La nuova proposta di Gravina e le alchimie numeriche: servono due cose che non ci sono. Brescia-Vicenza, qualcuno ci ascolta

La nuova proposta di Gravina e le alchimie numeriche: servono due cose che non ci sono. Brescia-Vicenza, qualcuno ci ascoltaTMW/TuttoC.com
Oggi alle 00:00Il Punto
di Ivan Cardia

“Probabilmente il 10% di turnover in A, il 20% in B e il 20% in C è una soluzione che realisticamente può unire un po’ di buon senso e buona volontà: entro dicembre io farò questo tipo di proposta". Nei giorni scorsi Gabriele Gravina, che circa un mese fa ha festeggiato i sette anni di presidenza federale, ha illustrato la sua idea di riforma dei campionati. Non senza aver sottolineato che la riforma, in realtà, c’è già. Semplicemente non ce ne siamo accorti. Il riferimento è al piano strategico approvato nel 2024, non ancora del tutto a regime: gli va riconosciuto, oltre alle diverse e a volte sguaiate resistenze incrociate nel cammino, che una riforma non si basa solo sulla rivisitazione completa di un sistema, ma anche su degli interventi all’apparenza secondari e nei fatti di grande impatto, per carità. Però, di fronte a un movimento in oggettiva difficoltà dalla testa ai piedi - e forse più dolorante alla prima che ai secondi -, piccoli interventi che fanno solo immaginare un grande disegno, mai davvero svelato, non possono certo bastare.

Oggi, salvo sorprese, ne sapremo di più. È in programma a Roma il consiglio federale e dicembre è alle porte: due più due… Subito dopo le anticipazioni di Gravina - che hanno grande senso specie per la B, la cui identità è completamente annientata da un ricambio stagionale eccessivo -, ecco fiorire i calcoli: applicando aritmeticamente quelle percentuali al numero attuale dei campionati, ne deriverebbe una Serie C con due promozioni e dieci retrocessioni. Dubitiamo, per tante ragioni, che l’approdo sarà davvero questo. Altro discorso è se l’alchimia numerica si rifletta anche nella riduzione del numero di squadre, che tutti vedono come panacea dei vari mali. Premesso che il vero peccato è come sempre originale - aver abbandonato la divisione C1, C2 -, ma nel dirlo si va indietro di troppi anni, il tema è che possiamo anche essere d’accordo che 100 squadre professionistiche siano troppe e, per carità, anche che siano troppe 60 in C. Però non in maniera così semplicistica.

Intanto, perché se 60 in C sono troppe, altrettanto vale per 20 in Serie A, che ormai non è più un grande campionato europeo da troppo tempo. Soprattutto perché alla famigerata sforbiciata ci si deve arrivare e servono due cose che purtroppo non abbiamo: A) tempo, B) soldi. Non ne parliamo in astratto, ma molto in concreto. Siamo pratici: per rivedere un campionato serve l’intesa, e oggi per domani nessuno vota per eliminarsi da solo. È quello che si chiederebbe alle formazioni di metà classifica, ma pure a qualche big che può incappare nell’annata storta. Si deve votare oggi per un format che vada a regime almeno fra tre anni: così, forse, va bene, ma è uno dei motivi per cui non si può ridurre tutto al diminuire il numero delle squadre. Quanto alla lettera B, a chi dovesse votare per eliminarsi (almeno teoricamente, anche se nel tempo) andrebbe riconosciuto qualcosa. È giusto, ma soprattutto è l’unico modo per arrivarci. Altrimenti tentenniamo, proponiamo, aspettiamo, e poi alla fine arriverà qualcuno - il governo? Abodi l’ha promesso - a fare quello che non è stato fatto.

L’ultimo turno di campionato è stato caratterizzato, tra le varie, da una bella notizia, e cioè che qualcuno ci legge: Brescia-Vicenza, non divertentissima come spesso capita con i big match, è stata riaperta ai tifosi ospiti dopo un inspiegabile divieto. La seconda è che ci sono state diverse polemiche arbitrali, compresa la sfuriata del Giugliano: sul punto quel che c’era da scrivere si è scritto una settimana fa. Come tutte le novità - in A viviamo di polemiche sul VAR -, il FVS avrà i suoi difetti (è una sperimentazione…), ma indietro non si torna.