TuttoLegaPro.com ... in rosa: Emanuela Lo Guzzo (addetta stampa Lucchese)

La Lega Pro si tinge sempre più di...rosa. Sulla carta non sarebbe ancora tra i Pro ma a noi non interessa. Dalla Serie D, infatti, sono in arrivo diverse donne pronte a far parte del calcio professionistico che, intanto, finiscono sulla nostra rubrica. Emanuela Lo Guzzo, addetta stampa della Lucchese, è la prima tesserata (ex) dilettantistica che intervistiamo. Una che, in pratica, è già di casa nella Lega Pro.
Leggere per credere.
La prossima stagione sarà la tua prima volta in Lega Pro: hai già conosciuto Gaia Simonetti, responsabile dell'ufficio stampa della Lega Pro?
"Sì, l'ho conosciuta in una situazione del tutto casuale: ero al mare, mi ero concessa due ore libere e ho ricevuto due telefonate, dal direttore generale e dal presidente, che mi avvisavano della riconferma del mister. Quindi ho fatto a mia volta un giro di telefonate per informare della cosa e quando mi sono alzata, si è avvicinata a me Gaia e mi ha detto: "Scusa, ho sentito parlare di Lega Pro, ma lavori presso qualche ufficio stampa?". Al che mi sono palesata e ci siamo presentate: ci siamo trovate d'accordo su tanti punti. Precedentemente la conoscevo solo di fama: il mio primo direttore al Corriere di Lucca è stato direttore anche del Corriere di Firenze, quindi già mi era capitato di sentirla nominare. Come lei anche Nadia Giannetti: da poco l'associazione di tifosi Lucca United è andata a ritirare la copia della Coppa Italia vinta in passato dalla Lucchese e loro stessi erano riusciti ad entrare in contatto con queste due figure dell'ufficio stampa di Lega Pro di Firenze. Io lì fisicamente, però, non ci sono ancora stata".
Sappiamo che sei un ex cestista prestata al calcio: raccontaci come è nato il tuo amore per lo sport.
"E' vero: gioco a pallacanestro da sempre. Ho iniziato a 6 anni e ho continuato a giocare fino a 33. Mio padre poi è il presidente del Settore Giovanile Scolastico della Calabria e quindi lo sport è sempre entrato in casa nostra. Sono di Catanzaro, sono cresciuta col mito di Massimo Palanca e ho sempre frequentato gli stadi. Per quanto riguarda l'aspetto professionale, invece, ho iniziato a collaborare con un giornale della mia città seguendo il calcio perché era il settore libero in quel momento".
Quando è arrivato il trasferimento in Toscana?
"In Toscana sono arrivata a 18 anni, dopo la maturità classica, per proseguire gli studi. Ho frequentato Lettere Moderne all'Università di Pisa e dopo la laurea mi sono fermata in Toscana, iniziando a collaborare con il Corriere di Lucca".
E poi è arrivata la Lucchese...
"Per la Gazzetta di Lucca seguo la Serie A femminile di basket e la Lega due Silver, ma la squadra di Lucca rinunciò a parteciparvi lo scorso febbraio. Conoscevo così un membro di Lucca United che suggerì il mio nome alla società della Lucchese, che era ancora priva di addetto stampa. Ci siamo incontrati e da lì è nata la nostra collaborazione, ma all'inizio - benché il mio nome circolasse nell'ambiente - non ci fu una comunicazione ufficiale".
Ora invece è arrivata l'ufficialità anche per la prossima stagione di Lega Pro.
"Sì, sono stata riconfermata. Intanto la società si sta trasformando in una Spa: il passaggio ci sarà verso il 18 giugno. Si sta aspettando di ricapitalizzare e poi verranno depositati tutti i contratti, compreso il mio".
E' stato complicato districarsi in questo mondo, considerata l'iniziale mancanza di un imprimatur ufficiale del ruolo ricoperto?
"In Internet gira qualche articolo che potrebbe farlo credere, ma non è assolutamente così: purtroppo, non essendoci mai stata una figura di addetto stampa a Lucca, i giornalisti - e lo dico da giornalista! - si sono abituati male. Ognuno faceva un po' come voleva, sentendosi in un certo senso proprietario della sala stampa in modo esclusivo. C'è stato un po' di malumore quando si è sentita l'esigenza di mettere delle regole: è stato un momento traumatico perché prima regnava l'anarchia più totale. Ma per quanto riguarda il mio lavoro non c'è stato alcun tipo di problema".
Invece sono mai sorti problemi legati al fatto che sei una donna in un ambiente prettamente maschile?
"All'inizio vedono una ragazza su un campo di calcio e qualche pensiero negativo c'è, insomma il pregiudizio è purtroppo insito in questo tipo di situazioni. Essendo io - prima che addetta stampa - giornalista sportiva che si occupava proprio di calcio mi ero già fatta conoscere nell'ambiente quando la squadra giocava in Eccellenza, l'anno del secondo fallimento: allora mi occupavo persino di fare le radiocronache. I pregiudizi si bypassano facilmente quando dimostri di non essere una sprovveduta e di sapere il fatto tuo, lavorando con professionalità".
