Il curioso caso di Brescia e Vicenza: le regine del Girone A salvate dalla provincia

Il calcio a Brescia, nel giro di un mese, è risorto. Chiusa la parentesi Cellino (o semichiusa, visto che l'ex patron promette battaglia nei tribunali per l'utilizzo del Rigamonti), si è aperta l'era Giuseppe Pasini. Conferenza stampa extralusso per la Serie C in quel di Palazzo della Loggia, con l'ormai ex numero uno della Feralpisalò a suo agio nei panni di nuovo numero uno del Brescia. Anzi, dell'Union Brescia, nome del team nato dalle ceneri della FeralpiSalò. Un passaggio, quello dalla provincia al capoluogo, che ha salvato il professionismo nella Leonessa d'Italia. Sacrificando, dopo oltre un decennio e un'apparizione in Serie B, il professionismo sul Garda. Difficile dire se la mossa sia moralmente giusta o meno: è vero che con un colpo di spugna sparisce la C a Salò ma è altrettanto vero ricordare che gli anni tra i professionisti sono stati possibili proprio grazie a Pasini.
Ognuno si faccia la propria opinione, magari aiutandosi con quanto già successo in passato. Il percorso è davvero similare, in alcuni tratti identico, a quello che portò il Bassano Virtus a trasferire il titolo a Vicenza. Anche lì un imprenditore di Serie A, Renzo Rosso, anche lì un club in forte crisi, quello biancorosso, appunto. E, anche lì, una società di provincia che tanto bene aveva fatto negli anni passati grazie al suo imprenditore milionario. Storia di sette anni fa che sta per incrociarsi sul campo. Perché Brescia e Vicenza, insieme al Cittadella, saranno le regine del Girone A (salvo sorprese, ovviamente). Ma guardando la storia, il blasone e il pubblico, la vera sfida sarà tra due club che dovranno essere sempre grati alla propria provincia.
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