Serie C tra riforme e difficoltà: perché servono presidenti più preparati

Consapevole dei propri pregi e dei propri difetti, la Serie C nel corso degli ultimi anni ha cercato di lavorare per crearsi una nuova dimensione, valorizzando i punti forti e impegnandosi per ridurre le criticità.
Non è un caso, infatti, che la visibilità dell'intera serie sia migliorata grazie alla partnership con Sky Sport (ma aggiungo: grazie anche al lavoro di TuttoC.com e TuttoMercatoWeb.com...), che la valorizzazione dei giovani sia in ascesa (vedi 'Riforma Zola') e che sia stato possibile l'avvento della tecnologia a supporto dei direttori di gara. Giusto per citare alcune note liete.
Le difficoltà, però, come i casi legati a Rimini e Triestina evidenziano, non mancano. A questo si lega, poi, una sensazione sempre più chiara e netta: in un mondo nel quale i calciatori vengono preparati professionalmente nell'arco di anni e anni, gli allenatori seguono corsi di formazione costanti, alla pari delle varie figure dirigenziali, quello che manca è uno strumento che formi gli imprenditori che si affacciano al mondo del calcio a ricoprire il ruolo di presidente.
Perché gestire un club non vuol dire solo investire economicamente, ma anche conoscere una materia che niente ha a che vedere con la normale imprenditoria, che nella comunicazione ha dinamiche particolari e una base di appassionati (che qualcuno chiama clienti) a cui dover rendere conto.
Forse questo potrà sembrare un aspetto di poco conto, ma probabilmente non lo è per nulla.
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