Ti è mai capitato di vivere qualche situazione curiosa?
"L'episodio più curioso è accaduto quest'anno, quando la Lucchese ha avuto una sovraesposizione mediatica incredibile. Nonostante fossimo in Serie D avevamo persino una Tv ufficiale, ma ci capitava di dover giocare in campi dove non c'era neppure la tribuna coperta. E' stato un lavoro intenso gestire due dirette alla settimana di conferenze stampa, svariate trasmissioni... Per questo su Whatsapp avevamo creato un gruppo, per comunicare all'istante coi miei collaboratori: solo che era nato per comunicazioni di servizio e poi si finiva per metterci qualsiasi cosa. Ogni tanto i toni sono diventati particolari e si è trasceso con immagini strane: i ragazzi mi hanno chiesto scusa, ma poi hanno tenuto a puntualizzare "ma tanto Emanuela è uno di noi" (ride, ndr). Insomma all'inizio mi vedevano come una donna, ma poi occupandosi di calcio sparisce l'identità sessuale".
Quanto ti ha aiutato il tuo passato da cestista?
"Il fatto di venire da uno sport di gruppo è stato formativo: crea una mentalità più aperta e ti fa abituare ad andare oltre i luoghi comuni. Ho giocato a discreti livelli: la categoria massima raggiunta è stata la A2, ma ho fatto quindici campionati consecutivi tra B1 e B2. Quando frequentava l'università ho preferito rimanere di stanza a Pisa e continuare a giocare in zona, senza spostarmi più, coniugando l'aspetto sportivo e l'aspetto di formazione accademica".
In famiglia cosa ne pensano del tuo lavoro?
"Papà dice sempre che gli manco molto: lui sarebbe stato più contento se fossi rimasta a Catanzaro a dargli una mano. Lui è un accentratore, ma io sono precisa tanto quanto lui. La mia mamma invece è un ex giocatrice di pallacanestro. Per me passare la domenica su un campo di calcio da bambina era una festa: anche adesso quando posso, perché libera da impegni lavorativi, vado a vedere il Catanzaro. Anche quest'anno ho seguito Pisa-Catanzaro, mentre la scorsa stagione mi era capitato di vedere Viareggio-Catanzaro. E' chiaro poi che chi mi sta accanto conosce il tipo di lavoro che svolgo e non c'è alcun tipo di malumore: c'è chi lavora di notte e chi lavora di domenica (ride, ndr). Anche il fatto che lavoro in un mondo che mi porta ad avere molti contatti con uomini credo sia solo un luogo comune: d'altronde anche per una barista o un'impiegata di ufficio postale o banca è così. Il contatto con gli uomini è costante per tante categorie: non mi sono mai posta il problema perché ho sempre dato per scontato che si tratta di colleghi".
A Lucca siete già impegnati in molte iniziative sociali: non troverete difficoltà a portarle avanti, visto che sono un elemento cardine della Lega Pro stessa...
"Quest'anno ne abbiamo portate avanti diverse, cercando in primis di coinvolgere la squadra. Il giorno della Befana siamo andati nel reparto pediatrico dell'ospedale di Lucca a portare le calze: era una giornata in cui i nostri ragazzi avrebbero potuto tranquillamente fare festa, dato che avevano giocato il giorno prima contro il Montichiari, ma hanno accettato di partecipare in gran numero a questa iniziativa. Ne avevamo chiesti due o tre e ne sono venuti più di dieci. Questo perché la società ha lavorato bene in questa direzione e la risposta della squadra è stata massiccia. Siamo anche andati in carcere a fare una partita coi detenuti. Siamo stati più volte in visita nelle case famiglia, ad esempio a Natale per portare panettoni. Infine abbiamo fatto un accordo con un'associazione dal nome "L'allegra brigata": si tratta di un'associazione sportiva dilettantistica rivolta ai disabili psichici. Una volta al mese loro vengono ad allenarsi con il nostro settore giovanile e a volte c'era anche il nostro Nazzareno Tarantino, capocannoniere della Lucchese. Questi ragazzi saranno nostri ospiti anche nel corso del Camp estivo. Abbiamo anche aderito al "Basket Day" perché ci piace che le varie realtà sportive si uniscano e sposino cause comuni: il "Basket Day" era una giornata in cui l'incasso di due squadre di basket veniva devoluto alla Croce Verde per l'acquisto di materiale sanitario. In occasione della giornata per l'autismo - nella gara contro il Castelfranco - entrarono invece in campo tutti i bambini con i palloncini blu. Sono tutte iniziative che vogliamo continuare anche il prossimo anno: sotto questo punto di vista siamo già in linea con Gaia (ride, ndr)".
Come immagini sarà il tuo lavoro nella prossima stagione?
