Banchieri: "Serie C alterata dalle continue penalità, situazione inaccettabile"
Ospite di A Tutta C, su TMW Radio, il tecnico Simone Banchieri commenta la nuova penalizzazione inflitta al Rimini, trovando delle analogie con la sua esperienza al Messina: "A Messina era così la situazione: è vero che non pagavano gli stipendi, c’erano cinque stipendi arretrati, però abbiamo avuto la fortuna di avere una città splendida, una tifoseria incredibile che ci ci sosteneva ogni giorno, e quindi siamo andati oltre le difficoltà sul campo. Tant’è che, nonostante i 13 punti tolti, avevamo portato il club nella possibilità di salvarsi sul campo. Era difficile, è chiaro, perché le mancanze erano molteplici: mancava dall’attrezzatura al campo a tutto ciò che era necessario. Però, come ho detto, in una piazza come Messina per me è stato naturale andare oltre, così come lo è stato per i ragazzi, che hanno dimostrato veramente il loro valore. Luciani, Krapikas, Gelli, Dumbravanu Crimi: tutti hanno dimostrato di essere bravissimi e all’altezza, nonostante le difficoltà che, assicuro, in Serie C pesano molto, perché questi ragazzi non guadagnano cifre tali da potersi sentire tranquilli in momenti in cui mancavano, come nel nostro caso, 4-5 stipendi, senza contare i punti di penalità e tutto il resto. Ma lo abbiamo per i tifosi, per la piazza, per un club storico. Per il Rimini mi dispiace, perché capisco cosa si prova in questi momenti".
In una sua intervista, disse che i controlli non sono ancora troppo adeguati per quello che dovrebbe essere il mondo professionistico italiano.
"E lo ribadisco. È un dispiacere per il calcio, per lo sport, perché dovrebbe avere altri valori di fondo e non certo questi, dove persone non adatte finiscono coinvolte e gli viene anche permesso di agire. Questa è una situazione che non dovremmo accettare, né come sistema calcio, né come sistema Italia. Eppure accade: è accaduto lo scorso anno, l’anno prima, e sta accadendo quest’anno. Non è bello, non è bello per le famiglie, non è bello per chi lavora lì, non è bello per lo sport, perché poi vengono falsati i campionati. Non dimentichiamoci che l’anno scorso, con l’esclusione di Turris e Taranto, la classifica del Girone C cambiò totalmente sia per chi doveva vincere il campionato che per chi doveva salvarsi. Basti pensare che il Messina, prima che arrivassi io, le uniche partite che aveva vinto erano con Turris, Taranto e una sola altra".
A proposito di classifiche, potrebbe accadere lo stesso con il Rimini. Ma anche nel Girone A la questione retrocessione sembra già definita con la Triestina. Questo compromette l’equilibrio del campionato: sapendo che c’è sostanzialmente una retrocessa, si affrontano i match anche inconsciamente in modo diverso...
"Sono pienamente d’accordo: lo scorso anno è stato così anche per chi doveva vincere, perché tra Cerignola e Avellino gli equilibri sono cambiati con l’esclusione delle due squadre prima citate. I punti cambiati hanno inciso sulla regolarità del campionato, penalizzando alcune piazze e avvantaggiandone altre, senza un motivo sportivo. Non è buono: come ha detto lei, anche nel modo di affrontare il campionato, vengono a mancare valori come lealtà, competitività e merito, tutti aspetti che negli ultimi 4-5 anni si vedono meno. Poi si fanno macro ragionamenti sul perché non c’è talento, sul peerché l’Italia perde: basta guardare alle serie inferiori per capire che il talento e il merito spesso vengono penalizzati".
Forse in Italia si fatica a capire che si dovrebbe ragionare a 'sistema calcio' e non a 'sistema lega': perché le radici affondano nelle categorie minori. Non parte tutto dalla Serie A, parte tutto da , parte tutto dal basso, a piramide.
""È vero. Quando lavoravamo nel Novara, abbiamo avuto la fortuna di avere Bruno Fernandes, Montipò, Bellich, Barbieri e altri, tutti ragazzi che sono potuti crescere grazie al merito e perché il calcio non aveva queste problematiche. I giovani venivano fatti giocare perché bravi, e nelle categorie inferiori non c’erano queste problematiche. Per i giocatori era più facile migliorare, imparare il sacrificio e la disciplina quotidiana che caratterizzano ogni atleta".
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