Castel Rigone, ds Quarta a TLP: "Retrocessione? No problem, conta lo stile. Anche se qualcuno ha confuso fair-play con agonismo. Paperoni? Ecco i nostri contratti..."

Comunque vada, il prossimo anno la Lega Pro perderà una grande protagonista. Al di là dei risultati, il Castel Rigone è stata una delle novità più piacevoli dell'ultima stagione. Una società sui generis sia in campo che fuori, guidata da un patron illuminato, Brunello Cucinelli. La retrocessione degli umbri, per questo, sarà una grossa perdita per tutto il professionismo italiano. TuttoLegaPro.com ha voluto intervistare in esclusiva il direttore sportivo dei biancoblù, il giovane Luca Quarta.
Stagione in chiaroscuro la vostra: è arrivata la retrocessione ma siete stati, al contempo, e senza possibilità di smentita, l'esempio più bello di questa Lega Pro...
"Siamo contentissimi di quello che abbiamo fatto, il risultato non è stato mai un problema per questa società. In sedici anni abbiam collezionato 15 stagioni di successo e una meno positiva a livello numerico. L'obiettivo dal 1998, quando è stato creato il team, era di far calcio in un certo modo. Ci siamo fatti apprezzare per questo, abbiam vinto la Coppa Disciplina del nostro girone, il presidente Brunello Cucinelli si è visto consegnare anche il "Premio Gentleman". Siamo soddisfatti, il bicchiere è quasi tutto pieno".
A lungo nelle prime posizioni durante il girone d'andata, avete subito un crollo verticale in quello di ritorno. Le cause?
"Tra rigori sbagliati e infortuni di troppo abbiam perso diverse partite nei momenti cruciali della stagione. Se avessimo avuto un pizzico di fortuna in più a quest'ora, forse, staremmo parlando di salvezza o di finale play-out. Ma non sempre tutto può venire nel modo perfetto. Non siamo contenti di essere retrocessi, non lo si è mai. E' pur vero che con questo risultato non avremo problemi di stadio: giocare il prossimo anno a Gubbio o Perugia non avrebbe rispecchiato quello che è lo spirito di questa società. Solidissima finanziariamente e sul piano organizzativo, ma piccola per scelta.
Ci siamo resi conto di quanto è diverso il calcio rispetto ai Dilettanti. Magari facendo la Lega Pro unica ci saremmo avvicinati a livello calcistico alle sensazioni e alle emozioni di certe categorie. Alla fine non è stato possibile e questo dispiace. E' pur vero che, per una società piccola come la nostra, rimanere nei Pro avrebbe comportato un dispendio di energie impressionante".
A proposito di solidità finanziaria, qualche collega ha parlato di un Castel Rigone come club con gli stipendi più alti della categoria...
"I nostri contratti sono tutti uguali, senza premi extra né diritti d'immagine o altro. Un paio di calciatori hanno guadagnato 46mila euro netti, nessuno di più, tutti gli altri di meno: possiamo scriverlo tranquillamente. Credo tranquillamente che altrove si sia speso molto di più. Qualcuno, nella corsa allo scoop, avrà pensato che un presidente miliardario spendesse una marea di soldi e ci ha etichettato come "Paperoni". Non è così, da noi è tutto proporzionato. Le spese importanti sono state fatte per il campo e per il benessere di ogni dipendente, custode incluso. Far stare bene i propri lavoratori è sempre stato alla base del presidente.
Purtroppo alcuni calciatori non hanno capito che mettere in campo educazione e fair-play non significava lasciare negli spogliatoi la cattiveria agonistica. Mi auguro che possano trovare squadra e che abbiano portato con sé da Castel Rigone un pensiero positivo che possa servirgli per il futuro".
Intanto avete disputato, seppur in Coppa, il derby con il Perugia...
"E' stato bello perché noi siamo i primi tifosi del Grifo: è il nostro capoluogo di provincia, siamo molto soddisfatti per la loro promozione in Serie B. Non c'è mai stata rivalità tra di noi, anzi: avranno sempre una squadra più piccola che farà il tifo per loro".
Novità per il prossimo anno? Chiederete il ripescaggio?
"Sul campo abbiamo acquisito la Serie D, il presidente i primi di giugno esporrà il progetto. Noi, come al solito, col massimo impegno faremo quello che deciderà lui.
Io avevo smesso di giocare a calcio a 28 anni e avevo iniziato a fare l'ottico. Mi chiamò il presidente Cucinelli che allora aveva iscritto la squadra in terza categoria. Io sposai il suo progetto, senza pensare all'importanza del campionato, perché pienamente in sintonia con lui perché mi piace come lavora. Non conta la serie in cui si gioca, non è la mia soddisfazione principale".
Rimane un po' il rimpianto per non essere capitati nel girone settentrionale?
"Dove sei ti devi adeguare. Essendo l'Umbria in mezzo al Paese le possibilità erano 50 e 50. Magari al Nord sarebbe stato più facile ma non avremmo visto campi del Sud che hanno fatto la storia. E' stata una grossa emozione giocare in stadi che hanno fatto la Serie A".
Siete diventati famosi per la celebre pulizia degli spogliatoi che, addirittura, qualche squadra ha replicato nei vostri confronti. Un bel segnale?
"La pulizia l'abbiam vista fare una volta nei nostri confronti da una squadra della zona e abbiam deciso di riproporla: è entrata a far parte del nostro stile, insieme alla mancanza di proteste verso l'arbitro, alla stretta di mano a fine gara con gli avversari e all'accoglienza data a tutti. Speriamo che questo esempio venga replicato da più club possibili, perché noi diciamo sempre che come ti comporti vieni trattato. Su tutti i campi del Sud, tranne qualche rara eccezione, siamo stati accolti benissimo e lo stesso è accaduto a tutte le squadre che sono venute a Castel Rigone.
Ad esempio abbiam fatto il record stagionale di presenze con il Messina, erano tantissimi i loro tifosi presenti. Sono stati molto educati: hanno visto che si trovavano in uno stadio molto tranquillo e si sono comportati di conseguenza. E' stata una grossa soddisfazione: abbiamo trattato con i guanti tifoserie calde avendone in cambio rispetto e nessun incidente".
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