Romiti: "Salerno mi è rimasta nel cuore, domenica tiferò granata"
Alla vigilia del derby tra Salernitana e Casertana, l’ex attaccante Marco Romiti, protagonista di una lunga carriera tra Serie B e C, ha rilasciato una toccante intervista a Il Mattino (edizione di Salerno), ricordando le emozioni dei suoi anni in granata e la passione per una città che non ha mai dimenticato. “Non farò come quelli che restano neutrali e si augurano il pareggio. Salerno mi è rimasta nel cuore e domenica tiferò per i granata, cui auguro di tornare in B perché la tifoseria è straordinaria e lo merita”.
Romiti, che vestì entrambe le maglie, ha ripercorso così le tappe della sua carriera: “Sono stato poco a Caserta. La Salernitana mi vendette per una bella cifra e proprio nel 1989-’90 costruì la squadra che avrebbe poi vinto il campionato. Questo è il mio grande rimpianto, perché a Salerno ero arrivato dopo una grande stagione a Campobasso, convinto che avremmo centrato la promozione. Avevamo una squadra forte e già l’anno prima sarei dovuto arrivare, ma la società scelse De Falco. Quando Fedele mi chiamò fu una rivalsa e accettai con entusiasmo. La mia stagione fu positiva, anche se condizionata da un problema alle costole. Già allora, la Salernitana avrebbe potuto salire in B”.
Il ricordo dei tifosi e dello stadio Vestuti è ancora vivido nella mente dell’ex bomber: “Salerno è stata speciale. La curva del Vestuti era fantastica, trainante. Quante battaglie in quello stadio e che gioia ogni mio gol. Fui anche fortunato perché all’esordio in casa, col Casarano, segnai subito. Ma il più bello arrivò poco dopo: col Palermo feci il 2-2 con un colpo di testa spettacolare, venne giù lo stadio. È stato il mio gol più bello in granata e uno dei più belli della mia carriera”.
Infine, un pensiero commosso per Agostino Di Bartolomei, compagno ai tempi della Salernitana: “Oggi ho 64 anni e una maturità diversa. Con l’esperienza che ho, non rifarei una cosa: non mi comportai benissimo col grande Agostino Di Bartolomei. Commettemmo l’errore di vederlo come il campione sceso dalla A che voleva sostituirsi all’allenatore, ma lui voleva solo mettere la sua esperienza al servizio del gruppo. Io ero l’uomo di Pasinato, l’allenatore che poi lo mise fuori squadra. Quando ho saputo della sua morte, è stato un colpo durissimo. Se fossi stato meno impulsivo, mi sarei potuto godere di più un campione e un uomo straordinario come lui. Oggi spero che tutti gli attaccanti granata, da Inglese a Ferrari, segnino tanto e riportino la Salernitana dove merita: in Serie B, come avrei tanto voluto fare io”.
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