Serafino o Jung o entrambi. Il tempo passa e la situazione non migliora. Servono subito i soldi o scriveremo l'ennesimo de profundis

Sono ore pesanti in casa Sambenedettese dopo lo stato d’agitazione, preludio allo sciopero vero e proprio, annunciato dai giocatori e il deferimento del club, preludio alla penalizzazione, da parte del Tribunale Federale Nazionale. Servono i soldi, pochi o tanti che siano, e servono subito perché non c’è più tempo per evitare che il club marchigiano fallisca e sia costretto a ripartire, ancora una volta, dalle serie minori. Sarà una settimana di fuoco in casa rossoblù con da un parte Domenico Serafino che continua a promettere di saldare le pendenze (ovvero gli stipendi da novembre a oggi), ma non ha ancora spiegato come né mostrato di avere la disponibilità finanziaria per farlo. Tanto che l’uomo d’affari italo-argentino è alla caccia di un finanziamento attraverso un intermediario italiano, che avrebbe dato una valutazione d’intenti positiva, per ottenere i soldi necessari a evitare il fallimento. Difficile però capire i tempi e sopratutto se le garanzie presentate per ottenere questo prestito siano sufficienti o meno.
L’alternativa potrebbe essere una riapertura della trattativa con Kim Dae Jung che dalla Florida segue l’evolversi della situazione e in questi giorni avrebbe incontrato di soci Fernando e Kishor Rico per decidere cosa fare e se rilanciare nella trattativa con Serafino, trattativa non del tutto chiusa nonostante i comunicati dei giorni scorsi, per prendersi la Samb, estromettendo l’italo-argentino, e salvarla da una fine che appare molto probabile.
Entrambe le soluzioni appaiono di difficile realizzazione soprattutto con i tempi stretti che la situazione attuale richiede. I giocatori hanno atteso a lungo, hanno provato a fidarsi della proprietà, ma ora non sono più disposti ad attendere all’infinito dei pagamenti che forse non si concretizzeranno mai. Le parole stanno a zero, servono solo i fatti per scongiurare il fallimento, ma più passano le ore e più la speranza si fa flebile nonostante tutti si augurino che, in qualche modo, fra una settimana non si debba scrivere l’ennesimo de profundis di un club.
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