Il fatto della settimana – Rimini, incubo senza fine: penalizzazione, guida tecnica saltata, 'Neri' chiuso e ricorso al TAR, città col fiato sospeso. Ma oggi alla fine si giocherà con la Ternana?

Il fatto della settimana – Rimini, incubo senza fine: penalizzazione, guida tecnica saltata, 'Neri' chiuso e ricorso al TAR, città col fiato sospeso. Ma oggi alla fine si giocherà con la Ternana?
© foto di Lorenzo Carini
Oggi alle 00:00Il Punto
di Valeria Debbia

Non c'è bisogno di girarci intorno: il Rimini  continua a essere il protagonista indiscusso, in un vortice di eventi che sembra uscito da un film drammatico. Questa settimana, il club biancorosso ha toccato il fondo di una crisi che si aggrava di ora in ora, culminando con l'incertezza sulla partita di stasera alle 20.30 contro la Ternana. Lo stadio 'Romeo Neri' resta chiuso, sigillato dal Comune per inadempienze nei pagamenti delle rate, nonostante la società affermi di aver saldato tutto e chieda la riapertura immediata. La squadra, costretta ad allenarsi a Gatteo Mare, vive un limbo che minaccia non solo la stagione, ma l'esistenza stessa del club.

Partiamo dal mercato: a chiusura delle trattative, il Rimini ha tentato di rinforzarsi, ma i problemi burocratici hanno bloccato tutto. Mancava la fideiussione integrativa da 420mila euro, essenziale per operazioni in entrata, e così si è proceduto solo con uscite. Giocatori chiave come Parigi sono stati ceduti per somme irrisorie – appena 15mila euro, secondo la proprietaria Giusy Anna Scarcella – lasciando una rosa ridotta all'osso, con soli cinque tesserati in prima squadra e innesti last-minute da svincolati. E gli ultimi acquisti? Bloccati per mancanza del visto di esecutività, non potranno scendere in campo. Persino Pantaleo Corvino, responsabile dell'area tecnica del Lecce, ha espresso dubbi sul caos riminese, dichiarando di non aver voluto inviare in prestito Salomaa e Delle Monache per timore di instabilità.

Il terremoto dirigenziale ha amplificato il disastro. Annunciati come partenti il direttore sportivo Luca Nember e il segretario Filippo Marra Cutrupi, con l'arrivo imminente di Stefano Giammarioli. Eppure, Nember ha smentito le dimissioni: "Non mi sono mai dimesso", ha chiarito in conferenza, annunciando un ricorso contro la penalizzazione e puntando sul mercato degli svincolati. Giammarioli, invece, non opera per l'attuale proprietà – guidata da Scarcella e la sua Building Company – ma rappresenta un gruppo di imprenditori americani nel settore immobiliare, interessati a rilevare il club. È spuntato persino il nome di Sur City Group, che ha avviato un dialogo diretto con la Building Company, alimentando voci di un possibile cambio di proprietà.

E che dire del settore giovanile? Era a rischio estinzione, con allenamenti fermi e genitori preoccupati per i ragazzi. Il club ha risposto con una nota ufficiale: "È una risorsa fondamentale, abbiamo regolarizzato i tecnici". Ma le parole non bastano a dissipare i dubbi su una struttura che appare fragile come il resto della società.

La stangata del Tribunale Federale Nazionale ha inferto il colpo più duro: 11 punti di penalizzazione per violazioni amministrative, che proiettano il Rimini in fondo alla classifica del Girone B di Serie C, già a -10 dopo un pareggio. In questo contesto, il tecnico Piero Braglia ha gettato la spugna senza nemmeno esordire in panchina. "Basta così", ha rivelato in un'intervista, spiegando di aver lasciato per garanzie venute meno, senza pretendere compensi per non gravare sui tesserati. Una scelta nobile, ma che lascia la squadra orfana: questa sera, se si giocherà, in panchina andrà Filippo D'Alesio, un ragazzo disponibile ma catapultato in un incubo.

E proprio quando sembrava che il fondo fosse stato toccato, intorno alle 21.30 di sabato è arrivato un nuovo comunicato del club biancorosso, che alza ulteriormente la tensione con il Comune. La società ha annunciato di aver presentato ricorso al TAR contro la chiusura del 'Romeo Neri', richiedendo una misura cautelare per riottenere la concessione dello stesso. Non solo: il club ha dato mandato ai propri legali per valutare i provvedimenti comunali sotto il profilo civile, amministrativo e penale, con l’intento di accertare eventuali illegittimità, responsabilità per danni e persino condotte penalmente rilevanti, da segnalare alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti. Un atto di sfida che rischia di inasprire un conflitto già rovente, con la proprietà che reclama "trasparenza, rispetto istituzionale e correttezza" in un contesto che di corretto sembra avere ben poco.

La conferenza stampa di Scarcella & co., tenutasi in un hotel blindato per evitare contestazioni, aveva già offerto un mix di difese e proclami. "Chi può comandarmi deve ancora nascere, non sono un prestanome", ha tuonato la proprietaria, aggiungendo: "Il Rimini è dei tifosi, ma il sedere è mio e comando io". Ha descritto la squadra ereditata come "un gruppo di cadaveri" e difeso le scelte, legando il futuro del club a quello della sua azienda nel settore energetico. Ma tra sospetti, debiti e tifosi in piazza con simboli di euro e lavatrici (a simboleggiare il "lavaggio" di denaro?), le parole suonano vuote.

Questo caos non è solo sportivo: è un'offesa a una città con 113 anni di storia calcistica, a tifosi che meritano trasparenza e ambizione, non sopravvivenza. Il sindaco Jamil Sadegholvaad ha ragione a esigere pagamenti puntuali: il Rimini non può essere un alibi per inadempienze. Questa sera, se la Questura e il Comune non cambieranno idea (davvero molto improbabile), la partita potrebbe saltare, segnando un nuovo punto di non ritorno. C'è speranza in un gruppo imprenditoriale che rilevi tutto? Forse, ma il tempo stringe. Rimini merita di più: un club stabile, non un circo. Altrimenti, il "fatto della settimana" sarà sempre più monopolizzato dalle questioni romagnole, rischiando di diventare la cronaca di una fine annunciata.