TMW Radio

DG Guidonia: "Neopromosse alzano il livello. Mercato? Sul piano umano non abbiamo sbagliato"

DG Guidonia: "Neopromosse alzano il livello. Mercato? Sul piano umano non abbiamo sbagliato"TMW/TuttoC.com
© foto di Federico De Luca
Oggi alle 21:15Girone B
di Sebastian Donzella

Intervenuto nel corso della trasmissione A Tutta C, in onda sulle frequenze di TMW Radio, il direttore generale del Guidonia MontecelioFabrizio Lucchesi, ha parlato dell’avvio del campionato della squadra neopromossa reduce dalla vittoria sul campo del Livorno: “L’inizio è andato oltre le nostre aspettative, ma non guardiamo partita per partita perché abbiamo la necessità di programmare una stagione cercando di ottenere la permanenza in categoria, che è il nostro obiettivo. All'inizio c'è sempre la ricerca di equilibri, la ricerca di una squadra nuova, un campionato nuovo: 20 ragazzi nuovi su 23. Quindi c'è sempre bisogno di tempo più che di vedere risultati immediati, e siamo contenti del nostro lavoro, siamo contenti di ciò che stanno facendo i ragazzi. Credo poi che i punti che abbiamo rispecchino più o meno quello che meritavamo”.

Si può dire che quest'anno la classe delle neopromosse, al di là del mero girone, ma in generale di tutta la Serie C, sia di un livello più alto rispetto al passato? La mandata delle neopromosse sta alzando il livello di questa Serie C?
“Sono d'accordo sulla tua analisi e in parte credo derivi proprio dal fatto che queste squadre hanno fatto l'anno scorso un campionato di Serie D da protagoniste, alzando notevolmente anche il livello della Serie D. Voglio dire, il Forlì e il Ravenna, che in questo momento sono eccellenti, erano prima e seconda nel loro girone; noi abbiamo perso col Ravenna la finale di Coppa Italia. Noi siamo arrivati primi, loro secondi in classifica, ma ci hanno battuto ai rigori in Coppa Italia. C'era un livello alto in D, questo livello è stato alzato un pochino. Il livello medio della C contribuisce ad alzarlo, ma in realtà credo che prevalga un grande equilibrio, in questo momento, un equilibrio generale di una Serie C che rispetto a qualche anno fa ha un livello medio più alto. Poi può capitare un girone dove c'è qualche competitor più o meno dichiarato, ma il livello medio della Serie C di oggi rispetto a qualche anno fa è un po' alzato”.

Nel vostro girone c'è anche il Rimini con la sua situazione difficile, che si sta protraendo ormai da settimane. In realtà non voglio parlare del Rimini, o meglio, lo uso come trampolino di lancio per fare una riflessione. Secondo lei sarebbe giusto introdurre una sorta di corso di formazione per quegli imprenditori che vogliono entrare nel mondo del calcio?
“Ho visto i cambiamenti e l'andamento con alti e bassi di queste problematiche. Allora, se è vero che – ed è giusto – il lavoro che sta facendo la Serie C, ma potrei dire anche le altre leghe. La Serie C in particolare ha sentito nel corso degli anni la necessità di formare una classe dirigente e quindi grande, grandissima attenzione negli ultimi anni, soprattutto alla formazione dei professionisti che ricoprono i ruoli, diciamo, chiave all'interno della società, e pian piano allargandola sempre più a macchia d'olio. Quindi chapeau a questo lavoro portato avanti dal presidente Marani in primis, che vuole professionalizzare e quindi fa bene a dare contenuti professionali. Ma dall'altra, la società sportiva è una società che vive all'interno di una società civile. Il calcio è uno spaccato della società civile. Gli imprenditori sono imprenditori che liberalmente scelgono di fare questa attività. Senza di loro non si farebbe calcio, hai voglia di essere organizzato, senza l'imprenditore.

