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Magoni: "Coppa? Vogliamo provare a fare qualcosa che a Renate non è mai successo"

Magoni: "Coppa? Vogliamo provare a fare qualcosa che a Renate non è mai successo"TMW/TuttoC.com
Oscar Magoni
Oggi alle 11:45Primo piano
di Valeria Debbia

Oscar Magoni, direttore sportivo del Renate, è stato ospite della trasmissione 'A Tutta C', in onda su TMW Radio e il61 offrendo uno sguardo approfondito sulla situazione attuale della squadra e del campionato di Serie C.

Il girone A ha già concluso la diciottesima giornata, penultima del girone d’andata. Siete usciti con un pareggio per 1-1 dalla gara casalinga contro il Trento. Parto dalla domanda più banale: come valuta questo pareggio, che arriva dopo un altro 1-1 a Vercelli?

"Con rammarico. Siamo passati subito in vantaggio, poi abbiamo avuto la fortuna di giocare quasi tutta la partita in superiorità numerica, undici contro dieci. Tuttavia non siamo stati abbastanza abili da trovare il secondo gol. Abbiamo attaccato molto, ma abbiamo concluso male. Stiamo facendo un percorso in cui abbiamo lasciato troppi punti per strada. Dobbiamo assolutamente migliorare le nostre performance. Sappiamo di avere una squadra buona e competitiva, ma il campionato si sta rivelando molto difficile per l’equilibrio generale: siamo tutti raggruppati, tante squadre vicine, e bisogna fare di più".

Guardando il vostro ruolino, l’ultima vittoria risale a fine novembre a Novara, poi due pareggi e una sconfitta. Il lato positivo è la Coppa Italia di Serie C, dove siete arrivati alle semifinali e potrete giocarvi contro il Latina una finale che sarebbe storica per il Renate.

"Dobbiamo dire le cose come stanno: stiamo giocando un buon calcio e produciamo tanto, come confermano anche i dati statistici. Il problema è che non siamo riusciti a concretizzare quanto creato, e questo ci ha penalizzato molto. Nelle ultime partite prima del Trento abbiamo subito due errori arbitrali gravi che ci sono costati caro, ma fa parte del percorso. In compenso stiamo disputando anche la Coppa Italia, che ci ha dato grandi soddisfazioni: abbiamo raggiunto un risultato storico per la società, che in sedici anni di Lega Pro non era mai arrivata in semifinale. Giocando tanto ci sono stati molti infortuni e problemi, ma dobbiamo tenere la barra dritta. Siamo consapevoli di poter fare qualcosa in più in campionato. Dobbiamo recuperare i giocatori, chiudere bene l’ultima partita prima della sosta contro la Pro Patria a Busto Arsizio sabato prossimo, poi riorganizzarci durante le feste. Al rientro ci attendono subito tre scontri diretti molto difficili, oltre alla semifinale di Coppa con il Latina. Vogliamo giocarci le nostre carte: abbiamo chance da mettere sul tavolo e vogliamo essere ambiziosi in tutte le competizioni".

La Coppa Italia di Serie C sta insegnando che i favori del pronostico valgono fino a un certo punto. Lo scorso anno in finale sono arrivate Rimini e Giana, eliminando tante big. In semifinale non ci sono favorite assolute, anche se sulla carta il Latina potrebbe avere qualcosa in più.

"Esattamente. All’inizio l’avevamo presa un po’ così, soprattutto i primi turni, per far giocare chi aveva meno spazio, rodare la squadra e trovare la condizione. La prima partita era ad agosto, con la preparazione ancora in corso. Poi però abbiamo passato i turni meritandoceli, e a quel punto è diventata una cosa bella, divertente e importante per società, staff e ragazzi. Noi portiamo avanti la nostra filosofia: giocare con giovani di talento, farli crescere, metterli in mostra, dare loro la possibilità di disputare partite ambiziose. Vogliamo provare a fare qualcosa che a Renate non è mai successo. Non poniamo limiti, ma la priorità rimane il campionato: dobbiamo assolutamente confermarci in categoria. Abbiamo molto da fare e bisogno di tutti per farci trovare pronti".

Ha parlato del periodo natalizio come momento di riorganizzazione, per recuperare dagli infortuni e dagli impegni. Si parla anche di mercato: visti gli infortuni, il carico di gare e come sta andando la stagione, c’è l’intenzione di inserire qualche innesto ulteriore?

