Pordenone, epilogo triste e incomprensibile. I presunti errori di Bonacina non offuschino la prova splendida del Lecco

Editoriale di oggi che si apre, ovviamente, con un focus sulla finale d'andata dei playoff. Anzitutto complimenti al Lecco. Ridurre l'impresa della formazione di Foschi con gli episodi arbitrali significherebbe non riconoscere la prova di grandissima autorevolezza da parte di una squadra da tanti additata come vittima sacrificale, ma capace di dimostrare il proprio valore anche negli spareggi. A prescindere da come andrà a finire bisogna solo togliersi il capello a cospetto di una formazione organizzata, ben messa in campo, propositiva e capace di giocarsela alla pari in uno stadio bollente come lo Zaccheria di Foggia. Chiunque avrebbe potuto subire un crollo psicologico dopo aver subito una rete rocambolesca in avvio e davanti a 12mila spettatori impazziti di gioia, invece gli ospiti si sono rimboccati le maniche, hanno pareggiato con merito e l'hanno addirittura ribaltata nel finale grazie a un capolavoro su punizione di Lepore. Delio Rossi rifletta su un secondo tempo decisamente non all'altezza, basato sui lanci lunghi e senza alcuna conclusione pericolosa nello specchio della porta. E' ovvio che i giochi non siano ancora fatti, la storia di questi playoff insegna che tutto può cambiare in 90 minuti e il Foggia ha le carte in regola per ribaltare l'1-2 dell'andata contro un Lecco che ha voglia di raggiungere FeralpiSalo e SudTirol e formare un terzetto del tutto inedito per la cadetteria. Per qualcuno sarebbe una B meno competitiva e con scarso appeal, in realtà avremmo la conferma che il blasone non basta e che il merito sportivo prevale sempre sulla storia, sul numero di spettatori e sui soldi investiti dalle proprietà. Non possiamo, però, non fare un focus sull'arbitraggio di Kevin Bonacina della sezione di Bergamo, ad un passo dal salto di categoria e autore di una prova comunque di personalità e carattere in un contesto caldissimo e che poteva far tremare le gambe. Non a lui, che ha annullato un gol ai padroni di casa negando poco dopo un calcio di rigore. Nel secondo caso la decisione sembra corretta, nel primo forse l'ausilio delle immagini poteva far quantomeno riflettere di più. Di certo c'è che designare un fischietto lombardo per una gara del Lecco ha dato spazio alle polemiche e ai cattivi pensieri.
Noi riteniamo fortemente che invece ci sia totale buona fede e che gli errori possano capitare in un contesto complessivamente mediocre. Il designatore Maurizio Ciampi ce la sta mettendo tutta, ma il materiale a disposizione è questo e c'è poco da fare. Quanto al mercato, situazione di stallo generale. La crisi economica c'è e guai ad aspettarsi grandi colpi. L'Avellino, che riparte da Perinetti, dovrà necessariamente allestire una rosa all'altezza, ci attendiamo investimenti concreti anche da parte di Padova, Crotone, Entella, Cesena e Pescara, laddove Zeman ha firmato il rinnovo pur consapevole che perderà Rafia e qualche altro giovane top, sacrificato sull'altare della legittima plusvalenza e dell'ambizione dei diretti interessati di confrontarsi con categorie superiori. Chiudiamo col Pordenone. Al netto delle rassicurazioni pregresse, utili forse a spingere la squadra a concentrarsi solo sui playoff, ecco che arriva l'estromissione da tutti i campionati. Una squadra che, pochissimo tempo fa, si giocava la semifinale per andare in A vincendo addirittura la prima gara a Frosinone e che oggi si ritrova tra i dilettanti. Inspiegabile, grave, triste. La solita estate rovente contraddistinta da X, Y, ripescaggi, polemiche e ricorsi. Ecco, sotto questo aspetto invece il merito sportivo prevale davvero poco.
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