ESCLUSIVA TLP - Lei non sa chi sono io: Matteo Prandelli (Olimpia Colligiana)

ESCLUSIVA TLP -  Lei non sa chi sono io: Matteo Prandelli (Olimpia Colligiana)TMW/TuttoC.com
© foto di Prospero Scolpini/TuttoLegaPro.com
giovedì 18 dicembre 2014, 10:20Interviste TC
di Daniele MOSCONI
La rubrica del giovedì mattina dedicata ad un protagonista del campionato di serie D

La carriera di Matteo Prandelli è stata costellata da infortuni di vario genere che ne hanno impedito il volo verso lidi più ambiziosi. Eppure le qualità il ragazzo per sfondare le ha, il problema sono le sue articolazioni, sempre pronte a farlo penare. Anche quest'anno con l'Olimpia Colligiana (Girone E) dopo un inizio di stagione esaltante con nove reti in dieci partite, è arrivato il classico infortunio che l'ha messo ai box per circa un mesetto: scalpita Matteo, ha voglia di giocare.

Intanto prima di tornare a correre lo abbiamo intervistato in esclusiva per la rubrica del giovedì mattina di TuttoLegaPro.com dedicata alla serie D: "Lei non sa chi sono io".

Matteo, sgombriamo il campo da ogni dubbio: solo un caso di omonimia tra te e il Prandelli più famoso?

"E' un cognome molto utilizzato nel bresciano (Matteo è nato a Brescia, ndr), ma purtroppo ahimé non c'è nessun grado di parentela".

Quest'anno con la Colligiana sei partito bene: 9 gol in 10 partite, però...

"Eh nulla (sbuffa, ndr): soliti problemi fisici che mi perseguitano da tempo. Lo scorso anno idem con un'operazione alla schiena e al ginocchio. Ho avuto diverse difficoltà ad avere un rendimento continuo per via degli infortuni. Quest''anno ho trovato una società come l'Olimpia Colligiana che ha creduto in me fin dall'inizio, a partire dal presidente, il direttore sportivo e l'allenatore, mi hanno dato fiducia. Nell'ultimo mesetto mi sono fermato per uno stiramento e dovrei rientrare già da domenica".

Sei rimasto a Colle Val D'Elsa e hai avuto la possibilità di spostarti di qualche chilometro a Siena con la Robur.

"Devo essere sincero: ho avuto delle offerte importanti a livello economico da altri club, però ho deciso di comune accordo con il procuratore, di rimanere alla Colligiana. La fiducia che mi hanno dato va premiata e voglio contribuire a dare continuità ad un progetto importante".

Qualche contatto c'era stato con la Robur.

"Qualche chiamata c'era stata, ma direttamente non si è concretizzato nulla. Ne hanno parlato maggiormente i giornali".

Sei del 1988 e guardando la tua carriera ci fai ancora un pensiero ai Pro?

"E' normale che un giocatore punti sempre al massimo per se stesso. Adesso penso a far bene con la Colligiana e nel futuro si vedrà. Voglio darmi una dimensione diversa rispetto al passato dove ero la terza, quarta punta. La cosa più importante adesso è fare bene in D e ritagliarmi quello spazio necessario per riconquistarmi ciò che mi sono perso in questi ultimi anni".

Hai giocato anche all'estero: in Belgio con il Visé e in Albania con il Kukesi. Credi che faccia parte della globalizzazione tutto ciò?

"Credo che questa moda di giocare all'estero sia una cosa abbastanza comune. Alla fine, i giocatori italiani, anche se sono di categoria inferiore, sono sempre ben visti per cultura calcistica. Ho avuto la fortuna di andare in Belgio con la maggior parte dei compagni che erano italiani, a partire anche dall'allenatore. Quindi, tra virgolette, è stato facile l'inserimento. Credo che l'opzione estero, soprattutto alla luce dei fallimenti dei vari club in Lega Pro e D, sia più che mai attuale e i giocatori che non trovano spazio in società italiane debbano guardare anche oltre confine".