"Voglio essere molto chiaro. Abbiamo la lista piena, ma vogliamo giocatori che vogliano restare al Renate con entusiasmo e dedizione massima. Se per qualsiasi motivo un calciatore non sentisse più questa forte motivazione a far parte della nostra famiglia, è meglio trovare una soluzione diversa. Monitoriamo il mercato come tutti, ci faremo trovare pronti se necessario, ma vogliamo solo chi sposa il nostro progetto e accetta le regole della famiglia Renate. I giocatori lo sanno. Cerchiamo di finire bene queste partite, di riposare – perché i ragazzi hanno speso tanto – e di riprendere carichi per un gennaio molto intenso".

Allargando lo sguardo al girone A: la lotta per il primo posto la possiamo considerare già chiusa? Il Vicenza sembra superiore in modo anche imbarazzante.

"Il Vicenza ha dimostrato di essere superiore in tutte le partite e merita, dopo tanti anni, di fare il salto. Aspettiamo ancora qualche settimana, ma credo che lì non ci sia più niente da fare. Sta vincendo con merito ed è giusto che sia così".

Siamo alla fine del girone d’andata della sperimentazione del FVS, il cosiddetto “VAR a chiamata”. Che valutazione dà di questa novità dopo diciotto giornate?

"Sono convinto che tutto ciò che può migliorare il calcio vada bene. Questo sembra un passo positivo, anche se siamo solo all’inizio e ci sono valutazioni da affinare, forse anche il metodo di giudizio da rivedere. Tendenzialmente però porta più tranquillità: le azioni da gol più importanti vengono riviste. Avere due chiamate aiuta. Domenica, per esempio, l’arbitro non aveva visto due rigori – uno per noi e uno per il Trento – poi è andato a rivederli e li ha assegnati perché c’erano. Una correzione sul campo toglie molte discussioni. Con una sola telecamera è ancora difficile, va migliorato molto, ma complessivamente sono contento".

Nei tre gironi si vedono macro-gruppi al vertice: Vicenza, Lecco, Brescia/Cittadella nel Girone A; Arezzo, Alcione, Ravenna nel B; Benevento, Salernitana, Catania, Cosenza nel C. È un segnale che il livello medio della Serie C si sta alzando o che si sta creando una spaccatura simile ad una C1 e una C2?

"Nel girone A sono mancate le grandi piazze. Brescia e Cittadella sono partite male, il Lecco è una bella sorpresa. Non c’è troppo distacco, non c’è una squadra che domina oltre al Vicenza. Negli altri gironi la lotta è accesa, le squadre sono organizzate, c’è competenza. La spaccatura tra prime e ultime è più evidente altrove. Da noi il livello medio è cresciuto: tutte le squadre sono ben organizzate e allenate, è difficile imporre il proprio gioco. Nel girone C storicamente ci sono piazze importanti, nobili decadute che provano a risalire, e ce ne sono sempre di più: Benevento, Salernitana, Catania sono realtà che potrebbero stare tranquillamente in Serie B o addirittura in A. Sono città enormi, quindi il livello è altissimo".

Ultima domanda sul tema delle seconde squadre. Al netto del rendimento sul campo, ho l’impressione – soprattutto guardando cosa ha fatto la Juventus in otto anni – che più che valorizzare giovani italiani per le nazionali, servano a valorizzare asset economici per i bilanci. La valorizzazione dei giovani italiani sembra avere un altro percorso. Lei che ne pensa?

"La penso esattamente come lei. Tre squadre, una per girone, potrebbero anche andare bene, considerando che la Lega Pro è il campionato della meritocrazia: ci sono realtà importanti e realtà come la nostra che competono nello stesso torneo. Togliere spazio anche qui mi sembra eccessivo. Ho contestato il fatto di giocare contro squadre plasmate ma su campi senza interesse: con la Juventus ad Alessandria, con l’Inter a Monza in uno stadio deserto, con l’Atalanta a Caravaggio. È vero che un anno contro la Juventus c’erano Soulé, De Winter, Fagioli, Barrenechea, Miretti – giocatori ora in A o B – ma la settimana dopo trovavi una Under 23 completamente diversa. Ormai ci sono, accettiamole, ma aggiungere altre squadre sarebbe ingiusto: diventerebbe il campionato Under 23. La Lega Pro è bella proprio per la varietà: paesini, capoluoghi, città enormi, nobili decadute. È un campionato che premia la meritocrazia: si sale dalla D vincendolo. Questo è il suo valore".