Morrone: "Alcune figure importanti per la Serie C, per professionismo e lavoro"
Ospite della trasmissione "A Tutta C", condotto quest'oggi da Claudia Marrone, il Presidente di ADICOSP, organizzazione direttori sportivi,segretari e collaboratori della gestione sportiva nelle società di calcio professionistico e dilettantistico, Alfonso Morrone ha risposto ad alcune domande sull'associazione e sulla Serie C.
Cosa bolle in pentola per l'ADICOSP?
"Guarda, quest'anno abbiamo deciso di andare a visitare tramite i referenti regionali tutti gli associati, ma anche collaboratori simpatizzanti, insomma, chi ha l'intenzione di intraprendere questa avventura professionale, qual è il dittatore sportivo, il segretario o il collaboratore della gestione sportiva. Abbiamo fatto la prima tappa a Reggio Emilia, poi a Marchi di Scorso. Devo anche ringraziare pubblicamente la Reggiana, la persona del senatore generale Nicola Simonelli e del dittatore sportivo Domenico Facchiolla, che sono ottimi professionisti, ma sono anche iscritti con noi. Abbiamo fatto una riunione nella sede del centro sportivo bellissimo nuovo della Reggiana, poi siamo stati ospiti al MAPEI Stadium a vedere la partita Reggiana-Moderna. Quindi ora riprenderemo a Roma il 17 di novembre e a Napoli il 19 di novembre. Poi siamo in programma a Milano, Bari e altre regioni, perché in questo momento ci sono, secondo me, in termini alti problemi sicuramente importanti, ma ci stiamo focalizzando su due criticità che dobbiamo risolvere. Una è la firma dell'accordo collettivo in ambito dilettantistico, perché non è più possibile vedere in serie di iscrizioni le liberatorie di calciatori e allenatori e non quelle dei dittatori sportivi. Esiste una legge, che è la legge del registro di 306, dove siamo lavoratori sportivi a tutti gli effetti. Devo dire anche che c'è massima apertura da parte della LND, quindi ringrazio anche per la disponibilità il Presidente Giancarlo Abete e il Presidente del Dipartimento interregionale Luigi Barbiero, perché noi abbiamo presentato la nostra proposta. Quindi questo significa che da qui a breve finalmente avremo anche un contratto federale per quanto riguarda i direttori e i collaboratori che sono impegnati nei dilettanti. Mentre nei professionisti sta succedendo una cosa che, ahimè, io ho avuto anche un bellissimo colloquio molto costruttivo con il Presidente Matteo Marani circa una decina di giorni fa, dove sento l'esigenza, ma anche dal Presidente Marani, di elevare un po' i profili professionali all'interno anche della serie C. Quindi, per dire, c'è un problema serio secondo me, specialmente in serie C, dove noi abbiamo ottimi segretari sportivi che, comunque sia, hanno investito su loro stessi, hanno esperienze importanti. Quando in estate vengono chiamati da segretari di serie C, veramente a professionalità alte, corrisponde un compenso adeguato. Vedono forse nella spesa del segretario sportivo un costo e non una risorsa e poi si appoggiano ragazzi privi di esperienza a due soldi. Quindi sarebbe opportuno che nel manuale delle licenze nazionali ci sia l'obbligo anche per i segretari di attingere all'elenco speciale, così come avviene già nei direttori sportivi. Questi sono i due punti su cui stiamo lavorando adesso".
Nel professionismo di passi in avanti sotto questo aspetto se ne sono fatti, tra l'altro anche grazie al vostro lavoro come associazione.
"Lo metto con molto orgoglio perché noi abbiamo denunciato. Diciamo che in serie C ci sono qua degli sporadici esempi, ma di abusivismo che c'era prima ora è molto molto di meno. Ora dobbiamo tutelare anche la figura del segretario sportivo che credo sia una figura centrale all'interno di un club. Diciamo che laddove ci sono proprietà forti e presidenti che vogliono far bene, generalmente si corrisponde anche a un segretario sportivo importante e pagato adeguatamente. Nell'altra realtà, lo dobbiamo dire io, la serie C è bella arrivarci e vincere i campionati di serie D, ma poi bisogna dimostrare di essere professionisti non soltanto perché participi a un campionato professionistico, ma perché sei strutturato come società professionistica. È un'azienda a tutti gli effetti e le professionalità devono essere tutelate".
Perché secondo te troppo spesso, e questo è un dato di fatto come giustamente sottolineavi, si tende a non strutturare in modo completo l'organigramma societario? Perché non si arriva a capire che anche da queste cose passa la buona riuscita di un'annata?
