo termine e a vivere un’altra stagione con la maglia del Picerno?

"Picerno per me è casa. Il paese e la squadra mi hanno cresciuto, ormai è tanto tempo che sono qui. Sentivo di dover fare ancora un altro passo, di continuare un percorso con il direttore e con tutto l’ambiente. Sicuramente la bontà del progetto mi ha spinto a rinnovare. Il direttore ha molta fiducia in me, mi reputa un grande giocatore, e questo mi fa davvero piacere."

Pensi che la prossima possa essere la stagione della consacrazione?

"Io non ho l’assillo di consacrarmi. Pretendo molto da me stesso, voglio fare bene, ma non vivo con quell’ansia. A Picerno si lavora bene e sono sicuro che faremo una grande stagione, perché il mister (De Luca ndr) è preparatissimo. Anche l’anno scorso ho avuto molto spazio, sono sereno e cerco ogni giorno di migliorarmi, di limare ogni dettaglio rispetto alla stagione precedente."

Hai citato il nuovo allenatore, Claudio De Luca che conoscevi già come vice. Già nella vecchia veste si intravedeva la voglia di emergere?

"Sì, assolutamente. Il mister ha alle spalle tanti anni di esperienza come capo allenatore, quindi non gli manca certo la preparazione. È vero, questa è la sua prima esperienza tra i professionisti, ma sono certo che farà bene. È molto meticoloso, studia l’avversario con attenzione, non lascia nulla al caso, prova ogni cosa in allenamento con tutti gli interpreti a disposizione. Già da vice lavorava così, figuriamoci ora da primo allenatore."

Hai vissuto tutta la crescita del Picerno e il consolidamento tra i professionisti. Oggi, quale passo ulteriore si deve compiere come squadra e come realtà?

"Secondo me l’AZ Picerno è una realtà destinata a crescere. Ogni anno vengono inseriti tasselli per migliorare quanto fatto in precedenza. Il direttore Greco ha le idee molto chiare. Questa è sempre stata una squadra con un’impronta di gioco ben definita, sapeva cosa voleva. Il campionato è difficilissimo e, per come ci esprimiamo ogni anno, è motivo di vanto per il paese fare sempre campionati di un certo spessore. Nonostante ciò, credo che si possa fare ancora meglio. Penso che uno step mentale, soprattutto per noi giovani in squadra, sia fondamentale. A Picerno si lavora benissimo, non abbiamo pressioni né da parte dei tifosi né della società. Ma proprio per questo è importante non abbassare la soglia di attenzione. È facile lasciarsi andare quando non ci sono pressioni. Invece è in questi contesti che bisogna pretendere ancora di più da se stessi e migliorarsi ogni giorno."

Hai vissuto anche la pressione della Serie D a Trapani. Che differenze hai notato quando sei tornato a casa?

"A Trapani ho percepito una città che vive di pane e calcio. Durante la settimana si respirava attaccamento e passione ai colori granata, senti la vicinanza dell’ambiente. Questo mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista mentale. Mi ha fatto crescere. È stata un’esperienza fondamentale e sono felicissimo di averla vissuta. Porterò Trapani sempre nel cuore, perché è un posto che mi ha dato tanto. Ho conosciuto persone splendide che sento ancora oggi. A quella città devo molto."

Summa a Picerno è un esempio di identità territoriale. Questa “lucanità” quanto è importante per te?

"Sono di Avigliano, un paese vicino Potenza. Ho iniziato lì prima di passare nel Picerno. Per me è un vanto, tutti mi chiedono del Picerno, vogliono sapere di più. Sento con orgoglio la responsabilità di rappresentare  anche il mio paese e la regione in cui sono nato e a cui sono molto legato. Alla fine, difendo i colori di una delle due realtà professionistiche della zona, insieme al Potenza. È un onore. Cerco di dare sempre il massimo, in ogni allenamento, in ogni partita. Ho fame di arrivare a palcoscenici più grandi. Non ho fretta, non ho ansia, perché so che l’ansia ti può portare a sbagliare, a caricarti di pressioni inutili. Voglio vivere tutto passo dopo passo. È come se si dovesse difendere un patrimonio della mia terra, e io sono molto legato alle mie origini. Ci tengo tantissimo."

C’è una figura che da fuori, ma forse anche da dentro, è vista come il cuore pulsante dell’organizzazione: Vincenzo Greco. Come si può descrivere una figura come quella del direttore generale?

"Il direttore vive di calcio, dedica ogni giorno a questo. Ha preso il Picerno a cuore, nonostante abbia ricevuto tante richieste. È come se avesse preso un impegno con il presidente, e vuole portarlo fino in fondo. Ha obiettivi chiari e non molla finché non li raggiunge. Con me è stato fondamentale: mi ha portato in prima squadra, mi è stato vicino nei momenti difficili, quando magari una partita andava male. Mi rincuorava, mi spingeva a migliorare. Gli devo tanto, mi ha fatto crescere sia come uomo che come calciatore."

Se dovessi citare qualcuno che ti è stato vicino in questo percorso fino al professionismo, chi menzioneresti?

"Come potrei non citare Andrea Santarcangelo? Abbiamo fatto tutto il settore giovanile insieme, poi siamo stati aggregati alla prima squadra insieme. È stato un percorso bellissimo. Siamo molto legati, ci sentiamo quasi ogni giorno. Anche quando lui era fuori, a Cerignola o a Casarano, eravamo sempre in contatto. La società punta tanto su di noi e sentiamo questa responsabilità. Spero che questo per entrambi sia solo un punto di partenza verso mete un domani sempre più prestigiose. Ho avuto la fortuna di incontrare nel mio percorso una figura chiave come mister Antonio Clementelli. Lui per me è un padre calcistico, mi ha fatto capire realmente cosa significa essere un portiere, mi ha dato un bagaglio tecnico importantissimo e mi ha accompagnato in tutto questo percorso a Picerno, standomi accanto nei momenti difficili dal punto di vista professionale e anche umano."

Quel senso di orgoglio, appartenenza e identità che si proclama spesso quanto lo senti tuo?

"Tanto assolutamente. Come detto in precedenza, gioco per la squadra della mia regione. Il senso di appartenenza per questa maglia lo sento doppiamente."

Un sogno, se c’è, quale potrebbe essere?

"Il mio sogno è non avere rimpianti. Da quando ero ragazzino desidero finire la carriera senza rimpianti. Per questo curo ogni dettaglio, cerco di dare sempre tutto. Ovviamente, sogno di calcare palcoscenici importanti. Ci metterò tutto me stesso, poi vedremo cosa succederà. Ma come ti dicevo prima, non mi metto pressioni addosso."