In Albania invece hai giocato poco.

"Mi era stato prospettato un progetto interessante, con la serie A e in semifinale di Coppa di Albania. Arrivato lì i problemi sono stati tanti a partire dalla lingua: se è vero che parlano anche l'italiano, c'è la difficoltà di essere l'unico italiano in una squadra composta tutta da albanesi. Noi italiani non siamo visti molto bene in Albania. Non è stato molto semplice. Dopo la semifinale di Coppa ho avuto un infortunio e di seguito c'è stata una discussione con la società che non voleva più pagarmi. Alla fine ho deciso di tornare in Italia e curarmi a spese mie".

Torniamo a parlare dell'attualità: che idea ti sei fatto di questo girone E dove siete collocati come Olimpia Colligiana?

"Difficile decifrare questo girone: ogni domenica ci sono delle sorprese e può capitare che l'ultima può battere una delle favorite. A parte il Siena che per blasone e qualità della rosa giocherà alla lunga un campionato a sé, per il resto tutte possono giocarsela con tutte. Basta vedere il Bastia che ha battuto la Voluntas Spoleto".

Sta arrivando Natale: cosa ti aspetti sotto l'albero?

"Innanzitutto di guarire alla svelta: stare fuori un mese è dura, mi sento come un cane in gabbia".

Per il 2015?

"Viverlo come il 2014: da gennaio fino a giugno mi è andata molto bene".

Fuori dal campo Matteo Prandelli chi è?

"Sono una persona tranquillissima, senza vizi. Mi piace stare con i miei compagni: stare in casa, giocare a carte o alla playstation".

Sei fidanzato?

"Si".

Quanto conta la stabilità affettiva per un giocatore?

"Conta molto e le prestazioni sul campo si notano. Riesci a dare sicuramente di più perchè hai quella tranquillità interiore che ti aiuta parecchio".

Ultimo film visto?

"Sono un amante dei film d'azione. Quello che ho visto maggiormente che mi fa divertire è Mercenari".

Calciatore preferito?

"Filippo Inzaghi. Da milanista vederlo sulla panchina rossonera è il massimo. Da piccolo guardavo i suoi dvd e mi innamoravo sempre più del suo modo di giocare".

Il momento del Milan per rinascere è arrivato?

"E' presto. Ci vuole ancora qualche anno. Specie in Europa".

Che rapporto hai con il vizio?

"Non sono uno che ne ha molti. Mi concedo da un paio di anni un toscanello. Forse un altro può essere quello che mi fanno notare gli altri: sto troppo tempo al telefono".

Se la tua carriera da calciatore fosse un film, come la intitoleresti?

"Il bello deve ancora venire. Penso che dopo tanti anni di sofferenze debba arrivare anche il mio momento".

E' più facile rimanere in vetta o rialzarsi dopo una sconfitta?

"Sono due cose diverse. Rimanere in vetta: devi avere una stabilità mentale e non mollare mai un centimetro, devi essere un vincente. Devi essere sempre sul pezzo. Invece credo che rimontare sia ancora più bello: quando sfiori il baratro dopo una sconfitta, devi darti quella botta dentro e dire a te stesso che sei ancora in vita". 

Quale la differenza nella cultura sportiva tra l'Italia e l'estero?

"Si, ed è enorme. Qui in Italia tutto è esasperato e trovi dei contesti dove i tifosi ti entrano nello spogliatoio, mentre all'estero lo sport è vissuto come passione e competizione ma senza andare oltre le righe. Puoi vivere anche se hai perso e magari trovi anche quelli che ti applaudono. Qui in Italia si è portato al limite anche i settori giovanili. Penso che sia giunto il momento di cambiare anche da noi. Si può e si deve cambiare".

Prossima intervista per "Lei non sa chi sono io": giovedì 8 gennaio 2015.  Buon anno a tutti.