Il fatto della settimana – Rimini, sette giorni tra lo sfogo di Giammarioli, lo stadio riaperto e un nuovo rappresentante legale (imposto dal Tribunale)

Il fatto della settimana – Rimini, sette giorni tra lo sfogo di Giammarioli, lo stadio riaperto e un nuovo rappresentante legale (imposto dal Tribunale)TMW/TuttoC.com
Stefano Giammarioli
© foto di Lorenzo Marucci
Oggi alle 00:00Il Punto
di Valeria Debbia

I nostri riflettori non possono che puntarsi sul Rimini, visto il perenne calvario che deve vivere in questa stagione la società romagnola: un'odissea amministrativa e umana che trasforma il Neri in un'arena di speranze e illusioni spezzate. In bilico tra debiti, promesse non mantenute e un cuore biancorosso che batte ancora, più che il fatto sembra sempre il dramma della settimana: un club che lotta per non affondare, tra fideiussioni fantasma e cambi al vertice che odorano di commissariamento.

Partiamo dal caos del mercato, che ha segnato l'inizio di questa settimana infernale. Notizia di martedì scorso che il Rimini sembrava restare paralizzato da problemi di budget e da una fideiussione extra budget mai depositata, indispensabile per tesserare chiunque. Alessandro Bassoli, 35enne difensore centrale, continuava ad allenarsi con il gruppo di mister D'Alesio da settimane, sudando senza un contratto in tasca, in attesa di un miracolo che non arrivava. Stessa sorte per Carmine De Sena, l'attaccante 34enne ex Ravenna, che si era unito agli allenamenti il giorno prima, sfidando l'incertezza come un giocatore di poker con carte false. Al contrario, Sergej Grubac, il montenegrino di 25 anni, aveva mollato la presa: dopo aver atteso invano.

In questo vuoto, la società ha provato a lanciare un segnale di vita con l'annuncio di Alessandro Brancato, classe 2004, Cresciuto nel vivaio del Foggia, con esordi in C e passaggi per Olbia, Imperia e Sammaurese: sulla carta, un giovane entusiasta per il reparto offensivo. Ma la stampa locale, il giorno dopo, ha squarciato il velo: Brancato ha collezionato appena 42 minuti in campo dal luglio 2023, tra una Coppa Italia con il Foggia e spezzoni in Serie D con l'Imperia. Zero presenze a Olbia, panchina fantasma alla Sammaurese quest'anno. "Un nuovo tassello che porta entusiasmo e determinazione", recitava il comunicato ufficiale. Entusiasmo sì, ma per chi? Senza fideiussione, il ragazzo – essendo un under nato nel 2004 – non 'poteva nemmeno firmare un contratto oneroso e scendere in campo. Peggio: l'operazione era stata fatta alle spalle del direttore sportivo Stefano Giammarioli, che si era ritrovato a tuonare: "Non ne sapevo nulla, non conosco il giocatore". Una frattura interna che si allargava, tra un ds che invocava normalità per raddrizzare la barca e una proprietà che naviga a vista, o forse a caso.

E la barca imbarcava acqua da tutte le parti. Bassoli aveva quindi lanciato l'ultimatum: "Entro giovedì o me ne vado" (venerdì è comunque stato ufficializzato). De Sena seguiva a ruota. I "volontari" Madonna e Lopes tenevano botta, ma con Lepri e De Vitis che rientravano e dubbi su Fiorini e Gemello, la conta per l'Arezzo al Neri era già un esercizio di precarietà. Sullo sfondo, la scadenza del 16 ottobre: stipendi di agosto, Irpef e contributi Inps da saldare, con un monte ingaggi già raschiato fino all'osso. Giammarioli, atteso a Rimini il 1° ottobre per un confronto con la squadra, aveva trovato solo echi di promesse vuote.

Ma non è finita qui. Venerdì un barlume di normalità: la Building Company, proprietaria del club, ha saldato i 17mila euro al Comune, assicurando il Romeo Neri per il resto della stagione. Salvo colpi di scena all'udienza Tar dell'8 ottobre, ma la battaglia sembra chiusa. Ricordate? Un mese fa, Palazzo Garampi aveva chiuso le porte per inadempienze croniche, costringendo Rimini al ricorso d'urgenza prima di Ternana e Forlì. I giudici avevano concesso la sospensiva per "danni sportivi, disciplinari, economici e di immagine", ma ora il pagamento mette tutti al riparo. Un sospiro di sollievo, in un contesto che ne ha visti pochi.

Poi, il colpo di grazia: il 4 ottobre, sempre la stampa locale annuncia il cambio al vertice. Il custode sequestratario – che vigila sulle quote sotto sequestro conservativo del Tribunale di Milano, dopo il decreto ingiuntivo di Vr Trasporti per 200mila euro dovuti all'ex presidente Alfredo Rota – nomina un nuovo legale rappresentante. Addio Valerio Perini, uomo Building e braccio destro di Giusy Anna Scarcella: esautorato, senza più poteri gestori. La Building resta solo socio finanziario, una mossa per tutelare i creditori in un club dove le parole non hanno mai incontrato i fatti. Fideiussione extra budget? Promessa e svanita. Debito con Rota? Da saldare entro fine settembre, ma niente. Giammarioli e il segretario Giuseppe Bellantoni? Annunciati, ma senza contratto. Persino il presidente Espedito Siniscalchi è un fantasma: nominato sulla carta, mai ufficiale. Un modus operandi che puzza di improvvisazione, e che il custode ha evidentemente giudicato insufficiente dopo aver "guardato dentro" i conti.

In mezzo a questo turbine, la sconfitta casalinga con l'Arezzo brucia come sale su una ferita aperta. Ma è nelle parole di mister Filippo D'Alesio, a fine gara, che emerge l'umanità di questa storia. "Mi dispiace tanto – dice con la voce rotta – fa male sentire gli avversari urlare 'falliti' o 'a gennaio dovete morire'. Questi ragazzi non se lo meritano. Se sapessero cosa abbiamo passato... Ci vuole empatia, rispetto. Oggi a noi, domani a loro". E poi, i brividi: la Curva Est che intona "orgogliosi di voi", e D'Alesio che scende in campo con la squadra, sotto il tifo, per stringersi in un abbraccio collettivo. "Dobbiamo diventare un tutt'uno – conclude – la curva ci dà speranza, e noi ricambiamo con l'atteggiamento. Grazie, continuiamo insieme a credere in questo sogno".