Multiproprietà, ma davvero è male per il calcio? Stadi siano aperti a prescindere dai “colori”, Pellissier da libro Cuore

28.08.2021 00:00 di  Luca Esposito  Twitter:    vedi letture
Multiproprietà, ma davvero è male per il calcio? Stadi siano aperti a prescindere dai “colori”, Pellissier da libro Cuore
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Editoriale di oggi che si apre inevitabilmente con il caso Bari. Si era parlato diffusamente a livello nazionale della scelta della famiglia De Laurentiis di cedere l’intero pacchetto azionario per arginare il problema multiproprietà in largo anticipo rispetto, ad esempio, a quanto accaduto alla Salernitana. Nelle ultime ore, però, è arrivata una secca smentita da parte della presidenza che, dunque, ha manifestato l’intenzione di proseguire la propria avventura all’ombra del San Nicola sperando di ripercorrere le orme dei granata. Anche perché trovare acquirenti in questi tempi di crisi economica è impresa non di poco conto. Aggiungiamo una riflessione: considerando che tanti club sono in difficoltà e che realtà blasonate sono passate repentinamente dal Paradiso della A all’inferno dell’interregionale, riteniamo che la normativa debba essere rivista. Vietare ad uno stesso presidente di guidare due squadre nella medesima categoria è estremamente ovvio e lapalissiano, ma impedirlo ad un imprenditore serio solo per questioni di affinità appare un autogol e una contraddizione. “Il calcio di oggi non ha più soldi ma preferisce l’avventuriero che arriva chissà da dove ad un presidente facoltoso” ha detto di recente il noto legale Gianmichele Gentile, lanciando un messaggio alla Federazione. Tanto per rendere l’idea Mezzaroma, a Salerno, ha investito per 10 anni passando da Budoni a San Siro a suon di milioni di euro, oggi invece si ritrova al di fuori del mondo del calcio e con l’obbligo di deprezzare un bene di sua proprietà. Contraddizioni tutte italiane.

Quanto al mercato, tra pochi giorni una sessione senza sussulti chiuderà i battenti e qualche svincolato di lusso potrebbe trovare sistemazione. Si sta parlando con insistenza di Gigliotti in direzione Bari, proprio mentre il centrocampista Daiele Sciaudone viene presentato dalla Reggiana e Terzi sposa il progetto di un Siena ripescato, ma che sta facendo un buon mercato. Batte colpi anche il Picerno che, dopo una breve trattativa, si è rinforzato con De Marco. Un calciatore intelligente tatticamente e che ha un palmares di tutto rispetto pur essendo ancora molto giovane. Piovaccari, invece, si aggiunge ad una rosa di “top esperti”: la Paganese ha formato una squadra potenzialmente da primi cinque posti a patto che i vari Zito, Castaldo, Vitiiello, Murolo e Schiavi riusciranno a mantenere una buona condizione fisica per tutto l’arco della stagione e che l’allenatore sappia gestire al meglio uno spogliatoio dalle spiccate personalità. Un pensiero alla Casertana, costretta a ripartire dalla serie D a causa delle note vicende societarie. Si registra il ritorno del ds Guglielmo Accardi che,dopo la salvezza ottenuta in extremis a Pagani, si rituffa nel dilettantismo con entusiasmo e motivazioni incredibili. E’ questo un elemento a favore dei falchetti, stiamo parlando di una città che merita il ritorno nel professionismo e che presumibilmente allestirà una corazzata pur sapendo che c’è poco tempo rispetto alla concorrenza per accaparrarsi i giovani migliori e gente d’esperienza a costi accettabili. In città si respira un clima di cauto ottimismo dopo mesi a discutere di argomenti giuridici, siamo certi che lo stadio amico saprà essere fedele alleato. Ma in tutta Italia vogliamo rivedere curve gremite, famiglie in festa e lacrime di gioia dopo un gol.

Il presidente Ghirelli e tutti gli addetti ai lavori invocano aperture al 100% con Green Pass, ad ora però resta il rischio di richiudere con un semplice passaggio in zona gialla. E, con queste restrizioni potenziali, diventa impossibile per una società fare iniziative o lanciare la campagna abbonamenti. Perdite milionarie e un danno psicologico per i calciatori: a che serve vaccinarsi in massa se poi si chiuderà lo stesso? Auspichiamo dialogo e buonsenso, senza tifo non è sport. Chiudiamo con il Chievoverona, in particolare con Pellissier. Capitano dal cuore d’oro che non aveva accettato la scomparsa di una società che, con tutti i suoi errori, ha comunque scritto pagine di storia indelebili. Non si sa ancora se ripartirà dalla terza categoria o un po’ più in alto, ma il suo gesto denota un attaccamento ai colori sociali che va ben oltre l’aspetto economico. E, in un’Italia che perde Lukaku, Ronaldo e Donnarumma per questioni di stipendio, è una favola che meriterà un lieto fine e applausi a prescindere.