"Perché ripeto, molte figure, ma anche all'inizio, adesso è stato un po' consolidato il fatto che c'è bisogno del direttore sportivo, io lo dico spesso che molte volte bisogna fare i corsi, non ai direttori, ma ai presidenti stessi, ma è una critica costruttiva, non voglio anche perché senza presidenti non ci sarebbero i nuovi campionati e le società sportive. Però molte volte, ripeto, queste figure vengono considerate come costi e non come risorse, anche per la gestione dei settori giovanili, noi facciamo convegni, facciamo dibattiti sulla tutela del talento italiano, poi vediamo che molte società di terza serie, purtroppo questo è un dato di fatto, danno in gestione il settore giovanile, in mani anche a persone che non c'entrano niente con la società stessa, perché per loro spendere un euro di settore giovanile è come buttare i soldi. E purtroppo non è così. E io ho anche l'opportunità, come presidente internazionale dei direttori sportivi, di girare molto all'estero, e questa filosofia, normalmente all'estero, c'è un altro tipo di filosofia, e non a caso poi vediamo i risultati con le nostre nazionali, perché poi noi ce la prendiamo con Mancini, con Spalletti, con il presidente Gravina, va bene, uno deve prendere la propria responsabilità, ma poi se non c'è una cultura sportiva e imprenditoriale, anche perché tu investi nel settore giovanile, ma poi ti troverai sicuramente dei giovani di valore, noi l'anno scorso abbiamo premiato il Cesena, ora non ricordo il nome del responsabile del settore giovanile, Colacone, che ora sta a Venezia, perché Colacone aveva allevato diversi giovani interessanti, e Cesena vinse nel campionato di Serie C con 4-5 titolari provenienti dal proprio settore giovanile.
Alfonso, è quello anche di programmare poco, magari spesso anche a livello di progetto tecnico, alle volte si è un po' di facile esonero in Italia, quest'anno forse leggermente meno rispetto alle stagioni passate. Perché qui in Italia non si sa avere pazienza?
"In molti contesti dove vengo chiamato anche come relatore a intervenire, io faccio sempre un esempio, guarda l'Arsenal che non vince da tanto tempo, all'anno scorso ad Arteta gli hanno allungato non so di quanti anni, ma di molti anni il contratto pur non vincendo nulla. Questo vi fa capire l'idea di filosofia che dicevo anche prima all'estero rispetto all'Italia. Noi siamo la culla degli allenatori ma anche del management sportivo, perché non a caso molti nostri dirigenti hanno fatto le fortune, noi siamo comunque sia bravissimi a formare i dirigenti e allenatori molto bravi. In Italia purtroppo, ripeto, noi si riempiamo la bocca su mille cose, a noi manca la cultura sportiva e la cultura della sconfitta, perché non ci dobbiamo dimenticare che la domenica ci sono due squadre che si contendono con la vittoria, quindi c'è per forza un pareggio o un vinto e un vincitore. Questo significa che i progetti che vengono tanto acclamati a luglio e agosto, dopo una settimana, dieci giorni, basta un palo all'ultimo minuto, un rigore sbagliato, i progetti si vanno a fare benedire. Su questo, però, è stata brava ad esempio la Salernitana, che quest'anno anche in un momento in cui la piazza si era un attimino nuovamente infiammata, ha tenuto botta Faggiano ad aver portato la calma tutto. Mi ricordo che Gasperini stava già sulla graticola, doveva essere esonerato all'Atalanta, poi hanno avuto la passione di aspettarlo e poi sappiamo cosa ha fatto. Io sono un direttore sportivo, ho fatto il direttore e lo faccio da trent'anni, e poi ci sono anche delle dinamiche interne al gruppo squadra che bisogna analizzare. Io faccio un discorso in senso generale, quello a dove anche io ne ho passato, dove ho dovuto esonerare qualche allenatore, perché magari in quel contesto andava cambiato. Purtroppo è proprio un'italica abitudine che ricorriamo al cambio allenatore, perché è la panacea di tutti i mali. Purtroppo poi molte volte non è così, perché basti vedere le statistiche, diciamo che la gran parte delle volte cambia allenatore e non cambia nulla. Quindi voglio dire, io parlo in senso generale. Bisogna stare dentro ai club, dentro allo spogliatoio e vedere cosa va e cosa non va, e molte volte cambiare allenatore è la cosa più facile per dare una sterzata alla stagione".
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