Cavagnis: "All'Union Clodiense dovevo inserire più giocatori di esperienza"

Alberto Cavagnis è stato il direttore sportivo della promozione in C dell'Union Clodiense. Il dirigente non è riuscito ad ottenere la salvezza in questa stagione e lascerà il club veneto al termine della scadenza contrattuale. Ai microfoni di TuttoC.com ha ripercorso la sua esperienza a Chioggia.
Come è nata la separazione?
"Intanto voglio ringraziare la società ed il presidente. Un mesetto fa prima della partita con l'Atalanta, mi sono incontrato col presidente. Abbiamo fatto una bella chiacchierata, dove abbiamo scambiato le nostre idee e, da persone perbene quali siamo, abbiamo convenuto che il nostro rapporto a fine stagione sarebbe terminato con massima tranquillità senza litigi, senza discussioni. Abbiamo stravinto un campionato lo scorso anno e riportato l'Union Clodiense in C dopo 47 anni, poi sicuramente qualche errore lo abbiamo commesso ma ci siamo lasciati in modo sereno".
Come vi siete calati nella realtà della Serie C?
"Venivamo da un girone di Serie D che è quasi una C2, ma le categorie esistono e la Serie C è un campionato molto competitivo, con squadre organizzate e giocatori importanti. Per poterci stare bisogna essere organizzati non solo dal punto di vista tecnico, ma anche strutturale e ambientale. Solo in questo modo ci si può consolidare, non bastano gli allenatori o i direttori, serve che funzioni tutto l'ambiente. È una categoria bellissima, un grande trampolino di lancio per i giovani e sono convinto che si possa lavorare bene puntando sui ragazzi. Ovviamente i giovani vanno affiancati a giocatori di spessore, che già conoscono le difficoltà del campionato".
In Italia c'è poca considerazione nei confronti dei giovani
"Secondo me c'è poco coraggio. Maurizio Viscidi, coordinatore delle nazionali giovanili, ha lanciato input importanti e io sono convinto che in Italia ci siano tanti giovani bravi. La nostra storia dice che nel nostro paese ci sono sempre stati talenti, nati nei nostri settori giovanili e poi diventati giocatori di livello internazionale e capaci di vincere anche dei Palloni d'oro. Sono convinto, però, che ci voglia più coraggio, ossia dare la possibilità ai ragazzi di poter sbagliare, mettere in preventivo un loro errore e supportarli, ma lasciandoli liberi dai vincoli tattici. Dobbiamo dargli più libertà perché abbiamo tanti ragazzi bravi che possono darci un futuro migliore rispetto a quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni con la Nazionale. In questo momento non abbiamo nazionali giovanili di livello alto, ma riescono comunque ad essere competitive contro movimenti che sono più avanti rispetto a noi. Il coraggio e la libertà sono due passaggi fondamentali. Prendiamo come esempio l'Atalanta, che è la rappresentazione ideale di cosa significhi questo concetto. Dietro hanno una società lungimirante, ma bisogna dare atto a mister Modesto e a Fabio Gatti di aver svolto un grande lavoro. Oggi nella formazione U23 nerazzurra si vedono ragazzi che giocano e si divertono. Tutti parlano di Vlahovic e Vavassori ma io cito anche Bernasconi e Bergonzi, che danno equilibrio alla squadra ed è uno spettacolo vederli giocare. Lo stesso potrei dire della Juventus Next Gen, con Claudio Chiellini che è stato lungimirante fin da subito. Persone come lui e Gatti fanno bene al calcio".
Che errori non rifarebbe?
"Dovevo insistere nell'inserire giocatori di spessore per la categoria, ragazzi che, anche nei momenti di difficoltà, avrebbero supportato il gruppo e valorizzato i più giovani che avevano bisogno di una guida in campo, oltre all'allenatore in panchina. Questo è un passaggio che avrei dovuto fare. Ho ragionato nel valorizzare dei giovani per creare un patrimonio alla società, perché tutti i ragazzi che avevamo erano contrattualizzati con un biennale e avrebbero potuto generare una plusvalenza, però avremmo avuto bisogno di almeno 2-3 giocatori di categoria. Nonostante questo, sono sicuro che almeno 7-8 giocatori di questa squadra rimarranno in C il prossimo anno. Io mi sarei dovuto imporre di più dal punto di vista tecnico nei confronti della società, verso questo tipo di scelte. Inotre abbiamo iniziato la stagione con l'handicap di dover giocare a Legnago ed è stata una situazione un po' triste dal punto di vista gestionale, soprattutto per chi, come me, è abituato a vivere la quotidianità del campo e dello spogliatoio".
Cos'altro non ha funzionato?
"Penso che questa squadra non sia inferiore alle altre che hanno raggiunto i playout, anche se la classifica finale dice altro. C'era solo bisogno di qualche elemento che potesse valorizzare il gruppo. Non mi posso rimproverare altro, perché ho dato tutto quello che potevo, in una categoria nuova. Si può sempre fare di più, questo è ovvio, ma bisogna che tutte le parti vogliano fare di più".
Non è bastato neanche il cambio di allenatore
"Andreucci è una persona di livello così come Tedino. Io sono contrario agli esoneri perché il mio allenatore va sempre sostenuto. Nella nostra situazione, forse, il cambio andava fatto prima e non il 20 gennaio, per permettere al nuovo allenatore di correggere il mercato".
Il suo futuro?
"Non sono una persona formalmente legata alla burocrazia o ai contratti io ho sempre fatto il mio percorso dove nessuno mi ha regalato niente ho fatto la mia gavetta. Nel futuro non sono una persona presuntuosa che vuole esclusivamente fare il direttore sportivo ma mi metto a disposizione anche di altre soluzioni , il calcio per me è una grande passione. Mi metto a disposizione anche per un settore giovanile o per lavorare in equipe con un direttore".
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