"Paradossalmente mi aspetto un lavoro più organizzato: la scorsa stagione ero sola, dovevo resettare completamente tutto ciò che era successo fino a quel momento e far ripartire da zero l'ufficio stampa. Con tutte le difficoltà relative all'ambito dilettantistico, come ad esempio il fatto che non ci fosse un segretario di ruolo (questa figura era ricoperta dal responsabile della sicurezza) e che mi ha portata a ricoprire io stessa più ruoli: dall'aggiornamento del sito alle pagine social. Non c'erano più figure di riferimento: c'ero solo io e le mie giornate non finivano mai, non sapevi mai se stavi agendo bene o meno. Era una situazione un po' precaria, in cui tutti dovevamo dare una mano. Ora invece è arrivato il nuovo segretario e stiamo già lavorando insieme a pieno ritmo: questo mi crea un sollievo notevole. Mi aspetto una cosa impegnativa, come è naturale che sia, ma di sicuro a livello organizzativo sarà tutto diverso".
Sei l'unica figura femminile all'interno della Lucchese?
"Allo stato attuale sì: nel quotidiano ci sono solo io, anche se alla domenica la scorsa stagione c'era una ragazza che si occupava della biglietteria. Ma credo che per il prossimo campionato cambierà tutto".
La prossima stagione la Toscana sarà rappresentata da ben nove squadre...
"Stiamo aspettando la composizione dei gironi, ma di sicuro siamo nove rappresentanti toscane. Mentre in Serie D ci eravamo ritrovati con squadre più lontane, come Chioggia e le formazioni emiliane. Però non conoscendo ancora la composizione, magari finiremo in girone col Catanzaro".
Sarebbe il tuo derby del cuore: ci speri?
"No, spero caldamente di evitarla (ride, ndr). A parte le battute, aspettiamo i gironi proprio per riuscire a metterci al lavoro e a coordinare il tutto, anche con gli altri addetti stampa".
Ma c'è qualche altro ruolo all'interno del mondo del calcio che ti piacerebbe ricoprire?
"Io lavoro anche in un'altra azienda di comunicazione, all'interno della quale mi occupo sempre di ufficio stampa. Quindi scrivere di sport e occuparmi di ufficio stampa è sempre stato il mio mestiere, quello che volevo fare sin da piccola. Non ho mai pensato di reinventarmi in un altro ruolo".
La squadra ha partecipato alla settima edizione del Gazzettino d'argento, un premio di rendimento che ogni anno un quotidiano locale mette in palio tra i giocatori. Ma anche tu sei stata premiata in quanto punto di riferimento per tutti i colleghi.
"E' stato un premio inaspettato: pensavo di accompagnare i ragazzi ed ero a conoscenza della premiazione del mister e del preparatore atletico, ma non certo della mia. Ne sono contenta perché è stato un riconoscimento alla mia disponibilità: mi fa molto piacere perché è un riconoscimento che proviene dai colleghi e questa è la cosa più importante. Significa che abbiamo lavorato bene tutti quanti".
Riannodando i fili della scorsa stagione: come credi siate riusciti a conquistare la promozione all'ultimo istante?
"Le ultime giornate sono state molto difficili, soprattutto da un punto di vista emotivo. Dopo il pareggio di Massa si pensava che tutto fosse compromesso: è stato un campionato in cui - tranne che per pochi momenti - la Lucchese ha sempre inseguito la Correggese e si è ritrovata all'ultima giornata con due punti di svantaggio e con molte polemiche a causa dei biglietti negati, dei tifosi non fatti entrare, dei costi alti di prevendita, degli accrediti negati ai famigliari dei giocatori... Sono vicende che per quanto si cerchi di essere impermeabili, ti segnano e ti portano a pensare che sarà una partita dal clima incandescente. Poi siamo arrivati lì e siamo andati subito in svantaggio, abbiamo sbagliato un rigore alla fine del primo tempo, era diventata veramente difficile, invece alla fine è successo il miracolo ed è stata un'emozione fortissima. Io riesco ad essere lucida perché non sono tifosa della Lucchese tout court, ma della Lucchese che è stata costruita quest'anno. I miei sono i sentimenti di una persona aziendalista, nonostante questo ho provato un'emozione veramente fortissima per l'impegno profuso da tutti: al di là del gol di Pecchioli (un classe 1995) al 93' che è stato lo specchio di una stagione importante. La Correggese comunque ha fatto un ottimo campionato, ha una struttura societaria solida e da parte mia di sicuro non c'è alcuna polemica. Essendo cresciuta in ambito sportivo, ho l'animo da sportiva e se ritroveremo la Correggese - perché verrà ripescata - spero che non ci saranno strascichi o polemiche ulteriori. Anche se il presidente della Correggese l'ha trascinata a lungo, addirittura addebitando costi per danni all'impianto. Comunque ripeto che non voglio fare polemica, anzi sono rimasta in contatto con l'addetta stampa della Correggese, Patrizia Ferraioli, con la quale ho visto la partita e sono stata insieme in sala stampa".
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 7/2017 del 29/11/2017
Partita IVA 01488100510 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 18246
Direttore Responsabile: Ivan Cardia
© 2025 tuttoc.com - Tutti i diritti riservati
