Intervista TC

Pergolettese, Arini: "Nel nostro piccolo abbiamo tutto, qui sto bene"

Pergolettese, Arini: "Nel nostro piccolo abbiamo tutto, qui sto bene"TMW/TuttoC.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
Oggi alle 15:30Interviste TC
di Laerte Salvini

Alla sua quinta stagione con la maglia della Pergolettese, Mariano Arini è stato molto più di un veterano per il collettivo lombardo. La sua è da diverse stagioni una presenza imprescindibile in mezzo al campo per una squadra giovane, che anche nelle difficoltà ha saputo ritagliarsi momenti importanti.

Classe 1987, oltre 600 presenze tra i professionisti, ex Avellino tra le altre, Arini continua ad approcciare ogni stagione con lo stesso entusiasmo degli inizi. E mentre il ritiro gialloblù agli ordini di mister Curioni prende forma, in mezzo al campo c’è ancora lui, leader silenzioso e uomo squadra. In esclusiva ai microfoni di TuttoC.com, Arini racconta il suo nuovo capitolo con la Pergolettese.

Il lavoro in ritiro è iniziato. Che emozioni stai vivendo in questi primi giorni?

"Un po' come tutti gli anni, sono arrivati tanti giocatori, tanti giovani, qualcuno un pochino più esperto. Un mix tra qualcuno un po' più grande e tanti giovani. Le emozioni sono sempre le stesse: finché c'è l'emozione si va avanti, quando viene meno anche quella inizia a diventare un problema. È sempre bello ricominciare, c’è tanto entusiasmo e tanta voglia. Sappiamo il campionato che dobbiamo fare, quindi siamo già concentrati."

Hai sposato questo progetto ormai nel 2021. Cosa ti spinge a continuare a vestire questi colori?

"Sto bene, mi trovo bene. È una realtà piccola, ma negli anni non ci è mai mancato nulla. Avevo anche un bellissimo rapporto con Cesare Fogliazza, che andava anche oltre il calcio. Anche quella è stata una componente importante che mi ha spinto a restare alla Pergolettese. È una realtà dove si sta bene, e ho fatto questa scelta per questo."

In tanti club di terza serie questo è un periodo complicato, pieno di incertezze. La vostra sembra un’isola felice, piccola ma solida.

"Sì, in giro ci sono tante realtà che non sono messe benissimo. Nel nostro piccolo abbiamo un po' tutto: campi bellissimi, uno stadio con un manto erboso che farebbe invidia anche a squadre di categoria superiore. Questo fa la differenza nel giocare a calcio. Senza il campo giusto, senza la palestra o la struttura adeguata, cambia tutto. Da questo punto di vista, la nostra è una realtà piccola, ma solida e ben strutturata."

È questo uno dei segreti che vi ha permesso di consolidarvi in terza serie?

"Sì, queste cose, nel lungo periodo, fanno la differenza. Dove non arrivi con il budget, devi arrivarci con altre qualità, con altre situazioni. E avere tutto a disposizione ti dà qualcosa in più."

Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?

"I miei obiettivi personali passano in secondo piano rispetto a quelli di squadra. Il primo obiettivo è mantenere la categoria. A livello personale, magari essere un punto di riferimento per i più giovani, visto che ho qualche anno in più. Cerco sempre di dare il massimo e dare il mio contributo all’obiettivo comune."

Hai collezionato oltre 600 presenze tra i professionisti. Come hai visto cambiare questa Serie C?

"Rispetto all’ultima volta che l’avevo fatta, nel 2013, devo dire la verità: il livello si è un po' abbassato. Allora non c'erano tutti questi vincoli e regole di oggi. Le società non erano obbligate a far giocare un certo numero di giovani per ottenere contributi. Per tante società quei contributi sono ossigeno, però inserire 4-5 giovani può abbassare un po’ il livello. Alla lunga, se un giovane è bravo, gioca anche senza regole. Ma tante società si reggono su questi meccanismi, e questo, secondo me, ha portato a un abbassamento del livello complessivo."

Che opinione hai sulle squadre Under 23?

"Sicuramente abbassano l'età media. Sono un’opportunità per far crescere i giovani in casa, senza mandarli in giro. Ma anche lì ci sarebbero alcune cose da sistemare. Alla lunga, con l'inserimento di queste squadre, tante piccole realtà rischiano di scomparire. E questo, secondo me, non è giusto."

Parliamo di Avellino, una piazza dove sei stato, ora tornata in B. Dopo tanti investimenti, come si consolida una realtà così?

"Avellino è una piazza importante, che vive di calcio. Il primo anno è il più delicato, perché fai il salto. Le strade sono due: o tieni il blocco e inserisci qualcosa, oppure cambi tanto senza sapere come può andare. L'entusiasmo lì è fondamentale, ed è alimentato dai risultati. La società è ben strutturata, ha una proprietà solida. Penso possa consolidarsi in categoria e poi, pian piano, fare uno step in più."

Tornando al presente: affronti un’altra stagione con questa maglia. Quali sono i ricordi più belli che ti porti dietro?

"In questi anni ci siamo tolti qualche soddisfazione: i playoff dei primi anni, la salvezza all’ultima giornata di due anni fa, ma anche l’anno scorso. Avevamo iniziato male e poi abbiamo fatto una bellissima rincorsa, con vittorie importanti, come il 5-0 col Padova. Tutti gli anni magari ci danno per spacciati, ma negli ultimi quattro l'obiettivo lo abbiamo sempre raggiunto. E ci siamo anche tolti qualche piccola soddisfazione."