Colavitto: "Rimini non merita una ferita così. Tutto il sistema calcio si interroghi"
Gianluca Colavitto, tecnico ex Giugliano, Ancona e Matelica, è stato ospite della trasmissione 'A Tutta C', in onda su TMW Radio e iL61, condividendo le sue riflessioni sulla situazione attuale del Rimini e le sfide del calcio italiano.
Partiamo dalla vicenda Rimini: una ferita per tutto il calcio italiano. Che idea ti sei fatto da uomo di sport?
"Mi dispiace tantissimo, soprattutto per le persone che ci lavorano: magazzinieri, medici, fisioterapisti, tutto lo staff che sta dietro ai calciatori. Io l’ho vissuto in prima persona con l’Ancona e so quanto fa male. Rimini è una piazza appassionata, con uno stadio rinnovato, che otto-nove mesi fa festeggiava la vittoria in Coppa Italia sognando il rilancio. Vederla sparire di nuovo è durissimo. Merita un applauso enorme il gruppo-squadra nel senso più ampio: giocatori, staff, tutti. In una situazione drammatica dall’inizio hanno rispettato la maglia e ottenuto anche risultati importanti. Loro sì che non meritano ferite di questo tipo. Tutto il sistema-calcio deve interrogarsi quando accadono queste cose".
Girone C: all’inizio si pensava Catania, Benevento e Salernitana le protagoniste assolute. Oggi c’è anche il Cosenza lassù. Chi ti ha convinto di più?
"Le premesse erano quelle: piazze importanti, investimenti pesanti. Il Cosenza non mi sorprende: essere retrocessi è una difficoltà in più, ma hanno qualità e tradizione. Fino alla fine sarà lotta a quattro con Catania, Salernitana e Benevento. Poi ci sono organici molto competitivi: Casertana, Crotone, Potenza, Trapani. E sorprese come il Casarano neopromosso, che gioca un calcio brillante. Nel girone meridionale non esistono partite scontate, né in alto né in basso. Anche capire chi andrà ai playout sarà complicatissimo: equilibrio altissimo, piazze collaudate, retrocessione traumatica per tutti. Sarà tutto in ballo fino all’ultima giornata: promozione diretta, playoff, retrocessione diretta e playout".
Questo girone logora mentalmente e fisicamente. Può essere un handicap ai playoff nazionali?
"Sì, è possibile. Ti stressi per 38 giornate ad altissimo agonismo, poi arrivi secondo o terzo, stai fermo un po’ e devi ripartire. La formula allargata dei playoff può influire. Negli ultimi anni le corazzate del Sud spesso sono uscite proprio per questo".
Girone B: verranno cancellati i punti del Rimini. Chi ne trae più vantaggio e chi sta correndo di più?
"Per fortuna la stagione è ancora lunga, quindi c’è tempo per rimediare sportivamente, diversamente da quanto accadde l’anno scorso con Taranto e Turris a poche giornate dalla fine. Sulle regole andrebbe rivisto qualcosa: le partite già giocate dovrebbero rimanere valide, altrimenti qualcuno viene penalizzato ingiustamente. Sulle squadre: Arezzo ha dato continuità tecnica e si sta confermando. Ravenna non è una sorpresa per me: proprietà solida, progetto ambizioso, mix di giovani e giocatori esperti. Ascoli ha un blasone enorme e ha scelto un allenatore (Tomei) con un’idea di gioco chiara che sta portando in campo. Fino alla fine può succedere di tutto per la promozione diretta".
Girone A: Vicenza sembra avere già ipotecato il campionato.
"Difficile immaginare un crollo. Società solida, allenatore che sa come si vince in Serie C, rosa profondissima. Certo, il calcio non è matematica, ma ci sono tutti gli ingredienti perché portino a casa il campionato. Vincere la Serie C è un’impresa: in ogni girone ci sono 2-3 squadre che per organico, investimenti e blasone potrebbero stare tranquillamente in Serie B. Molti dicono, e io concordo, che sia più difficile vincere la C che salvarsi in B".
In questo girone c’è qualche squadra che ti ha deluso?
"Mi dispiace per la Virtus Verona: anni di grande identità con mister Fresco, organico buono, vederla in quella posizione fa effetto. Ma è ancora novembre, il percorso è lunghissimo e conosco Gigi: si riprenderà. Cittadella e Brescia vengono da retrocessioni e rivoluzioni: ci vuole tempo per guarire le ferite. Stanno risalendo e ai playoff saranno clienti scomodissimi".
Ultima questione: le seconde squadre. Molti tifosi le vivono come “usurpatrici” di posti che potrebbero andare a realtà territoriali. Tu che idea ti sei fatto?
"È un argomento complesso. Prima i grandi club giravano i ragazzi in prestito a squadre di C o B, pagando per farli giocare. Oggi li tengono in casa con la seconda squadra: dal punto di vista del club di Serie A è un vantaggio tecnico ed economico enorme (la Juventus docet). Capisco i tifosi che vedono tolto un posto a una piazza storica, ma se fossi un dirigente di Serie A vedrei solo aspetti positivi. Il compromesso? Una seconda squadra per girone è già un buon equilibrio. Se aumentassero, il dibattito diventerebbe davvero serio".
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