Quindi è difficile, secondo me, poter disciplinare quello. Io credo però ad un'altra cosa: come fai oggi a pensare che uno entri nel mondo del calcio non ne conosca pregi, non ne conosca difetti, non conosca ciò che va incontro? Quindi delle due l'una: o uno ha un ingresso per fare, poiché la squadra di calcio serve, o comunque oltre che la passione, c'è anche un'attività indiretta a valorizzare un brand, penetrare un territorio; dall'altra, voglio dire, la necessità di capitali sufficienti. Oggi io non posso giustificare l'impreparazione. E quindi io credo che l'unico modo sia mettere delle regole che non sono regole di Lega di C, di B o di A, ma siano regole federali stringenti che non consentano, che non permettano a chi non è solvibile di far parte del sistema. Non dico che ci vogliono i soldi, no, si può fare calcio anche con meno soldi; l'importante è avere professionalità. Poi, chi dà meno professionalità avrà meno soldi, è come tutte le colonie che ci sono, libere del mercato. Però, avere la possibilità che se uno comincia la stagione, la finisca. Avere difficoltà... io, con l'esperienza che ho fatto, ho seguito 7-8 fallimenti come professionista, partecipando al team dei professionisti che le cordate fallimentari di volta in volta mettevano a servizio del fallimento, e ti dico che ho visto delle cose devastanti. Allora delle due l'una: o tu fai apposta perché, come può succedere, hai sbagliato a fare i conti, ma non dovrebbe iniziare l'attività chi non è solvibile. Altrimenti gli impedisci. I precetti non servono a nulla. Ora siamo qui a discutere, voglio dire, dopo 3 settimane questi poveretti del Rimini non si sa se vanno avanti. Io gli auguro che si trovi una soluzione, ma non è mica normale. E poi questo droga il mercato, lo ferma. Questo droga il mercato perché il doping amministrativo non è meno importante del doping fisico. Se tu togli dal mercato il drogatore perché gli prometti uno stipendio doppio e poi non glielo dai, ma intanto tu hai drogato il mercato. Allora io credo che alla base ci sia la necessità di una ristrutturazione generale. Lo diciamo da troppi anni e ne è arrivato il momento: il sistema professionistico italiano così non può reggere. Ma dall'altra, impedire poi di trovarsi dentro i campionati squadre che non sono in grado di andare avanti. Però questi non sono problemi della Lega di C o di B o di A, sono federali, sono di sistema. Sono di sistema. Io non dico che è colpa della federazione, io dico che è di sistema. E allora qui devi mettere un punto, perché altrimenti c'è una deriva costante che francamente poi si dà spazio anche a male e cattive parole, interpretazioni o falsi e facili, talvolta, giudizi”.

Tre giornate dopo l'avvento storico, sotto tutti i punti di vista, della tecnologia anche nell'universo della Lega Pro, quali sono le prime sensazioni, le prime indicazioni?
“Il supporto tecnologico è indispensabile, non si torna più indietro. Lo diceva Pierluigi Collina vent'anni fa, vent'anni fa! E oggi ci siamo dentro. L'arbitro ha bisogno di essere aiutato. Il supporto tecnologico non risolve il problema, ma aiuta in qualche caso. Sicuramente il percorso, la strada è quella. Io credo... sono stato attore questa settimana dei feedback, positivi, negativi, ma sicuramente da affinare, senza dubbio. Ma sicuramente non si torna indietro, l'aiuto tecnologico è fondamentale. Un grande però... l'aiuto tecnologico al sistema calcio l'ha dato questa innovazione importantissima: ha portato, grazie al presidente, la visibilità in chiaro delle partite. Io credo che spesso non viene ricordata o non sottolineata, ma per la valorizzazione del nostro prodotto questa partnership importantissima con OVS e CAI ha portato la Serie C ad una dimensione di visibilità nazionale e internazionale che non ha mai avuto. E questo credo sia una valorizzazione unica di un prodotto alla ricerca di una sua sostenibilità. Poi è la sostenibilità del sistema che, per quanto, sarà sempre difficile da trovare con le attuali regole, ma quello secondo me è stato un passaggio straordinario. Le tecnologie sul campo aiutano a sbagliare di meno. Un po' più di maturità anche da parte nostra, degli addetti ai lavori, talvolta, nel saperle accettare, perché i cambiamenti sono sempre difficili in un mondo conservatore. Però i cambi d'opinione sono necessari e sempre più funzionali”.

Ho evitato come domanda d'apertura quella legata alla domanda più banale che si possa fare a un dirigente dopo pochi giorni dalla chiusura del mercato. Siete soddisfatti di quello che siete riusciti a concretizzare durante quest'estate? È come chiedere all'oste se il vino è acqua o meno
“Sì, esatto, lo so, lo so, lo so! No, no, ma va bene. Io ti rispondo: sono soddisfatto, siamo soddisfatti, non te lo nascondo. Avevamo fatto una lista di assunzioni, siamo stati contenti di averle raggiunte. Siamo contenti. Noi, ragazzi, aspettiamo a vedere, diamogli il tempo di verificare, ragazzi, se le aspettative che abbiamo riposto in loro sono quelle che ci aspettavamo. Però sul piano umano credo non abbiamo sbagliato, perché su tutti i ragazzi, sul piano umano, sono giusti. Sul piano sportivo hanno dei valori. Vediamo se riusciamo sul campo a trasformare i valori individuali in un collettivo degno di tale nome, che ci porti al raggiungimento della permanenza in categoria”.